Addio a bollettini postali e raccomandate?

Allora, signori, preparatevi perché quella che state per sentire potrebbe essere la notizia più sconvolgente dopo l’invenzione delle scarpe coi tacchi a spillo per cani. Poste Italiane ha deciso che, forse, è arrivato il momento di dirci addio ai bollettini e alle raccomandate. Sì, avete capito bene, niente più code chilometriche, niente più stress per la raccomandata che rischia di andare perduta nel misterioso universo postale. Chi non ha mai provato quel misto di ansia e speranza quando vede il numero sul display cambiare e il suo turno avvicinarsi? Ma tranquilli, dal 2026 potrebbe essere tutto finito.

poste italiane addio bollettini e raccomandateUn colpo di spugna e… puff! Addio bollettini, addio raccomandate. Chi ce lo dice? Matteo Del Fante, l’amministratore delegato di Poste Italiane, che in pratica ci ha lanciato questa bomba: “Sapete una cosa? Gestire questi servizi non ci conviene più, fatevene una ragione”. Così, di punto in bianco, noi cittadini ci ritroveremo a dover gestire da soli quelle belle seccature che da decenni ci accompagnano come fossero una tradizione. E a pensarci bene, questa non è solo una questione economica. È un attacco al nostro modo di vivere, a quel delicato equilibrio che ci permette di procrastinare tutto fino all’ultimo secondo utile. È come se ci stessero dicendo: “Guarda che la tua fila alla posta non serve più a niente”. E qui, il colpo di scena: forse non serve davvero più!

Ma analizziamo bene questa rivoluzione epocale, con un po’ di ironia e, perché no, una sana dose di polemica. Perché sì, va bene il futuro digitale, ma non stiamo forse esagerando?

La fine del servizio Universale: e quindi?

Attualmente, Poste Italiane è ancora la nostra cara vecchia amica che ci aiuta a pagare bollettini e spedire raccomandate, grazie a un contratto con lo Stato. Ma ecco il guaio: nel 2026, questo contratto scade e Del Fante ha già detto chiaro e tondo che non ha nessuna intenzione di rinnovarlo. Perché? Beh, perché a Poste, i bollettini e le raccomandate rendono come la sabbia nel deserto: nulla! Soltanto il 5% delle operazioni che si fanno oggi nelle filiali riguarda il servizio postale. Cinque per cento! Praticamente, abbiamo trasformato Poste Italiane in una banca senza nemmeno accorgercene.

E, naturalmente, la banca rende, mentre la posta… be’, lasciamo perdere. Del Fante ha detto che a Poste non conviene più essere fornitore del servizio universale, Capito? Non conviene e chi se ne frega del fatto che milioni di italiani, in particolare anziani o persone poco avvezze alla tecnologia, utilizzano ancora questi servizi? Non conviene, punto. È come se ti dicessero: “Il tuo vecchio frullatore fa schifo, ma costa troppo sostituirlo, quindi arrangiati”. Solo che qui non parliamo di frullatori, parliamo di servizi essenziali.

Quei servizi che per anni ci hanno permesso di inviare documenti importanti senza doverci affidare a qualche colomba viaggiatrice. Del Fante ha reso tutto molto chiaro: la rinuncia al servizio universale è un rischio concreto e reale. Tradotto: mettetevi l’anima in pace, perché il rischio è che dal 2026 vi toccherà trovare un’altra strada per fare quelle belle raccomandate che, diciamolo, tanto odiate ma non potete fare a meno di inviare.

Solo il 5%: e quindi? Vale meno di niente?

Del Fante ha sottolineato che solo il 5% delle operazioni di Poste riguarda la corrispondenza. E qui viene la parte bella: questo calo è stato costante negli ultimi anni. Praticamente, abbiamo lasciato morire le Poste come servizio universale senza nemmeno accorgercene. Ma, attenzione! Anche se la corrispondenza è in caduta libera, i costi operativi restano alle stelle. Nonostante Poste abbia cercato di riorganizzarsi, il bilancio di questo vecchio servizio è semplicemente disastroso. Risultato? Poste cambia strategia.

Però, non pensate che l’azienda sia in crisi. Tutt’altro! Il 2023 si è chiuso con ricavi per 12 miliardi di euro. E l’utile netto? 1,9 miliardi di euro, con un incremento del 19%. Praticamente Poste sta facendo soldi come un rapper che vende dischi di platino. Eppure, guarda un po’, non riescono a trovare il modo di far funzionare un servizio che usano milioni di persone.

Vogliamo parlare dell’ironia? Siamo arrivati al punto in cui un’azienda che fa soldi a palate non riesce a garantire un servizio che, per quanto antiquato, fa ancora parte della vita quotidiana di tantissimi cittadini. Ma no, troppo complicato, troppo costoso. Meglio focalizzarsi su altro. E questo “altro” non riguarda certo i vostri bollettini.

Il futuro di Poste: siamo pronti al salto dDigitale?

Allora, che ci aspetta? Poste Italiane si sta lanciando a capofitto nel digitale. Pagamenti online, servizi finanziari, assicurazioni… in pratica tutto tranne la posta. Perché, diciamolo chiaramente, fare la posta oggi è un po’ come vendere i VHS nel 2024: totalmente fuori moda e antieconomico. Ma c’è un piccolo problema: non tutti, specialmente gli anziani o chi non ha confidenza con la tecnologia, sono pronti a fare questo salto.

E qui nasce la grande polemica: chi ci pensa ai più deboli? È facile dire “digitalizziamo tutto”, ma il rischio è che ci dimentichiamo di chi ancora ha bisogno di quei servizi. E sapete cosa? Poste Italiane non si sta nemmeno impegnando a trovare una soluzione a questo problema. La palla passa allo Stato, che dovrà decidere cosa fare per garantire quei servizi essenziali che Poste non vuole più fornire. Scaricare il barile, proprio come si fa nei migliori uffici pubblici.

Il futuro, quindi, sarà un mondo in cui la fila alla posta sarà solo un lontano ricordo. Forse non avremo più l’ansia di spedire una raccomandata e aspettare col fiato sospeso che arrivi a destinazione, ma allo stesso tempo perderemo anche un pezzo di quella routine che, per quanto fastidiosa, faceva parte della vita di tutti. Un futuro più veloce, più efficiente, ma forse un po’ meno umano.

 

E ora, che si fa?

Insomma, siamo alla vigilia di una rivoluzione epocale. Poste Italiane si sta reinventando, e lo fa lasciandoci con un bel “arrangiatevi”. Dal 2026, niente più bollettini e raccomandate. Il mondo va avanti, e noi dobbiamo correre per stargli dietro.

Ma non dimentichiamoci di chi, questa corsa, non riesce a farla. Speriamo solo che, tra un pagamento digitale e l’altro, qualcuno si ricordi che la modernità non deve abbandonare chi è rimasto indietro. Ah, e se vi mancheranno le vecchie code alla posta, non preoccupatevi: siamo sicuri che ci saranno nuovi modi creativi per farsi venire il nervoso anche nel mondo digitale!

   

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