Se desideri ridurre il carico fiscale della tua ditta individuale, hai due opzioni:
- il regime forfettario: prevede una tassazione agevolata al 15%, che può essere ridotta al 5% nei primi 5 anni se avvii una attività nuova. Tuttavia, con il regime forfettario, non puoi dedurre alcun costo e le spese sono stimate in modo approssimativo in base al tipo di attività che svolgi. Questa scelta è vantaggiosa solo se la tua attività ha pochi costi;
- il regime ordinario: con questa opzione dovrai fare di tutto per abbassare il reddito imponibile. Questa scelta comporta il pagamento dell’IRPEF che ha percentuali progressive, la cui più bassa, è già più elevata rispetto all’aliquota unica del forfettario. In questo caso però si potranno dedurre tutte le spese relative all’attività e abbassare il reddito imponibile, che rappresenta la base su cui verranno calcolate le tasse. Se l’attività comporta spese elevate, come acquisti continuativi di costosi macchinari, oppure materiali, potresti risparmiare sulle imposte. Se aderisci al regime ordinario dovrai anche versare l’IVA, fattore che dovrai considerare nella definizione dei prezzi dei tuoi prodotti o servizi.
Indice:
Quante tasse paga una ditta individuale
La decisione di avviare una ditta individuale può sembrare attraente se i profitti sono bassi e può rivelarsi una trappola finanziaria quando i guadagni diventano alti, ed è importante sapere quando è opportuno cambiare forma giuridica e passare a una SAS, SNC o meglio, a una Società a Responsabilità Limitata (Srl).
Cominciamo con le imposte che una ditta individuale deve affrontare. Ci sono due tipi di tasse:
- L’IRPEF
- i contributi INPS per la pensione.
È da notare che la ditta individuale non è soggetta all’IRAP poiché è stata eliminata per le ditte individuali a partire dal 2022. Al contrario, altre forme societarie come le Snc, le Sas, le Srl, le Spa e altre, sono tutte soggette all’IRAP. Quindi, in breve, le uniche imposte da pagare per una ditta individuale sono l’IRPEF e l’INPS.
Le tasse sono calcolate sui profitti dell’attività, cioè sul reddito lordo meno i costi.
Utile = Fatturato – Costi
Le imposte vengono quindi calcolate su questa cifra. Ma ora passiamo alle complicazioni. Cominciamo con le percentuali INPS. Su cosa si basa l’aliquota INPS? In realtà, la percentuale INPS è piuttosto semplice, essendo approssimativamente del 25%. Per la precisione del 24%, con un aumento dell’1% sopra i 52.190 euro, e i commercianti hanno un’aliquota aggiuntiva dello 0,48%. Quindi, possiamo approssimativamente dire che si aggira intorno al 25%. Quindi le percentuali INPS sono relativamente semplici.
L’IRPEF, invece, è più complicata poiché le aliquote non sono fisse ma variano in base al reddito. Inoltre, ci sono aggiunte fiscali locali. Quali sono queste aggiunte? Si tratta delle addizionali regionali, che di solito sono dell’1,23%, ma le singole regioni possono aumentarle fino al 3,33% o prevedere scaglioni con esenzioni.
Poi c’è l’addizionale comunale, che al massimo raggiunge lo 0,8%. Quindi, oltre alle aliquote IRPEF scalate, bisogna considerare anche gli oneri aggiuntivi regionali e comunali.
Immaginiamo di avere un utile di 100.000 euro e vogliamo calcolare le imposte da pagare su questa somma. L’aliquota varia in base all’importo:
- Sui primi 15.000 euro si applica il 23%.
- Tra 15.000 e 28.000 euro si applica il 25%.
- Tra 28.000 e 50.000 euro si applica il 35%.
- Oltre i 50.000 euro si applica l’aliquota massima del 43%.
Aggiungiamo anche un’addizionale locale del 2% su tutta la somma. Quindi, l’ammontare totale di IRPEF e addizionali da pagare su 100.000 euro sarà calcolato considerando queste aliquote.
Passando alla base di calcolo INPS, consideriamo l’utile aziendale e alcuni costi non deducibili. Esiste un importo minimo e massimo: per il 2023, il minimo è di 17.504 euro e il massimo è di 86.973 euro per chi ha iniziato a lavorare prima del ’96, e di 113.520 euro per gli altri. Se l’utile supera il massimo, si pagherà sul massimo. Questo vale anche per l’IRPEF, dove entrano in gioco altri redditi personali e spese deducibili, tra cui l’INPS, che può essere dedotta dall’IRPEF.
Nell’IRPEF, oltre all’utile aziendale, vengono considerati anche altri redditi personali e spese deducibili, come interessi sul mutuo e spese mediche. È importante notare che l’INPS è una spesa deducibile dall’IRPEF. Quindi, l’IRPEF sarà calcolata sull’utile meno l’INPS.
Se sei un professionista, le regole sui contributi cambiano. Le imprese individuali pagano l’INPS per commercianti/artigiani, mentre i professionisti hanno regole diverse, con contributi alle rispettive casse professionali o tramite la gestione separata dell’INPS. Le aliquote variano tra le casse professionali, con una percentuale applicata anche sul fatturato.
In sintesi, le aliquote e le basi di calcolo differiscono tra l’INPS e l’IRPEF, con diverse regole per le imprese individuali e i professionisti.
Strategie di pianificazione fiscale per la tua ditta individuale
Gestendo una ditta individuale dovrai affrontare le imposte che variano, oscillando tra un minimo del 38% su un utile di 17.500 euro e un massimo del 52% con 113.500 euro di utile.
La sfida principale con una ditta individuale è la limitata flessibilità nella pianificazione fiscale. A differenza delle Snc e delle Sas, che offrono alcune opzioni, e delle Srl, che ne offrono molte di più, le possibilità con una ditta individuale sono limitate.
Tuttavia, ci sono alcune strategie che puoi considerare se operi con questa forma giuridica. In primo luogo, valuta se puoi accedere al regime forfettario. Questo regime offre diversi vantaggi fiscali a patto di soddisfare determinati requisiti.
Se non sei idoneo al regime forfettario, ma desideri mantenere la forma giuridica della ditta individuale, considera di limitare il reddito imponibile IRPEF a un massimo di 28.000 euro. Oltre questa soglia, le aliquote IRPEF diventano molto più elevate.
Se il tuo reddito rientra in questo range, potrebbe essere conveniente rimanere una ditta individuale, tenendo conto sia degli aspetti aziendali che personali. Nonostante le imposte possano sembrare elevate, i costi di gestione ridotti della ditta individuale potrebbero bilanciare il quadro.
Tuttavia, quando il reddito supera i 28.000 euro, è consigliabile valutare forme giuridiche più complesse come le Sas o le Srl, che offrono maggiori opzioni di pianificazione fiscale e aliquote d’imposta inferiori. Anche se queste forme giuridiche possono comportare costi amministrativi più elevati, i benefici fiscali potrebbero compensarli.
Inoltre, a partire dal 2023, hai la possibilità di scegliere la flat tax incrementale una volta superato il reddito massimo degli ultimi tre anni.
Con questa opzione, pagherai solo il 15% sul reddito eccedente rispetto agli anni precedenti. Questa strategia può aiutarti a ridurre l’IRPEF, anche se non influisce sull’INPS.
In conclusione, se superi il reddito massimo, la flat tax incrementale potrebbe essere una mossa tattica per ridurre l’IRPEF, ma è importante pianificare il passaggio a forme giuridiche più vantaggiose nel lungo periodo.
La flat tax incrementale
La flat tax incrementale, è stata introdotta dall’ultima Legge di Bilancio, esclusivamente per il 2023 prevedendo l’applicazione di un’imposta sostitutiva fissa al 15% sugli aumenti di reddito… La circolare n. 18/E dell’Agenzia delle Entrate comprende i dettagli sul calcolo e sul funzionamento di questa nuova opportunità da cogliere…
La flat tax incrementale, è stata concepita per le persone fisiche che sono titolari di partita IVA, e che svolgono attività d’impresa, arti o professioni e che non sono nel regime forfettario. Questa tassa che ha un’aliquota fissa del 15% premia gli incrementi del reddito…
Inizialmente, si era pensato di estendere di questa agevolazione, anche per i lavoratori dipendenti e subordinati ma, tale possibilità, è stata esclusa durante il lungo iter parlamentare per l’approvazione della legge di bilancio.
La flat tax incrementale come stabilito dalla Legge di Bilancio è destinata esclusivamente a una precisa categoria di soggetti che include i contribuenti persone fisiche che svolgono attività d’impresa, arti o professioni, che non aderiscono al regime forfetario.
Di conseguenza, non possono beneficiare di questa misura le persone giuridiche e gli esercenti attività d’impresa, artistica e professionale in forma collettiva.
Dopo aver definito chi può usufruire della flat tax incrementale, è importante comprendere il processo di calcolo relativo a questa misura.
Nella dichiarazione relativa al 2023, sarà consentito:
Sostituire le aliquote progressive IRPEF e le relative addizionali, attraverso una imposta sostitutiva ad aliquota 15% su una base imponibile fino a 40.000 €. La base imponibile verrà calcolata facendo la differenza tra il reddito d’impresa o lavoro autonomo dell’anno 2023 e il reddito più alto dichiarato dal 2020 al 2022, ridotto del 5%;
L’imposta sostitutiva del 15% deve calcolarsi su una base imponibile non superiore a 40.000 euro, ottenuta dalla differenza tra il reddito da lavoro autonomo e d’impresa determinato nel 2023 e il reddito più alto dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, ridotto del 5%.
La base imponibile incrementale su cui applicare la flat tax del 15% si calcola come segue: la differenza tra il reddito del 2023 e il reddito più elevato nel triennio precedente. L’applicazione di una franchigia del 5% a questa differenza, calcolata sul reddito più alto del triennio 2020-2022.
Gestione e ottimizzazione di spese e ricavi
Il giusto metodo da seguire per pianificare dettagliatamente l’attività di una ditta individuale è cruciale sotto diversi aspetti.
Particolarmente importante è considerare l’aspetto fiscale, poiché gestire un’impresa coinvolge molteplici soggetti e relazioni. Nonostante l’era digitale in cui siamo immersi, i contatti faccia a faccia con clienti, fornitori, collaboratori e altri attori rimangono fondamentali.
Le trasferte, ossia i viaggi fuori sede per motivi di lavoro, diventano quindi essenziali. Ma come affrontare le spese ad esse collegate? La soluzione è semplice! Le indennità da trasferta sono interamente deducibili per l’azienda e percepibili senza tassazione fino a un massimo di 46,48€ al giorno (o 77,46€ se all’estero).
Grazie a una corretta organizzazione e pianificazione, è possibile ottenere fino a 15.000 € annui per persona completamente esentasse e risparmiare fino a 5.000 € ciascuno in tasse.
Ottimizzare le spese è un altro aspetto fondamentale. I buoni pasto giocano un ruolo importante in questo senso e possono essere utilizzati anche dalle piccole realtà imprenditoriali, consentendo una deduzione fino a un massimo di 3.000 € all’anno. È importante notare che non tutti i buoni pasto possono godere della deduzione, quindi è necessario informarsi attentamente in proposito.
Inoltre, investire in ricerca e sviluppo può portare notevoli vantaggi fiscali. Ogni anno il Governo propone incentivi fiscali per le spese sostenute in questo ambito. Costi relativi alla formazione del personale, investimenti digitali e acquisti di beni possono rientrare in questa categoria. Un credito d’imposta pari al 50% sulle spese sostenute significa un ritorno in credito fiscale della metà di quanto speso. Pertanto, è cruciale elaborare un piano di ricerca e sviluppo mirato per massimizzare i benefici fiscali e evitare complicazioni.
Alcune strategie pratiche per ridurre il peso del fisco in una ditta individuale
La prima mossa da fare è pianificare attentamente. Una corretta pianificazione fiscale aumenta le possibilità di ridurre i contributi al minimo.
Ci sono diverse pratiche utili da considerare, come:
- Esternalizzare alcune attività
- Sottoscrivere una pensione integrativa
- Investire in pubblicità
La ditta individuale offre flessibilità nel contesto fiscale, una prospettiva che potrebbe essere limitata con altre forme di struttura aziendale. È importante valutare attentamente il regime fiscale più adatto; ad esempio, il regime forfettario può portare a un carico fiscale più leggero.
Spese deducibili al 100% con una ditta individuale:
- Acquisto di beni strumentali necessari per l’attività lavorativa, come PC o stampanti.
Queste spese possono essere completamente dedotte. Tra le spese deducibili rientrano anche autovetture aziendali, utenze telefoniche, quotidiani di settore, valori bollati, spese di marketing, spese di cancelleria e collaborazioni occasionali.
Spese deducibili in modo parziale includono affitto e manutenzione di beni immobili, auto aziendali (dove si può dedurre solo una percentuale dell’acquisto, bollo, assicurazione e carburante), telefono mobile, trasferte e corsi di aggiornamento.
Pianificare attentamente e consultare un professionista qualificato può aiutare a trovare le migliori soluzioni per ridurre il carico fiscale e massimizzare i risparmi. Con la strategia giusta, pagare meno tasse con una ditta individuale è fattibile e vantaggioso.
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