Ristrutturazioni edilizie e bonus mobili: le detrazioni fiscali al 50%
Prima del 1998, quando un privato cittadino aveva in mente di ristrutturare la propria abitazione, si metteva alla ricerca dell’impresa più economica che potesse svolgere il lavoro senza troppi fronzoli, magari ci si affidava al muratore in pensione e, comunque, il tutto, “ovviamente“, senza fattura per “risparmiare”, innanzitutto l’IVA, e poi anche per ottenere qualche sconticino da colui che non avrebbe dovuto pagare alcun onere fiscale su quell’introito in nero.
Un vero e proprio salasso per lo Stato che vedeva sottratti all’imposizione gli elevati redditi di quelle imprese che, lavorando con persone senza partita IVA, non avevano alcun interesse ad emettere fattura, così come nessun interesse avevano i privati cittadini a pagare più cari i lavori, soltanto per farsi rilasciare un pezzo di carta che sarebbe servito solamente a riempire l’archivio di casa insieme alle bollette della luce, del telefono e del gas.
Proprio nell’ottica di recuperare tutto quel sommerso, e anche per dare uno stimolo al riammodernamento delle numerose strutture abitative con strutture fatiscenti ed obsolete, il Ministero dello Sviluppo Economico ha attuato, proprio dal 1998, delle misure specifiche a favore delle ristrutturazioni edilizie e degli interventi volti al risparmio energetico con una iniziale detrazione di imposta del 41% per i costi sostenuti nell’ambito di questo obiettivo.
Fu così che la legge n. 449 del 27 dicembre 1997, ufficializzò queste misure mettendo così fine alla piaga dell’edilizia in nero perchè, grazie alle detrazioni IRPEF per le persone fisiche che sostenevano costi relativi a ristrutturazioni di immobili in loro possesso, sarebbe stato, quantomeno, sconveniente non farsi rilasciare fattura, anche per il fatto che tali detrazioni sono state, negli anni, sempre rinnovate da una base del 36% di quanto effettivamente speso, fino ad ulteriori bonus che le hanno, spesso, innalzate fino al 50%.
Le detrazioni IRPEF sulle ristrutturazioni edilizie sono attive ancora oggi e sembra che, nella stessa misura, ovvero il 50% delle spese sostenute fino ad un tetto massimo di 96.000 euro, vengano riproposte anche per il 2020.
Ma vediamo di seguito quali siano nello specifico queste agevolazioni e, soprattutto, a quanto ammontano le detrazioni di imposta per le persone fisiche.
Indice:
Detrazione IRPEF del 50% sulle ristrutturazioni edilizie
Definita dall’Agenzia delle Entrate come “agevolazione fiscale sugli interventi per il recupero del patrimonio edilizio” consiste in una detrazione del 50% delle spese sostenute dalle persone fisiche o giuridiche, fino ad un massimo di € 96.000 per unità immobiliare.
Tale bonus, come detto, è sempre stato concesso dal 1998 ad oggi, partendo da una base di detrazione del 36% su una spesa massima di 48.000 euro, fino all’adozione del D.L. 201/2011 che lo ha stabilizzato e reso permanente dal 1 gennaio del 2012.
Il legislatore, tuttavia, per dare maggior impulso ad un provvedimento che sembrava, già di per se, aver riscosso il successo previsto, ha optato per una maggiorazione delle detrazioni fino al 50% delle voci di spesa, raddoppiando anche il limite massimo dei costi agevolabili.
E’, pertanto, possibile raggiungere una detrazione di imposta di ben 48.000 euro per ogni unità immobiliare oggetto di ristrutturazione da indicare in dichiarazione dei redditi e ripartire su 10 quote annuali a cominciare dall’anno successivo a quello in cui viene sostenuta la spesa.
Quali sono le spese agevolabili
Le spese agevolabili si possono dividere in 4 macro-categorie e sono elencate dettagliatamente dall’art. 3 del DPR 6 giugno 2001, n. 380:
- Manutenzioni ordinarie: opere ed interventi volti a riparare, rinnovare e sostituire finiture di edifici e, inoltre, le lavorazioni di integrazione o mantenimento dell’efficienza degli impianti tecnologici installati;
- Manutenzioni straordinarie: sono quelle opere e modifiche necessarie al rinnovamento o sostituzione di parti di edifici o per integrare e realizzare servizi tecnologici o igienico-sanitari senza che vengano alterati i volumi e le superfici delle singole unità abitative o la destinazione d’uso. Esempi di manutenzione straordinaria sono: installazione di ascensori, installazione di scale di sicurezza, sostituzione di infissi esterni e serramenti o persiane con serrande, costruzione di scale interne ;
- Risanamento conservativo o restauro: ovvero l’insieme delle opere edilizie volte a conservare l’organismo edilizio e a mantenerne le funzionalità. Ad esempio: il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi che costituiscono l’edificio stesso, l’installazione di impianti secondo le esigenze d’uso, gli interventi effettuati nell’ottica di prevenzione alle situazioni di degrado, l’apertura di finestre per esigenze di aerazione dei locali, ecc.
- Ristrutturazione edilizia: che sono i generici lavori volti alla trasformazione dell’immobile o della singola unità abitativa per arrivare ad una struttura edilizia, in parte, o completamente diversa rispetto a quella iniziale. Tra gli interventi che rientrano in questa categoria possiamo citare: modifica della facciata, demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria dell’immobile preesistente, realizzazione di balconi o mansarde, apertura di nuove porte e finestre, costruzione dei servizi igienici. Sono da considerarsi come ristrutturazione edilizia anche agli interventi di ricostruzione o ripristino dell’immobile danneggiato a seguito di eventi calamitosi, e all’eliminazione delle barriere architettoniche o la realizzazione di strumenti idonei a favorire la mobilità di soggetti portatori di handicap o con gravi disabilità, ed infine le misure finalizzate a prevenire il rischio del compimento di atti illeciti da parte di terzi (installazione di porte blindate, tapparelle metalliche con bloccaggi, apposizione di grate sulle finestre, sostituzione o installazione di cancellate o recinzioni murarie, ecc.).
Tra le spese accessorie alle opere di ristrutturazione, in parte, sopra elencate, sono ammesse all’agevolazione anche:
- le spese per la progettazione e le altre prestazioni professionali connesse;
- le spese per prestazioni professionali richieste dal tipo di intervento;
- le spese per l’acquisto dei materiali;
- le spese per l’effettuazione di perizie e sopralluoghi;
- l’IVA, l’imposta di bollo e i diritti pagati per concessioni, autorizzazioni e comunicazioni di inizio lavori;
- gli oneri di urbanizzazione
Agevolazione IVA per interventi di recupero del patrimonio edilizio
Per le spese di ristrutturazione è possibile usufruire dell’aliquota Iva ridotta al 10%. Tale agevolazione si applica sulle prestazioni di servizi resi dall’impresa che esegue i lavori e, in alcuni casi, anche sulla cessione dei beni, a seconda del tipo di intervento.
Sugli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, realizzati sulle unità immobiliari abitative, è prevista l’Iva ridotta al 10% mentre sui beni, è possibile usufruire dell’aliquota ridotta solo se acquistati dall’impresa appaltatrice e ceduti nell’ambito del contratto.
C’è da precisare che nei casi in cui l’impresa appaltatrice fornisca dei beni “di valore significativo” rispetto alla prestazione di lavoro svolta, l’aliquota ridotta sui beni acquistati e ceduti all’interno del contratto di appalto, può arrivare soltanto fino alla concorrenza del valore della prestazione considerato al netto del valore dei beni stessi.
Per capirci meglio se un’impresa deve svolgere lavorazioni per 10.000 in cui sono compresi anche i beni significativi e, il valore delle prestazioni d’opera è di 4.500 euro, contro i 5.500 euro del valore dei beni significativi acquistati all’interno del contratto, sarà possibile considerare, sul bene acquistato, l’aliquota ridotta soltanto fino a 4.500 euro.
Per beni significativi si intendono:
- ascensori e montacarichi
- infissi esterni e interni
- caldaie
- video citofoni
- apparecchiature di condizionamento e riciclo dell’aria
- sanitari e rubinetteria da bagni
- impianti di sicurezza.
A chi spetta il bonus ristrutturazioni
Il bonus ristrutturazioni spetta a tutti i soggetti IRPEF o IRES residenti in Italia e non, che nel corso dell’anno di imposta preso in esame, abbiano sostenuto spese per le operazioni di recupero del patrimonio edilizio su una unità immobiliare in loro possesso.
Questo significa che, oltre al proprietario, possono beneficiare della detrazione IRPEF del 50% sulle spese sostenute per la ristrutturazione di immobili, tutti coloro i quali detengono un titolo di possesso dell’unità stessa e vale a dire:
- usufruttuario;
- nudo proprietario;
- comodatario;
- socio di società semplici;
- socio di cooperative;
- imprenditore individuale;
- familiare convivente;
- coniuge separato assegnatario dell’immobile di proprietà dell’altro coniuge;
- convivente more uxorio non proprietario dell’immobile.
Come richiedere ed ottenere il bonus ristrutturazioni
Per richiedere ed ottenere la detrazione IRPEF del 50% sulle ristrutturazioni edilizie, il contribuente dovrà, per prima cosa, pagare tutte le spese sostenute per i lavori, eventuali perizie e i materiali, tramite bonifico bancario (il cosiddetto bonifico parlante), ovvero una disposizione particolare che dovrà indicare nella causale i seguenti dati:
Per i lavori edili:
- La causale del versamento deve indicare la seguente dicitura: articolo 16 bis del DPR 917/1986 + codice fiscale del beneficiario + codice fiscale o partita IVA di chi esegue i lavori + gli estremi della fattura pagata;
Per lavori edili su parti comuni di condomini:
- La causale del versamento deve indicare la seguente dicitura: articolo 16 bis del DPR 917/1986 + codice fiscale del beneficiario + codice fiscale o partita IVA di chi esegue i lavori + codice fiscale del condominio + codice fiscale dell’amministratore o del condominio che esegue il pagamento + gli estremi della fattura pagata.
All’interno del bonifico ristrutturazione è necessario indicare, inoltre, il nominativo di tutti coloro i quali sostengono il pagamento ed avranno, successivamente, diritto alla detrazione di imposta.
Per ottenere materialmente lo sconto, sarà necessario fare il calcolo di tutte le spese sostenute per la ristrutturazione e indicare l’importo calcolato nel quadro RP della dichiarazione dei redditi dell’anno successivo a quello in cui viene effettuata la spesa, a fianco dei dati catastali dell’immobile oggetto della ristrutturazione.
E’ importante però sapere che, in caso di successivi controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, sarà cura del contribuente che ha indicato questo tipo di onere in dichiarazione dei redditi, conservare ed esporre la seguente documentazione:
- fatture o le ricevute fiscali relative alle spese effettuate per la realizzazione dei lavori di ristrutturazione;
- la ricevuta del bonifico;
- domanda di accatastamento, se l’immobile non è ancora censito;
- ricevute di pagamento dell’IMU, se dovuta;
- delibera di assemblea per l’approvazione dell’esecuzione dei lavori e tabella millesimale di ripartizione delle spese, per gli interventi sulle parti condominiali;
- dichiarazione di consenso all’esecuzione dei lavori del possessore dell’immobile, per gli interventi effettuati dal detentore dell’immobile, se diverso dai familiari conviventi;
- abilitazioni amministrative richieste dalla vigente legislazione edilizia in relazione alla tipologia di lavori da realizzare (concessioni, autorizzazioni, eccetera) o, se la normativa non prevede alcun titolo abilitativo, dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà in cui indicare la data di inizio dei lavori e attestare che gli interventi realizzati rientrano tra quelli agevolabili;
- ricevuta di invio comunicazione all’ENEA.
Bonus mobili ed elettrodomestici
Per arredare un immobile oggetto di ristrutturazione edilizia è previsto un ulteriore bonus, ovvero, una detrazione IRPEF del 50% relativa all’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni).
Come per il bonus ristrutturazioni, anche il bonus mobili è una detrazione IRPEF da ripartirsi su 10 anni in quote di pari importo, per un ammontare complessivo, non superiore a 10.000 euro.
Per poter sfruttare questa ulteriore agevolazione è necessario che la data di inizio dei lavori di ristrutturazione sia antecedente a quella in cui sono sostenute le spese per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici.
Il contribuente avrà diritto ad un bonus mobili di 10.000 euro per ogni unità abitativa oggetto di ristrutturazione se ha eseguito i lavori su più immobili.
A titolo di esempio, rientrano tra i mobili agevolabili:
- letti;
- armadi;
- cassettiere;
- librerie;
- scrivanie;
- tavoli;
- sedie;
- comodini;
- divani;
- poltrone;
- credenze;
- materassi;
- apparecchi di illuminazione.
Sono invece esclusi:
- porte;
- pavimentazioni;
- parquet;
- tende e tendaggi;
- altri complementi di arredo.
Tra le spese per l’acquisto di grandi elettrodomestici e mobili che danno diritto al cosiddetto “bonus mobili” possono essere comprese anche quelle di trasporto e montaggio dei beni acquistati, soltanto se pagate con le stesse modalità richieste per la fruizione della detrazione (bonifico, carte di credito o bancomat).
Le modalità di pagamento di mobili e grandi elettrodomestici per l’ottenimento del bonus mobili sono:
- bonifico bancario o postale;
- bancomat;
- carta di credito;
- finanziamento.
Non è consentito pagare con assegni bancari, contanti o altri mezzi di pagamento non tracciabili.
I documenti da conservare per un eventuale futuro controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate sono:
- ricevuta del bonifico
- per i pagamenti con carta di credito: estratto conto della carta con relativo pagamento;
- per i pagamento tramite bancomat, scontrino del bancomat e documentazione di addebito sul conto corrente;
- le fatture di acquisto dei beni, con le indicazioni di natura, qualità e quantità dei beni e dei servizi acquisiti.
Se hai trovato interessante questo articolo, per approfondire, ti consiglio il mio libro "PAGARE MENO TASSE" che ti svelerà i segreti che i commercialisti ti tengono volutamente nascosti...