Come abbassare l’ISEE – Metodi legali per ridurre il risultato della DSU

Scritto da Omar Cecchelani in Famiglia

ISEE è l’acronimo di Indicatore della Situazione Economica Equivalente, vale a dire un’attestazione che certifica il patrimonio e il reddito del nucleo familiare. Il valore calcolato ha una rilevanza fondamentale per poter usufruire della maggior parte delle agevolazioni fiscali e trattamenti assistenziali come, ad esempio, bonus destinati alla famiglia, reddito di cittadinanza ed eventuali deduzioni o detrazioni particolari per i carichi familiari.

Pertanto l’ISEE rappresenta il requisito principale affinché un contribuente possa richiedere una prestazione sociale agevolata ed è utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per individuare con una certa precisione il patrimonio e il reddito generato da nucleo familiare.

Per richiedere la certificazione ISEE è necessario compilare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU). A partire dal 1° gennaio l’attestazione ISEE risulta valida dal giorno nel quale viene presentata fino al 31 dicembre. La scadenza ISEE è fissata, sempre, al 31 dicembre a prescindere dalla data del rilascio.

Per determinare l’indicatore sono presi come riferimento i redditi relativi a due anni prima rispetto a quello in cui viene presentata la richiesta e il patrimonio relativo all’anno precedente. Per il 2021, a seguito delle modifiche apportate dal Decreto Crescita, vengono considerati i redditi percepiti e il patrimonio dei due anni precedenti, quindi servirebbe la documentazione relativa al 2019.

Solitamente l’ISEE rappresenta una fotografia veritiera della situazione patrimoniale e reddituale del nucleo familiare, ma a volte potrebbe anche non rispecchiare fedelmente la reale condizione economica. In tal senso, un classico esempio è la presenza di una o più proprietà immobiliari inutilizzate che contribuiscono ad alzare il valore dell’indicatore della situazione economica equivalente senza generare per la famiglia un vero e proprio reddito. Scopo di quest’articolo è capire se esiste la possibilità di abbassare legalmente il valore dell’ISEE in corso di validità, così che questo possa esprimere la reale ricchezza della famiglia e si possano ottenere più agevolazioni che generalmente sono inversamente proporzionali al valore finale dell’ISEE stesso.

Indice:

 

Cos’è l’ISEE

L’indicatore della situazione economica equivalente lo possiamo considerare una vera e propria autocertificazione con cui il contribuente attesta il reddito e patrimonio della propria famiglia.

Ogni qual volta si voglia beneficiare una prestazione sociale agevolata, oppure di un servizio di pubblica utilità, il primo requisito richiesto è il non superamento di un determinato valore dell’ISEE. Tutte le agevolazioni riguardanti la famiglia, che con le nuove disposizioni sono state accorpate nell’assegno unico universale per i figli, richiedono, ad esempio, la presentazione dell’ISEE per dimostrare di possedere un reddito inferiore alla soglia massima consentita.

Allo stesso modo, anche per beneficiare di servizi pubblica utilità come gli abbonamenti per il trasporto su treni, tram e bus con prezzi di favore, quote d’iscrizione agevolate a scuole superiori e università, nonché mense scolastiche con tariffe ridotte, è indispensabile ottenere e presentare un ISEE sotto una determinata soglia stabilità per ognuna delle agevolazioni richieste.

In generale, possiamo dire che si tratta di un metodo piuttosto democratico, che dovrebbe favorire le famiglie meno abbienti per concedere loro delle agevolazioni e bonus che destinati alle fasce deboli. Infatti, anche l’importo dei benefici è solitamente proporzionale all’ammontare del valore ISEE dichiarato, considerando quindi il reale stato di ricchezza del nucleo familiare.

 

Come richiedere l’ISEE

Abbiamo già anticipato che per ottenere l’ISEE è necessario presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica. La richiesta dell’attestazione può essere effettuata da qualunque membro del nucleo familiare. A tale scopo, basta rivolgersi ad un commercialista abilitato, oppure recarsi in un Centro di Assistenza Fiscale (CAF) e compilare la DSU. Tale documentazione raccoglie dati anagrafici, economici e patrimoniali relativi al richiedente e ad ogni componente che appartiene al nucleo familiare al momento della presentazione della dichiarazione.

In base alle informazioni inserite dal soggetto verrà effettuato il calcolo dell’ISEE. La DSU costituisce un atto attraverso il quale il cittadino si assume la totale responsabilità di quanto dichiarato, subendo anche conseguenze penali qualora venisse accertata una falsa dichiarazione.

Le informazioni contenute sono in parte autodichiarate e riguardano i dati anagrafici e il patrimonio in possesso al 31 dicembre relativo al secondo anno precedente a quello di presentazione della DSU. Le informazioni inerenti il reddito ai fini IRPEF sono invece acquisite direttamente dall’Agenzia delle Entrate, mentre i dati relativi a trattamenti pensionistici e previdenziali, nonché indennità erogate dall’ente previdenziale che non rientrano nel reddito IRPEF, vengono rilasciate dall’INPS.

Per ottenere l’ISEE standard è sufficiente presentare la cosiddetta DSU mini contenente le informazioni essenziali relative ai dati anagrafici del nucleo familiare e alla situazione economica. In alcuni casi può essere necessaria la DSU integrale che richiede dati aggiuntivi.

Nel caso in cui fosse imminente la scadenza dei termini per accedere a una determinata agevolazione, il richiedente può inoltrare la domanda solo allegando la ricevuta di presentazione della DSU. Sarà compito dell’ente erogatore acquisire, in un secondo tempo, l’attestazione ISEE attraverso il sistema informatico, oppure presentando la richiesta direttamente al dichiarante.

Ricordiamo che esiste anche la possibilità di non ricorrere ad un intermediario abilitato. Infatti l’INPS mette a disposizione un servizio online dedicato per compilare, in completa autonomia, la documentazione richiesta e ottenere l’ISEE.

 

È possibile abbassare il valore dell’ISEE?

La risposta al quesito è in linea di massima affermativa. L’indicatore della situazione economica equivalente rappresenta un’attestazione che ha come obiettivo quello di certificare il patrimonio e il reddito del nucleo familiare relativo a due anni prima. Non è detto che l’ISEE in possesso del dichiarante risulti ancora fedele alla reale situazione economia a seguito di rilevanti variazioni patrimoniali o reddituali: in queste situazioni è consentito abbatterlo.

A tale scopo, è necessario presentare l’ISEE corrente che andrà ad aggiornare i dati economici del nucleo familiare prendendo come riferimento un periodo di tempo molto più ravvicinato. E’ opportuno sapere che l’ISEE corrente ha una validità di soli 6 mesi a partire dalla data di presentazione della DSU. L’aggiornamento potrebbe anche avvenire entro due mesi in presenza di modifiche della condizione occupazionale, oppure nella fruizione dei trattamenti.

Un’ulteriore possibilità concessa dalla legge è quella di abbassare il valore ISEE qualora risultasse modificata la composizione del nucleo familiare rispetto a quanto dichiarato nella DSU. In realtà, è un’eventualità che si manifesta esclusivamente quando il nucleo familiare non coincide con la famiglia anagrafica, pertanto avviene solo in presenza di un cambio di residenza.

L’ultima possibilità legale per ridurre l’ISEE riguarda l’intervento sulle proprietà mobiliari e immobiliari. E’ sufficiente essere in possesso di un immobile che, sebbene inutilizzato, viene considerato come una fonte di reddito e quindi con l’obbligo di dichiararlo nella DSU: ipotesi questa che alza il valore dell’ISEE, togliendo spesso tutta una serie di opportunità al contribuente per il superamento dei limiti ISEE di ogni singola agevolazione.

Per ovviare a questo problema, una valida soluzione può essere quella di concedere la proprietà immobiliare in usufrutto, così che la stessa non concorra più alla formazione del patrimonio del nucleo famigliare, e consentendo quindi al contribuente di abbassare l’indicatore della situazione economica equivalente. Infatti, la nuda proprietà sarà dichiarata solo dall’usufruttuario nella sua eventuale attestazione ISEE, essendo l’unico titolare di un diritto reale di godimento sulla proprietà stessa. Tuttavia è bene non dimenticare che se l’usufruttuario appartiene allo stesso nucleo familiare, l’ISEE non varierà.

Un altro caso tipico  è quello dei conti correnti cointestati con i genitori non facenti però parte del nucleo familiare: è frequente la situazione in cui la mamma anziana ha il conto corrente al 50% con la figlia per motivi di controllo e sicurezza e, ovviamente, anche per evitare che dopo la sua morte tutto resti, in qualche modo bloccato nei fitti rami della burocrazia legata alle successioni.

Il conto cointestato con un genitore è spesso una soluzione molto utilizzata che però, specie nel caso in cui le giacenze medie risultassero elevate, potrebbe diventare un’arma a doppio taglio per quanto riguarda il valore dell’ISEE particolarmente sensibile alle variazioni sui beni mobili. Una soluzione per evitare questo problema potrebbe essere quella di non essere cointestatari del conto con il padre o la madre, ma soltanto avere, per quello specifico conto corrente, una delega ad operare rilasciata direttamente dall’intestatario.

In questo modo sarà possibile ottenere tutte le informazioni relative a saldi, movimenti e giacenze ed effettuare in totale autonomia tutte le operazioni bancarie di ordinaria amministrazione: RID, bonifici, prelevamenti, versamenti, emissione di assegni, ecc., andando a salvaguardare il valore dell’ISEE: il conto su cui si ha solamente una delega infatti non rientrerebbe tra le proprietà del contribuente.

   

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