Come calcolare la pensione di reversibilità
A seguito della morte del titolare di un trattamento pensionistico, parte dell’assegno mensile spetta ai superstiti, ovvero coniuge o consorte unito civilmente, nonché altri parenti aventi diritto. In questi casi, si parla di pensione di reversibilità che viene erogata, di solito, in automatico a partire dal primo giorno del mese successivo al decesso del dante causa.
Tuttavia, in particolari frangenti è richiesta la sussistenza di determinati requisiti da parte dei soggetti appena citati. Ad esempio, un figlio per percepire la pensione di reversibilità non deve aver compiuto la maggior età (salvo eccezioni), mentre per un genitore, fratello o sorella, il diritto decade qualora venga individuato un beneficiario precedente. Per quanto riguarda il coniuge, la condizione riguarda la presenza del vincolo matrimoniale. Il trattamento pensionistico è riconosciuto anche se il consorte risulta divorziato, a patto che quest’ultimo abbia diritto all’assegno divorzile.
Oltre a capire il funzionamento della pensione di reversibilità, in quest’articolo andremo a scoprire come viene calcolata la quota spettante. Il metodo prevede l’applicazione di una percentuale sull’importo della pensione percepita al momento della morte del titolare, variabile in base alla categoria del beneficiario:
- il coniuge senza figli riceve il 60% dell’assegno previdenziale del defunto;
- con la presenza di un figlio, entrambi i soggetti hanno diritto all’80%;
- il consorte con due o più figli, invece, percepisce il 100%.
La legge in materia prevede riduzioni della quota qualora il beneficiario abbia dichiarato un reddito aggiuntivo alla pensione di reversibilità e, al contempo, risulti superiore di almeno tre volte il trattamento minimo INPS. Per il 2021 la diminuzione dell’importo risulta nell’ordine del 25%, 40% o 50% e scatta nel momento in cui i redditi del beneficiario superano il limite di 20.107,62 euro.
Non sono invece previste riduzioni se nel nucleo familiare dell’avente diritto sono presenti figli minorenni, studenti o soggetti a carico con disabilità che ne impediscano il lavoro.
Indice:
Quando scatta la pensione di reversibilità?
La pensione di reversibilità è un trattamento previdenziale e non assistenziale, erogato al superstite in caso di morte del titolare dell’assegno mensile. In buona sostanza, il beneficiario eredita il diritto a ricevere l’importo (totale o parziale a seconda delle situazioni) maturato dal pensionato defunto.
Nella maggior parte dei casi, l’ente previdenziale provvede a erogare in automatico la pensione di reversibilità il mese successivo alla dipartita del dante causa. Come già anticipato, i possibili beneficiari possono essere:
- coniuge, anche se divorziato purché percepisca l’assegno divorzile;
- figli;
- genitori;
- fratelli e sorelle.
Ai superstiti spetta anche la cosiddetta pensione indiretta, ovvero quando un lavoratore muore prima di aver maturato il diritto al trattamento previdenziale. In tali frangenti, l’assegno viene riconosciuto qualora il defunto abbia accumulato almeno 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva. L’erogazione dell’importo avviene anche con soli 5 anni di anzianità, a patto che almeno 3 anni siano stati maturati nel quinquennio anteriore al momento del decesso.
Chi ha diritto alla pensione di reversibilità?
Il principale beneficiario della pensione di reversibilità e il coniuge del defunto o il soggetto unito civilmente. Il consorte ha diritto al trattamento previdenziale anche se divorziato, purché vengano rispettate le seguenti condizioni:
- sussista la titolarità dell’assegno divorzile;
- non abbia contratto un nuovo matrimonio.
In caso di pensione indiretta, il coniuge divorziato percepisce l’importo se il rapporto assicurativo del defunto è iniziato prima della data in cui il giudice ha pronunciato la sentenza di divorzio.
Il coniuge superstite perde il diritto alla pensione di reversibilità qualora sia convolato a nuove nozze. In tal caso, il trattamento previdenziale spetta a:
- figli se al momento della morte sono minorenni;
- figli maggiorenni o minorenni con disabilità che impediscono il lavoro e risultano a carico del genitore alla data del decesso;
- figli maggiorenni studenti a carico del genitore alla data della morte. I soggetti non devono svolgere alcuna attività lavorativa e, al contempo, frequentare una scuola o un corso di formazione professionale, nonché non aver superato il 21° anno di età;
- figli maggiorenni studenti a carico del genitore alla data della morte. I soggetti non devono svolgere attività lavorative, frequentare l’università e non aver superato il 26° anno di età;
Nel caso in cui il pensionato passato a miglior vita non risulti sposato e non ha lasciato eredi, la pensione di reversibilità può spettare ai genitori se entrambi hanno compiuto almeno 65 anni, risultano a carico del defunto al momento della sua morte, e non sono titolari di altri trattamenti previdenziali sia diretti che indiretti. In mancanza anche dei genitori, gli ultimi possibili beneficiari sono eventuali fratelli e sorelle purché non sposati, inabili al lavoro e fiscalmente a carico del soggetto defunto.
Come si calcola la pensione di reversibilità?
Il computo è alquanto semplice, infatti sarà sufficiente applicare una percentuale all’importo della pensione maturata al momento della morte del titolare. Al beneficiario, o ai beneficiari dell’assegno di reversibilità, può spettare l’intera somma, oppure solo una quota, ovvero:
- 100% al coniuge con almeno due o più figli a carico;
- 80% al coniuge con un solo figlio a carico;
- 60% al coniuge senza figli.
In mancanza del consorte, il diritto si trasferisce ai figli che riceveranno un importo pari al:
- 100% se sono in numero di tre o superiore;
- 80% in caso di due figli;
- 60% per il figlio unico.
Se la pensione di reversibilità spetta ai genitori del defunto, all’importo sono applicate le seguenti percentuali:
- 30% per entrambi i genitori;
- 15% solo un genitore.
L’ultimo caso prevede l’erogazione dell’assegno di reversibilità a fratelli e sorelle del defunto. La quota spettante è del:
- 100% in presenza di sette o più fratelli / sorelle;
- 90% per sei fratelli / sorelle;
- 75% per cinque fratelli / sorelle;
- 60% per quattro fratelli / sorelle;
- 45% per tre fratelli / sorelle;
- 30% per due fratelli / sorelle;
- 15% in caso di un solo fratello / sorella.
Come abbiamo ricordato ad inizio articolo, le suddette percentuali possono subire diminuzioni in base ai limiti reddituali fissati dalla normativa. In particolare, sono previste le seguenti soglie per il 2021:
- reddito dichiarato pari o inferiore a 20.107,62 euro, nessuna riduzione;
- reddito dichiarato superiore a 20.107,62 euro e fino a 26.810,16 euro, riduzione del 25%;
- reddito dichiarato superiore a 26.810,16 euro e fino a 33.512,70 euro, riduzione del 40%;
- redditto oltre 33.512,70 euro, riduzione del 50%.
I suddetti limiti reddituali non trovano applicazione qualora l’avente diritto alla pensione di reversibilità fosse il membro di una famiglia con figli minorenni, studenti, oppure inabili al lavoro, rispettando i requisiti stabiliti dall’istituito giuridico AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria).
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