Perché aprire un’impresa in Svizzera: burocrazia e tassazione favorevole

Scritto da Omar Cecchelani in Imprese

La Svizzera è uno dei Paesi più vicini ed affini al nostro in cui si pagano molte meno tasse rispetto ad Stati dell UE. Un aspetto favorito da un sistema fiscale caratterizzato da una notevole autonomia dei 26 Cantoni, il che determina una certa, se così possiamo definirla, concorrenza tributaria per attirare imprese ed investitori.

Le imposte sui redditi delle persone fisiche hanno mediamente aliquote contenute, le società, invece, devono versare una minima percentuale sugli utili alla Confederazione elvetica, così come al Cantone e Comune dov’è ubicata la sede sociale. Per non parlare dell’IVA al 7,7% contro il 22% di quella italiana che scende addirittura al 2,5% per i beni di consumo.

Nel 2018 è stato approvato l’Atto federale di riforma fiscale e di finanziamento dell’AHV (sistema di previdenza sociale) che ha rappresentato il compimento di un lungo processo di riforma e modernizzazione del sistema fiscale svizzero iniziato nel lontano 1997, anno in cui fu introdotto il primo pacchetto normativo, seguito da una seconda tranche di adeguamenti applicata nel 2007.

Lo scopo del legislatore è stato quello di adeguare il fisco elvetico allo sviluppo della società, alle nuove esigenze dei cittadini e agli standard internazionali, senza però compromettere gli elevati livelli di competitività economica del Paese. In tal senso, sono stati introdotti strumenti come il Patent Box e le super deduzioni per le spese di ricerca e sviluppo, in modo da favorire gli investimenti nel settore tecnologico. Altra via imboccata dalle riforme è stata la netta riduzione delle imposte per i Cantoni con fiscalità più alta, ottenuta grazie ad un aumento della loro partecipazione al gettito fiscale. Il pacchetto di riforme è entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2019 e ulteriori modifiche scatteranno da inizio gennaio 2020.

Parte di questi interventi sono stati effettuati anche per soddisfare le richieste dell’OCSE e dell’UE con l’intento di dare una stretta a fenomeni di evasione ed elusione fiscale. Del resto, è risaputo come la Svizzera abbia goduto per moltissimo tempo di una certa libertà tributaria e notevole riservatezza attirando ingenti capitali dall’estero: un esercito di facoltosi cittadini stranieri intenzionati a sfuggire ai più severi livelli di tassazione degli Stati limitrofi e non.

Lo Stato elvetico, in tal senso, ha compiuto importanti passi avanti in termini di trasparenza ed equità fiscale, tuttavia, restano ancora alcuni dubbi riguardanti, soprattutto, la riscrittura dei vincoli impositivi da applicare ai profitti delle grande multinazionali straniere.

Come già accennato, il sistema fiscale svizzero è molto particolare e riflette la struttura confederale dello Stato. Innanzitutto, è importante sottolineare come la Costituzione preveda l’obbligo, o la facoltà, di interpellare la volontà popolare, attraverso lo strumento del referendum per sottoporre ad approvazione le leggi fiscali, sia federali che cantonali. La potestà impositiva non è nelle mani del governo centrale come in Italia, bensì, spetta ai singoli Cantoni che, tuttavia, per alcuni aspetti preferiscono delegare la decisione ai Comuni oppure alla Confederazione.

Quindi, i Cantoni possono liberamente scegliere quali imposte prelevare, lasciandone una minima parte alla Confederazione secondo quanto stabilito dalla Costituzione Federale. A loro volta, i Comuni applicano solo le tasse previste dal regolamento cantonale, riscuotendo una serie di imposte locali, in aggiunta a quelle richieste dal Cantone.

L’ordinamento elvetico non prevede il divieto della doppia imposizione, perciò, può capitare che lo stesso reddito possa essere sottoposto a prelievo fiscale, sia da parte della Confederazione che del Cantone. Per evitare un’eccessiva pressione tributaria nei confronti dei contribuenti sono stati introdotti una serie di meccanismi di compensazione.

Il sistema che abbiamo descritto fino ad ora porta, come diretta conseguenza, ad una pressione fiscale difforme che varia da Cantone a Cantone e ciò determina una concorrenza fiscale per attrarre investitori e contribuenti tra le varie amministrazioni cantonali. Naturalmente, non si tratta di un far-west tributario dove vige la legge del più forte, ma tale concorrenza è limitata e tenuta sotto controllo dalla Confederazione e da specifici accordi previsti tra i vari Cantoni.

Indice:

 

L’imposta sul reddito delle persone fisiche

La disciplina in materia prevede che ogni reddito conseguito da un cittadino con residenza svizzera sia assoggettato ad imposta sul reddito delle persone fisiche. Allo stesso, modo i non residenti dovranno sottostare al medesimo regime di tassazione per i soli redditi prodotti in territorio elvetico.

Nel caso di soggetto sposato o convivente, la base imponibile deve comprendere anche il reddito del coniuge o conviventi legalmente riconosciuti. Tranne che in alcuni casi molto particolari, il contribuente dovrà presentare una dichiarazione congiunta, a cui sommare anche i redditi (non devono derivare da attività economica, altrimenti è necessaria una dichiarazione separata) di eventuali minori nel caso ne eserciti la patria potestà.

I redditi soggetti a tassazione riguardano quelli derivanti da lavoro autonomo o dipendente, attività mobiliare e immobiliare, nonché, le indennità o rendite ricevute da fondi previdenziali. Per quando riguarda i redditi esonerati dall’obbligo impositivo, rientrano i beni ereditati oppure ricevuti a seguito di donazione, i risarcimenti assicurativi o di altra forma e le prestazioni assistenziali. L’esclusione della tassazione vale anche per il 30% dei dividendi delle quote che costituiscono almeno il 10% del capitale sociale.

Dalla base imponibile è possibile scorporare una serie di deduzioni, distinte tra generali e sociali, a seconda del tipo di costo sostenuto.

Le deduzioni generali sono quelle derivanti da contributi assicurativi e previdenziali, mentre quelle sociali sono deduzioni di carattere personale oppure per figli, individui diversamente abili o, comunque, bisognosi a carico del contribuente.

Per una coppia che presenta una dichiarazione dei redditi congiunta, il sistema fiscale svizzero prevede una tassazione a partire da un minimo di 28.300 franchi (valore incrementato dalla precedente soglia fissata a 14.500 franchi). Quindi, al di sotto di tale limite si beneficia di una totale esenzione dall’imposta sui redditi per le persone fisiche.

Un ulteriore meccanismo introdotto dal fisco elvetico, per attirare i contribuenti più ricchi, è il particolare regime di tassazione forfettaria secondo il principio del dispendio. In pratica, parliamo di un’imposizione agevolata che favorisce i contribuenti e i loro familiari in base al valore delle spese sostenute per mantenere un alto tenore di vita in Svizzera. Bisogna dire che tale sistema è stato revisionato per ben due volte (2014 e 2016) per cercare di renderlo meno iniquo nei confronti della maggior parte dei contribuenti comuni .

Non basta essere un facoltoso uomo d’affari, o un ricco imprenditore, per poter godere del regime del dispendio: una condizione essenziale è la cittadinanza straniera. Il richiedente deve essere domiciliato per la prima volta in Svizzera, oppure dopo un periodo di assenza di almeno 10 anni. Anche se un cittadino svizzero ha il doppio passaporto, non è considerato straniero. Le persone fisiche che godono della tassazione agevolata e decidono di lasciare il Paese, al loro ritorno continueranno a beneficiarne, indipendentemente dagli anni trascorsi. La seconda condizione imprescindibile è non svolgere alcuna attività di tipo lucrativo in territorio elvetico. Nel caso di una coppia, è obbligatorio che entrambi i coniugi rispettino le condizioni di cui sopra.

È necessario seguire una specifica procedura per aver accesso a questo particolare regime fiscale. Il richiedente dovrà stipulare un accordo con le amministrazioni finanziarie che procederanno al calcolo del valore del dispendio, alla periodica verifica e aggiornamento del patto sottoscritto e alla eventuale revoca qualora venissero a mancarne i requisiti (ad esempio, il soggetto svolge un’attività economica in Svizzera oppure non risulta più cittadino straniero avendo acquisito la cittadinanza). In tal caso verrà applicata la tassazione ordinaria.

Per il calcolo dell’imposta secondo il principio del dispendio si prendono in considerazione le spese annuali del contribuente ed eventualmente della famiglia a carico, necessarie per mantenere il proprio tenore di vita. Tali spese costituiscono la base imponibile per il computo dell’imposta da versare. Il sistema è di tipo forfettario e il calcolo del reddito vale, sia per l’imposta a livello federale che cantonale, nonché per la tassa sul patrimonio. In ogni caso, il reddito imponibile sarà il maggiore tra i seguenti valori:

  • 400 mila franchi svizzeri;
  • 7 volte il valore locativo dell’immobile adibito a residenza;
  • 3 volte il valore della pensione annua per il vitto e l’alloggio di lunga dimora;

L’imposta da pagare non potrà comunque essere più bassa rispetto a quella calcolata con le aliquote ordinarie relativa ad eventuali altri redditi di fonte svizzera ovvero:

      • proventi da proprietà immobiliari ubicate in Svizzera;
      • proventi da beni mobili situati sul territorio elvetico;
      • proventi derivanti da capitale mobiliare situato in Svizzera;
      • ricavi per diritti d’autore, brevetti e simili esercitati in Svizzera;
      • assegni di quiescenza oppure qualsiasi rendita e pensione di fonte svizzera;
      • proventi su cui il contribuente pretende uno sconto fiscale parziale o totale da imposte estere, in virtù di convenzioni strette tra Svizzera e paesi stranieri per evitare la doppia imposizione.

Il reddito imponibile sarà quindi dato dalla maggiore della suddette voci, alla quale, verrà applicata l’aliquota ordinaria senza che siano previste ulteriori deduzioni. Per il calcolo delle imposte federali le percentuali di riferimento vengono aggiornate periodicamente. Per le coppie, nel 2018 le aliquote sono state le seguenti:

Fasce di reddito
Da A Aliquota
0 28.300 0,0%
28.301 50.900 1%
50.901 58.400 2%
58.401 75.300 3%
75.301 90.300 4%
90.301 78.100 5,94%
78.100 103.600 6,60%
103.600 134.600 8,8%
134.600 176.000 11,0%
176.000 755.200 13,20%

 

Anche per la tassazione a livello cantonale e comunale, la maggior parte delle volte, il sistema si basa su aliquote progressive e coefficienti moltiplicativi che variano da Cantone a Cantone. Le uniche eccezioni sono rappresentate dai due Cantoni di Obvaldo e Uri che adottano un regime di Flex Tax con tasso unico e al Cantone di Basilea dove si applica un’aliquota del 21,5% fino a 400mila franchi e del 26% per cifre superiori.

C’è però da dire che in tutti i Cantoni, al superamento di un certo reddito imponibile, l’aliquota non subisce più alcuna variazione: un esempio, è il Ticino dove al di sopra dei 365.400 franchi il tasso è del 15,076% e non si alza nemmeno dichiarando 10 milioni di franchi.

Un’ultima considerazione riguarda l’eventuale appartenenza ad una chiesa riconosciuta: i membri registrati delle Chiese riconosciute dovranno far fronte ad un ulteriore tributo sui propri redditi, ovvero, la cosiddetta imposta ecclesiastica, calcolata applicando un ulteriore aliquota al reddito imponibile.

La dichiarazione dei redditi, infine, dovrà essere presentata tra il 15 e il 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento e, anche in questo caso, il giorno esatto varia in base al Cantone di residenza.

 

Tassazione delle persone giuridiche

Riguardo la tassazione delle persone giuridiche, il sistema fiscale svizzero tiene conto del risultato di bilancio come calcolo per la base imponibile. E’ prevista un’imposizione agevolata per le società che partecipano, per almeno il 20%, nel capitale di altre aziende oppure, sono in possesso di partecipazioni per almeno 2 milioni di franchi svizzeri. In questi casi la riduzione dell’imposta è data dal rapporto tra l’utile netto e il ricavo netto derivante dalla partecipazione.

Altri importanti aspetti da evidenziare sono l’esenzione dall’imposta per utili fino a 5mila franchi e la possibilità di portare a compensazione degli utili le perdite conseguite negli anni precedenti, con un limite temporale pari a 7 anni.

A livello federale l’aliquota è dell’8,5% per chi svolge attività commerciali e del 4,25% per tutte le altre persone giuridiche comprese associazioni, fondazioni e investimenti collettivi con possesso fondiario diretto (sempre che non siano previste esenzioni per utilità sociale). In aggiunta, è a debito dell’impresa anche la tassazione cantonale e comunale con aliquote variabili che variano da un minimo del 12% fino ad un massimo del 24%.

Se con la riforma fiscale si è cercato di adeguare le imposte cantonali a quelle federali, permangono ancora sostanziali differenze nel valore delle aliquote e riguardo alle esenzioni. Prima della legge del 2018 le holding, le società, cosiddette, domiciliate e miste (che effettuano oltre l’80% delle operazioni di vendita e acquisto con soggetti non residenti), erano dispensate dal pagamento delle imposte cantonali. Oggi, anche questi soggetti dovranno versare queste imposte pur continuando, comunque, a godere di un regime fiscale agevolato.

Infatti, è stato introdotto un sistema sul modello del Patent Box per i redditi derivanti da proprietà intellettuali e una deduzione che arriva fino al 150% per tutte le spese destinate alla ricerca e allo sviluppo sostenute in Svizzera. La deduzione si applica sul costo del personale impiegato nel settore ricerca e sviluppo, con un ulteriore 35% di mark up per altre spese, e l’80% dei costi effettuati da terze parti che operano per  conto della società. Il totale delle deduzioni può arrivare fino al 70% del reddito imponibile.

Un altro vantaggio fiscale lo ottengono le società che decidono di spostare la sede in Svizzera, avendo diritto ad un ammortamento supplementare per i primi anni che riguarda le sole attività che sono state trasferite sul territorio elvetico.

 

Imposta sulla sostanza

Quella definita “imposta sulla sostanza” altro non è che un’imposta sul patrimonio in possesso delle persone fisiche; viene riscossa solo a livello cantonale e comunale ogni anno in concomitanza con l’imposta sul reddito, attraverso una sola dichiarazione. Costituiscono presupposto per l’applicazione del tributo i diritti reali di godimento del contribuente sia su beni mobili (denaro contante, titoli, averi depositati in banca, etc.) che immobili.

Per quest’ultimi ci si basa sul valore imponibile del fondo con modalità di calcolo differenti a seconda del Cantone di residenza. Proprietà immobiliari ubicate all’estero, la mobilia per uso domestico, alcuni tipi di veicoli e altri oggetti di uso quotidiano, sono invece esclusi. Esistono poi specifici regolamenti cantonali che stabiliscono i livelli minimi di esenzione per la base imponibile.

Per il calcolo dell’imposta si considera la differenza tra il valore del patrimonio del contribuente e l’ammontare complessivo dei debiti comprovati. A tale valore viene successivamente applicato un sistema di aliquote a scaglioni di tipo progressivo, sia per quanto riguarda l’imposta cantonale che quella comunale.

 

Imposta preventiva federale

Questo tipo di tributo è prelevato alla fonte sui proventi che derivano dai redditi di capitale nelle seguenti misure:

  • aliquota del 35% su interessi, dividenti e somme vinte alla lotteria;
  • aliquota del 15% per pensioni e rendite vitalizie;
  • aliquota dell’8% per altre prestazioni d’assicurazione.

Per l’imposta preventiva federale è necessario fare una distinzione tra contribuenti residenti e non residenti. Per i primi rappresenta una sorta di acconto, infatti, la somma versata verrà successivamente scomputata dall’imposta sui redditi cantonali, oppure rimborsata (dando per scontato che il contribuente abbia presentato una regolare dichiarazione dei redditi, ovviamente). Per i non residenti, l’imposta è un vero e proprio tributo tranne nei casi in cui intervengano particolari convenzioni contro la doppia imposizione.

A tal proposito, è noto come Svizzera e UE abbiano stipulato accordi sul risparmio, del tutto paragonabili alla Direttiva Madre-Figlia (90/435/Cee) che prevede l’annullamento della ritenuta qualora i redditi siano destinati a consociate residenti in paesi UE e rispettando requisiti fondamentali come una partecipazione pari ad almeno il 25%.

 

Imposta sul valore aggiunto

Fino al 1995, in Svizzera, l’imposta sul valore aggiunto non era prevista dall’ordinamento tributario. La legge è stata introdotta per uniformarsi ai paesi membri dell’Unione Europea ed ha subito, nel corso degli anni, diverse modifiche, non ultima la riforma del 2016.

È una forma di tassazione generale sul consumo, che grava sulle importazioni e le transazioni nazionali di beni e servizi. Tutti i contribuenti che svolgono attività economiche sul territorio elvetico, con un volume d’affari superiore a 100mila franchi, sono soggetti ad IVA. Anche le organizzazioni che non presentato finalità di lucro devono versare l’imposta nel momento in cui i ricavi superano i 150mila franchi. Allo stesso modo, importatori e soggetti che svolgono servizi per non residenti con valore superiore a 10mila franchi, dovranno corrispondere l’IVA.

Per il calcolo dell’imposta si applica un’aliquota fissa sul valore del corrispettivo ricevuto per la vendita di un bene, o per il pagamento di una prestazione di servizio. A partire dal 1° gennaio 2018 sono scattate le nuove percentuali da applicare, costituite da un’aliquota ordinaria al 7,7% e due ridotte al 3,7% per il solo settore alberghiero e al 2,5% per alimenti, medicinali, prodotti agricoli ed editoria, sia in formato cartaceo che elettronico.

Ci sono, poi, tutta una serie di operazioni esenti dall’applicazione dell’IVA e, nello specifico:

  • esportazioni;
  • trasporti oltre i confini nazionali;
  • prestazioni di servizi erogate a soggetti con sede sociale o domicilio all’estero.

Ecco invece le operazioni escluse dall’IVA:

  • prestazioni della pubblica sanità;
  • previdenza e sicurezza sociale;
  • educazione, insegnamento e assistenza all’infanzia;
  • operazioni finanziarie;
  • locazione e vendita di immobili;
  • prestazioni assicurative.

Se in entrambi i casi l’IVA non va applicata, c’è una differenza riguardante il diritto della detrazione a monte dell’imposta: è consentito solo per acquisto di beni e servizi per operazioni IVA esenti. E’ stata inserita, inoltre, l’opportunità dell’applicazione del regime del margine per beni da collezione come antiquariato, opere d’arte e similari.

 

Tassa di bollo

La tassa di bollo è un tributo federale stabilito dalla Costituzione e si applica su determinate operazioni giuridiche. Esistono tre diverse tipologie di imposta di bollo:

  • tassa di negoziazione;
  • tassa di emissione;
  • tassa sui premi d’assicurazione.

Com’è facile intuire dal nome, la tassa di negoziazione è relativa alle transazioni di titoli svizzeri ed internazionali e ammonta a:

  • 1,5 per mille per titoli emessi da persone con domicilio in Svizzera;
  • 3 per mille per titoli emessi da persone con domicilio in uno Stato straniero.

Nonostante sia prevista questa tassa, esistono una serie di eccezioni ed esenzioni per mantenere alto il livello di competitività del mercato finanziario elvetico.

La tassa di emissione si applica, invece, sull’emissione di titoli di partecipazione e obbligazioni di società con sede amministrativa in Svizzera. In base al tipo di emissione sono previste le seguenti aliquote:

  • 1% per titoli di partecipazione;
  • 1,2% per le obbligazioni;
  • 0,6% per le obbligazioni di cassa e titoli del mercato monetario.

La tassa sui premi d’assicurazione si applica sui pagamenti dei premi relativi a polizze per responsabilità civile, incendi, casco ed economia domestica. Di base, il prelievo fiscale è nell’ordine del 5% del premio versato dal contraente, tranne che per le polizze vita riscattabili finanziate attraverso un premio unico per le quali è prevista una tassazione del 2,5%.

 

Imposte per successione e donazione

In Svizzera spetta, esclusivamente, ai Cantoni applicare l’imposta su successioni e donazioni, con qualche caso isolato in cui i Comuni partecipano al gettito derivante da questa tassazione.

  • Sui beni mobili l’imposta deve essere versata nel Cantone di residenza del defunto, o cedente, prima della sua morte, o al momento della donazione.
  • Sui beni immobili, il Cantone di riferimento è quello in cui la proprietà è ubicata.

Ogni singola quota assegnata al beneficiario di una donazione, o ad un erede, viene tassata separatamente. Il sistema fiscale svizzero prevede delle categorie esenti dal pagamento dell’imposta e altre che godono di deduzioni. Anche in questo caso, le regole possono variare in base al Cantone di residenza ma, in linea di massima, è possibile godere delle seguenti agevolazioni:

  • il coniuge è sempre esente, indipendentemente dalla zona di residenza;
  • i discendenti diretti sono sempre esenti, tranne che in alcuni Cantoni dove, comunque, possono beneficiare di determinate deduzioni;
  • gli ascendenti diretti sono esenti nella maggior parte dei Cantoni e nei rimanenti godono di deduzioni.

Il calcolo delle imposte si basa su aliquote progressive che generalmente non cambiano per successioni o donazioni. La percentuale applicata varia a seconda del grado di parentela del beneficiario e dell’importo ricevuto.

 

Adeguamento agli standard internazionali

La Svizzera ha sempre goduto di regole proprie riguardanti la trasparenza fiscale, ma tale situazione è stata profondamente modificata nel corso degli ultimi anni grazie ai numerosi sforzi profusi dal Governo centrale per adeguarsi agli standard internazionali. La Confederazione, al fine di migliorare lo scambio di informazioni fiscali, ha stipulato 53 convenzioni con moltissimi Paesi per evitare la doppia imposizione e per regolamentare alcuni aspetti della tassazione del reddito e del patrimonio.

Con l’Italia la prima convenzione risale al 1976, a cui si sono aggiunti i più recenti accordi per attivare un miglior scambio di informazioni quando richiesto dalle autorità italiane.

 

Il mercato del lavoro

Il mercato del lavoro svizzero ha due grandi vantaggi rispetto a quello di molti Paesi europei, in primis, l’Italia. Il cuneo fiscale, ovvero l’indicatore degli effetti della tassazione sul reddito dei lavoratori, è un fattore determinante. Giusto per rendere l’idea, il carico fiscale complessivo per il datore di lavoro svizzero è inferiore al 30% contro il quasi 70% del collega italiano.

A questo enorme vantaggio c’è da aggiungere una notevole flessibilità dovuta alla facilità con cui un lavoratore può interrompere il rapporto di collaborazione o può essere licenziato. È sufficiente rispettare i termini previsti dal contratto di lavoro, oppure quelli di disdetta stabiliti dal codice delle obbligazioni.

Per chi rimane senza lavoro in Svizzera non esiste alcun sussidio di disoccupazione, né tantomeno la cassa integrazione quindi, piccole e grandi aziende stanno su un piano di assoluta parità. Il lavoratore per tutelarsi da un’eventuale perdita del lavoro può stipulare un’assicurazione privata per avere la copertura dal rischio di disoccupazione. L’unico requisito richiesto è aver lavorato per almeno 12 mesi in Svizzera nel corso degli ultimi due anni. Il premio assicurativo viene pagato attraverso un contributo del 2% prelevato dallo stipendio e risulta a carico, in parti uguali, sia del datore di lavoro che del dipendente.

Altro aspetto molto interessante del mercato del lavoro elvetico è l’uniformità delle regole per il lavoratore del settore privato e quello pubblico. Una condizione voluta fortemente dalla Confederazione che ha modificato la legge a partire dal 2002, con un’ulteriore revisione nel 2013, per rendere il mercato del lavoro molto più flessibile, specialmente, nel settore pubblico. I licenziamenti avvengono con lo stesso sistema di regole, e per le stesse motivazioni, sia nel pubblico che nel privato, evitando così la nascita di una spaccatura tra lavoratori statali e non, come accade tristemente in Italia. Un sistema che si ripercuote (chissà come mai…)  positivamente sul funzionamento della burocrazia statale che in Svizzera offre un elevato livello di efficienza: basti pensare che per immatricolare un veicolo è sufficiente un giorno soltanto, mentre per la registrazione presso il Registro del Commercio servono, in media, soltanto una quindicina di giorni.

Fermo restando che la Svizzera ha un territorio molto meno vasto dell’Italia, il numero di dipendenti pubblici è nettamente inferiore rispetto al nostro Paese. Per quantificare questo dato parliamo di circa 35mila lavoratori federali, ovvero, 1 ogni 200 abitanti, il che fa chiaramente capire come la Confederazione elvetica abbia un governo molto più snello ed efficiente. Se parliamo dei dipendenti Statali il confronto con l’Italia è, a dir poco, impietoso, 1 su 47 abitanti della Svizzera contro 1 su 18 nel nostro Paese.

 

Le principali detrazioni in Svizzera

Anche in Svizzera, come in ogni altro sistema fiscale, per il calcolo delle imposte si deve prendere come riferimento una base imponibile. Il contribuente può dedurre dal reddito lordo dichiarato una serie di importi  in modo da ridurre sensibilmente il proprio carico fiscale.

Per le imposte federali dirette, le detrazioni sono le stesse su tutto il territorio elvetico mentre, a livello cantonale e comunale, variano a seconda dei casi. In linea di massima, la tipologia delle detrazioni viene mantenuta seguendo quella federale, ciò che cambia è il valore applicato in base a quanto stabilito dalle Direttive sulla dichiarazione d’imposta di ogni singolo Cantone.

Vediamo, nello specifico, quali sono le più importanti voci di detrazione:

  • Spese professionali: un lavoratore può dedurre i costi per il trasporto come gli abbonamenti ai mezzi pubblici e una somma forfettaria per biciclette e ciclomotori. In alcuni casi, è anche possibile ottenere una detrazione quantificando il percorso in chilometri effettuato con un’auto privata. Anche le spese per vitto e alloggio possono essere portate a detrazione nel caso in cui il lavoratore non fosse in grado di ritornare alla propria abitazione durante la pausa pranzo, oppure, a causa di lavori svolti in ore notturne. Per le spese riguardanti gli abiti professionali e strumenti di lavoro, la normativa prevede una detrazione forfettaria. Nel caso in cui i costi realmente sostenuti risultino superiori alla cifra forfettaria, il lavoratore può richiedere la detrazione delle spese reali, a patto che riesca a dimostrarle;
  • Detrazioni per figli: è consentita una detrazione per l’imposta federale diretta pari a 6.400 franchi per ogni figlio minorenne, o che stia svolgendo la prima formazione professionale;
  • Contributi di mantenimento: è possibile detrarre tutti i costi per gli alimenti passati al coniuge e per il mantenimento dei figli;
  • Spese per persone diversamente abili: tutti coloro i quali soffrono di handicap fisici o psichici possono godere di detrazioni per spese considerate supplementari. Le associazioni per portatori di handicap offrono, a tal proposito, consulenze gratuite;
  • Costi per malattia e infortuni: alcune spese mediche che non hanno copertura assicurativa possono essere detratte fiscalmente;
  • Premi assicurativi:  le quote versate alle compagnie assicurative per polizze vita, copertura da malattie, infortuni e vecchiaia possono essere detratte dall’imposta federale diretta, fino a un importo massimo di 1.700 franchi per contribuenti single e 3.500 per una coppia sposata;
  • Interessi bancari e di risparmio: possono essere detratti rispettando i limiti massimi che equivalgono a quelli per i premi assicurativi;
  • Riscossione di prestazioni della cassa pensioni: l’importo derivante dalla riscossione di prestazioni della cassa pensioni può essere detratto dalle imposte;
  • Contributi a partiti politici: sono detraibili rispettando i limiti massimi stabiliti dalla legge;
  • Donazioni a organizzazioni di pubblica utilità: detraibili entro certi limiti;
  • Interessi sui debiti: prestiti come ipoteche, crediti bancari o privati possono essere detratti dal reddito. Lo sgravio fiscale vale solo per gli interessi e non per gli importi impiegati per rimborsare il capitale. I costi per operazioni di leasing non sono soggetti a detrazione;
  • Versamenti nel terzo pilastro: in Svizzera la previdenza è suddivisa nei cosiddetti pilastri, il terzo è quello relativo alla previdenza privata, a sua volta distinto tra pilastro 3a (per persone che esercitano attività lucrativa dipendente o indipendente) e pilastro 3b (non vincolata per tutti). La detrazione è applicabile per i versamenti relativi al pilastro 3a rispettando il limite di importo stabilito dalla normativa. La soglia massima è fissata a 6.682 franchi per impiegati con cassa pensioni nel 2012. I liberi professionisti senza cassa pensioni possono dedurre un importo massimo pari al 20% del reddito netto (non può comunque superare i 33.408 franchi);
  • Reclamare l’imposta preventiva:  un discorso a parte riguarda il rimborso dell’imposta preventiva. In Svizzera, dal momento in cui vengono accreditati gli interessi sul conto bancario, o di risparmio, può accadere che il versamento sia pari, soltanto, al 65% del dovuto. Il restante 35% viene corrisposto all’amministrazione delle contribuzioni. Tuttavia, nel caso in cui nella dichiarazione d’imposta vengano indicati anche i conti, il contribuente potrà ottenere il rimborso di quanto trattenuto alla fonte. L’addebito dell’imposta preventiva avviene solamente se gli interessi superano i 200 franchi.

 

Ecco dove i “Paperoni” pagano meno tasse in Svizzera

Leggendo questo articolo appare evidente come il sistema fiscale svizzero sia, in generale, molto vantaggioso, ma lo è ancor di più per i ricchi cittadini stranieri. Del resto, sono parecchi i vips del mondo dello sport, dello spettacolo e facoltosi imprenditori che hanno deciso di trasferirsi in uno dei 26 Cantoni. Certamente, saranno stati attratti da incantevoli paesaggi, dalla quiete di qualche piccolo Comune sperduto tra boschi e le montagne, e dalla generale buona qualità della vita, ma un notevole incentivo è stato senza dubbio il basso livello di tassazione.

Come riporta il Sole 24 Ore, in Svizzera ci sono dei veri e propri paradisi fiscali con vantaggi più o meno consistenti a seconda, non solo del Cantone, ma anche del Comune che si sceglie come residenza. In cima alla classifica c’è il Cantone di Zug con 11 Comuni ad occupare le prime 15 posizioni per la più bassa tassazione applicata ai contribuenti con redditi superiori al milione di franchi.

In prima posizione spicca il piccolo Comune di Bear che richiede il versamento di un’imposta sui redditi pari al 9,59% per una famiglia con due figli. Se vogliamo fare un impietoso raffronto con le aliquote IRPEF italiane, lo stesso “ricco contribuente” finirebbe dritto nell’ultimo scaglione con un’imposizione del 43%.

Non per essere maligni, ma forse è questo il motivo che ha spinto il noto pilota di formula uno, e campione del mondo con la Ferrari, Kimi Raikkonen, a scegliere, come sua dimora, una bella villa da 3mila metri quadri e garage sotterraneo per 10 auto nel Comune di Bear. Iceman, così è soprannominato nel circus, ha mantenuto la sua proverbiale freddezza e lucidità anche nella scelta della residenza preferendo un tranquillo paese di 25mila abitanti, alle più altisonanti e sofisticate località, godendo così di una privacy quasi totale e mettendosi al riparo da onerosi prelievi fiscali.

Del resto, il pilota finlandese non è certo l’unico ad aver colto l’opportunità, visto che anche il compianto Sergio Marchionne, e il collega Sebastian Vettel, si sono trasferiti nel Comune di Walchwil sempre nel Cantone di Zug.

Non mancano nemmeno facoltosi imprenditori italiani e, tra questi, spiccano gli armatori napoletani Aponte, proprietari della compagnia MSC Crociere, residenti a Ginevra, dove vive stabilmente anche Margherita Agnelli De Pahlen secondogenita dell’Avvocato.

Altri, invece, hanno scelto il Canton Ticino, fiscalmente meno favorevole rispetto ad altre zone della Svizzera, ma più vicino al confine italiano. Tra gli imprenditori di maggior spicco ricordiamo Gildo Zegna, Mario Malacalza e i fratelli Perfetti, amministratori dell’omonimo colosso dolciario. Carlo De Benedetti ha invece optato per il Canton Gigioni, così come le sorelle Alessandra e Allegra Gucci.

Se il Cantone di Zug è un vero paradiso fiscale, anche gli altri cantoni cercano di non essere da meno per non perdere di appetibilità. I luoghi fiscalmente meno favorevoli rimangono il Canton Ticino con aliquote che oscillano tra il 15% e 19%, ma, in assoluto, le soglie più elevate si raggiungono nei cantoni francofoni toccando punte del 27,7%.

Ma anche nel peggiore dei casi, le distanze con il nostro Paese rimangono, a dir poco, siderali e, oltretutto, i super Paperoni stranieri, come abbiamo visto, possono beneficiare del regime del dispendio e accordarsi con le amministrazioni finanziarie per versare una cifra forfettaria in base alle spese dichiarate per mantenere il loro elevato tenore di vita in Svizzera secondo il semplice teorema che più spendi e fai girare l’economia del Paese e meno paghi di tasse.

 

Perché aprire un’impresa in Svizzera

Passiamo ad un punto fondamentale di questa guida dedicata alla fiscalità svizzera e cerchiamo di capire come mai sia così conveniente, e anche consigliabile, aprire un’impresa in Svizzera.

Una Svizzera molto cambiata negli ultimi anni e non più considerata soltanto il refugium peccatorum degli evasori fiscali e dei grandi ricchi che la sfruttavano soltanto per depositarvi ingenti somme di denaro di dubbia provenienza, grazie anche agli accordi internazionali relativi allo scambi di informazioni bancarie con i Paesi UE per stanare i furbetti (italiani in primis).

Il Paese elvetico risulta essere, attualmente, uno dei più adatti all’imprenditoria per svariati motivi, primo fra tutti, ma non il più importante, perchè il canton Ticino, ad esempio, si trova a pochi chilometri dalle grandi città del nord’Italia ed è linguisticamente adatto anche a chi non mastica troppo bene le lingue straniere.

Come abbiamo visto, uno dei motivi fondamentali per cui si potrebbe decidere di spostare il proprio business in Svizzera è proprio la bassa imposizione fiscale di alcune zone (imposizione che oscilla, in linea di massima, tra il 19% e il 24%) e le basse quote di capitale sociale minimo previsto per l’apertura di una Società a garanzia limitata (Sagl, la Srl italiana), ovvero, 10mila franchi svizzeri (9.350 euro).

Nel caso in cui si decida, invece, di aprire una cosiddetta società anonima, il capitale iniziale minimo previsto dovrà essere pari a 50.000 franchi svizzeri, ovvero, 46.500 euro che possono essere versati anche in natura, ad esempio, attraverso materiali e beni destinati alla futura rivendita.

Le regole per l’apertura di un’impresa in Svizzera sono chiare, semplici e non lasciano spazio ad interpretazioni e sono consultabili, anche attraverso il web, mediante il Codice delle obbligazioni, uno dei cinque libri del diritto elvetico.

Come in Italia, per la costituzione di un’impresa in Svizzera è necessario l’intervento di un notaio che si prenderà cura di effettuare tutte le registrazioni previste dalla normativa vigente e l’iscrizione nel Registro Imprese della nuova persona giuridica.

Il sistema di tassazione elvetico, grazie alla sovranità fiscale sopra descritta, consente ingenti risparmi in termini di imposte, unito al principio della libertà economica, alla garanzia della proprietà e, ancora, al principio di uguaglianza giuridica che rendono il Paese tra i più competitivi per le imprese.

Trattando un argomento molto caro in Italia, bel lontana dai numeri elvetici, il costo del lavoro in Svizzera è decisamente inferiore rispetto al “bel Paese”, facilmente comprensibile e, soprattutto, calcolabile con estrema semplicità e senza particolari conteggi astrusi, con il vantaggio per l’imprenditore, se lo ritenesse necessario, di applicare una ben dimensionata politica di accantonamenti. In linea di massima, la percentuale varia in base a diversi parametri, ma non supera mai il 15% della massa salariale.

Inoltre, il concetto di lavoro a tempo indeterminato, in Svizzera, praticamente non esiste, nel senso che, di norma, tutti i contratti di lavoro nascono senza una scadenza precisa e possono essere interrotti in qualsiasi momento senza particolari motivazioni.

Quel che fa della Svizzera, un Paese con una marcia in più, anche da questo punto di vista, è che vale ancora il principio secondo il quale un imprenditore non licenzia le risorse su cui fa affidamento e, pertanto, diventano quasi inutili i sindacati e l’esagerata tutela del lavoro subordinato che in Italia rappresenta il fardello per cui quasi nessuno è più disposto ad assumere personale a tempo indeterminato.

Il sistema fiscale svizzero grazie al concetto di autonomia fiscale dei vari cantoni, a volte anche relativo ai singoli comuni, consente agli imprenditori che portano valore aggiunto al territorio, danno lavoro alla gente del posto e sviluppano l’economia, di vedersi riconosciuti svariati incentivi in diverse forme, fiscali ma non soltanto e, spesso, è anche possibile impostare delle vere e proprie trattative con l’erario (cosa impensabile in Italia).

E’ chiaro che, relativamente a questo ultimo punto, molto dipende dalle dimensioni dell’impresa e dall’importanza in termini di valore aggiunto che la stessa ricopre per il territorio; quella che però è oggettiva e comprovata, è la disponibilità delle autorità locali a “venire incontro” alle esigenze dell’imprenditoria, cosa che non rende difficoltoso intavolare discussioni costruttive e tessere buoni rapporti tra imprese e autorità.

Questo comporta incentivi e facilitazioni in termini di burocrazia ma, soprattutto, di accesso al credito che consente, a chi vuol far sul serio, di aprire un’azienda in pochissimi giorni e avviare relazioni bancarie costruttive praticamente fin da subito.

Non è casuale che la percentuale di disoccupazione registrata nei 26 cantoni svizzeri, nel 2018, sia soltanto del 2,6% contro un impietoso 9,9% dell’Italia nello stesso periodo.

E se vogliamo parlare d’altro e paragonare alcune situazioni tipicamente italiane con le medesime in Svizzera ci possiamo rendere conto che la convenienza di varcare il confine e stabilire la propria impresa in uno dei cantoni elvetici può davvero essere la soluzione per poter vivere meglio e sviluppare la propria attività senza gli intoppi del nostro Paese:

  • incassi sicuri, tutelati e veloci: se in Italia un cliente non paga dopo 90 giorni, a volte 120 se non 150, per riscuotere un credito sarà necessario armarsi di santa pazienza, affidare la pratica ad un avvocato ed impostare un iter burocratico che, spesso, con le lungaggini della giustizia italiana può durare anni. In Svizzera, se un cliente non paga entro 30 giorni, è direttamente il tribunale dello Stato a far partire un decreto ingiuntivo contro il moroso intimandogli di saldare quanto dovuto… Risultato: in due settimane, al massimo, il creditore ha i soldi in banca…
  • dichiarazioni fiscali più semplici, IVA più bassa e interamente detraibile: l’imprenditore che in Svizzera decide di comprare un telefonino, un computer, un automobile, registra il relativo scontrino nella sua contabilità e le somme vanno a sommarsi automaticamente tra i “costi” aziendali abbattendo il reddito imponibile. In Italia l’iter è molto più complesso, infatti, sarà necessario farsi rilasciare una fattura, consegnarla al commercialista che procederà alla registrazione in contabilità valutando in che percentuale il costo sostenuto sia deducibile dal reddito e che percentuale l’IVA detraibile. A proposito di IVA, per gli Svizzeri parliamo dell’8% mentre noi, vabbè, che lo dico a fare? Paghiamo una percentuale del 22% di imposta sul valore aggiunto e ne possiamo detrarre una minima parte su alcune tipologie di spesa, con tutta una serie di  registrazioni contabili complicate, e non sempre così chiare, in modo tale che molti, per pochi euro, rischiano di finire sotto la lente del Fisco e pagare sanzioni salatissime.
  • crediti di imposta: in Svizzera la dichiarazione IVA è trimestrale, indipendentemente dal volume di affari, ma quel che salta subito all’occhio è il fatto che se dalla dichiarazione risulta un debito, l’imprenditore, come in Italia, deve procedere, entro i termini, al pagamento di quanto dovuto… Se però, dalla dichiarazione, dovesse emergere un credito lo Stato svizzero gli restituirebbe quella somma immediatamente. C’è bisogno di spiegare come funziona la fruizione di un credito IVA in Italia? Direi di no, la speranza per il nostro povero imprenditore italiano deve, necessariamente, essere quella di andare a debito il mese successivo per poter fare la compensazione (con tutti i limiti annessi e connessi sempre più stringenti), oppure, armarsi di santa pazienza, chiedere il rimborso che non arriverà prima di 3 o 4 anni e previa presentazione di milleuno documenti e giustificativi.
  • imposte: per semplificarla all’ennesima potenza, ma non è poi così lontana dalla realtà questa mia affermazione, in Svizzera, l’imprenditore a fine esercizio, calcola la differenza tra quanto fatturato ai suoi clienti e quanto speso per fornitori, personale e altro, e su quella somma (base imponibile) calcola la percentuale di tasse da dover pagare (con aliquote che non superano il 30%).  Il confronto con l’Italia è impietoso, partendo dalla complessità del calcolo delle imposte a debito che richiede, necessariamente, l’intervento del commercialista, per arrivare a tutta una serie di costi indeducibili, o con IVA indetraibile, o peggio, deducibili e detraibili solo parzialmente, e svariati tributi da pagare, acconti, e un sistema che favorisce, troppo spesso, errori di calcolo che saranno pagati a caro prezzo dal contribuente. Per non parlare della percentuale di tassazione che è superiore al 50% e, frequentemente, costringe l’imprenditore a dover pagare imposte sul reddito anche quando chiude in perdita…

Direi che può bastare…  🙂

   

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3 Comments
fiorella

Agosto 6, 2022 @ 10:26

Reply

Ho un attività fiscalmente autonoma in svizzera con residenza in italia, non ho partita iva, e oggi mi ritrovo a dover comprare in italia un macchinario per il mio lavoro, ma purtroppo ho il problema della fatturazione e dello sdoganamento, da parte della azienda dove acquisto il bene perchè dice di non saper come fare per inviarmi e fatturare il macchinario.
i problemi sono:
la fatturazione e l’iva
come sdoganare
e come posso io successivamente scaricare fiscalmente il bene?
se potete aiutarmi ve ne sarei grata. grazie

Paolo

Novembre 6, 2020 @ 19:54

Reply

Buongiorno,

io mi sono trovato di fronte a una situazione invece abbstanza sfavorevole in Svizzera tedesca: per portare un’attività di consulenza che in Italia è in Partita IVA a regime fofettario (grossomodo circa 30% di tasse totali sul fatturato – imponibile al 78%, INPS al 25%, imposta sostitutiva al 15%), il cantone di Zurigo come forma più vantaggiosa mi proponeva una pressione fiscale del 40% circa (7% previdenza, 9% aliquota federale, 25% aliquota cantonale). E anche dal punto di vista burocratico ho trovato molta incompetenza e atteggiamenti al limite del non professionale dalla SVA.
Mi sento di dire che se non si sceglie di vivere in un paese speduto nelle valli o se si hanno redditi entro le 5 cifre, la tanto derisa Italia non è poi così male.

Un saluto
Paolo

Agnese

Ottobre 30, 2020 @ 13:21

Reply

Buongorno, in Svizzera a quanto ammonta la tassazione sui dividendi distribuiti dalle società ai residenti svizzeri?

Sono solo riuscita a capire che c’è una withholding tax del 35% quando il dividendo viene distribuito ma che viene riaccreditata nel momento della dichiarazione dei redditi.

Grazie

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