Quante e quali tasse si pagano sui profitti delle opzioni binarie
Tutti coloro che operano abitualmente nel Forex, o si guadagnano da vivere attraverso il trading online, conoscono molto bene lo strumento finanziario che prende il nome di opzioni binarie, spesso chiamate anche operazioni binarie.
Chi invece si avvicina per la prima volta al mondo degli investimenti online, potrebbe non aver ben chiaro di cosa si tratta. In questa guida cercheremo di dare una rapida spiegazione del loro funzionamento ma ci soffermeremo, soprattutto, sull’aspetto fiscale ossia le tasse che il Fisco chiede sulle eventuali plusvalenze derivanti da questo strumento finanziario.
Indice:
Cosa sono le opzioni binarie?
In parole molto semplici possiamo definire il termine opzione binaria come un vero e proprio contratto che conferisce, al possessore, il diritto, ma non l’obbligo (da qui deriva proprio la denominazione opzione), di acquistare o vendere un asset sul quale l’opzione stessa fa riferimento. Come ogni altro tipo di contratto viene stabilito un prezzo di acquisto definito strike price o più semplicemente strike e una determinata data ad indicarne la durata.
Si tratta di un prodotto finanziario derivato e particolarmente apprezzato dai trader con una certa esperienza. Viene utilizzato con frequenza per effettuare redditizie speculazioni (almeno questa è la speranza) o coperture finanziarie negli investimenti ad alto rischio.
Rispetto ad altri strumenti derivati simili, in questo caso il possessore ha il diritto di recesso: ovvero non ha alcun obbligo di comprare o vendere l’asset sottostante, ma può decidere di farlo solo se l’opzione ha un’effettiva convenienza economica.
Sappiamo bene come il trading si basi, nella maggior parte dei casi, sul lucrare quanto più possibile dalla variazione dei prezzi sia in salita che discesa ed indipendentemente dal tipo di asset che si stia utilizzando. Il fatto di essere degli strumenti finanziari derivati, sta a significare che il valore di un’opzione binaria dipende da un altro strumento finanziario che viene, in gergo, definito asset sottostante. A sua volta, questo prodotto può essere un’azione, obbligazione, valuta, materia prima, metallo prezioso, tassi di interesse oppure semplicemente un qualsiasi indice mondiale del forex.
Esistono due tipologie di opzioni binarie:
- call (di acquisto);
- put (di vendita).
La differenza sta nel fatto che le prime consentono di guadagnare se il valore dell’asset di riferimento sale rispetto al prezzo di acquisto e le seconde invece se scende. Starà alla bravura dell’investitore prevedere l’andamento del prezzo ed agire di conseguenza.
Il trader deve anche stabilire la scadenza dell’opzione binaria che, normalmente, è a brevissimo termine; l’operazione può durare anche solo 60 secondi oppure arrivare ad un massimo di 24 ore. In realtà ci sono anche operazioni binarie definite one touch con scadenza settimanale; hanno però un andamento molto più difficile da prevedere visto l’arco temporale prolungato dell’operazione.
Un tempo le opzioni binarie, come qualsiasi altro strumento derivato, erano utilizzate solo da professionisti che disponevano di mezzi e conoscenze per poterle gestire con profitto. Oggi, grazie ad internet e alla facilità con cui si può operare sul forex, chiunque è in grado di cimentarsi in operazioni di trading online e sfruttare anche le opportunità offerte dalle opzioni binarie.
Si possono ottenere guadagni a doppia cifra molto rilevanti e raddoppiare, o addirittura triplicare, il capitale investito in breve tempo, ma non è affatto così semplice come sembrerebbe apparire, altrimenti saremmo tutti ricchi. Sono strumenti finanziari ad alto rischio e con la concreta possibilità di perdere l’intero investimento in un batter d’occhio, perciò la cautela deve essere d’obbligo.
L’iter fiscale per le opzioni binarie
Abbiamo detto di come le opzioni binarie siano uno strumento finanziario che permetta rapidi guadagni con percentuali decisamente allettanti. La legge italiana le ha equiparate ai contratti derivati, visto che, comunque, si tratta esattamente di questo.
Ogni broker che gestisce le opzioni binarie deve rispettare il regolamento imposto dal MIFID (Markets in Financial Instruments Directive), ovvero la disciplina della Comunità Europea sui servizi di investimento. Una direttiva (2004/39/EC) che ha lo scopo di tutelare investitori e risparmiatori e che ha visto la sua ultima versione entrare in vigore il 3 gennaio 2018.
Il MIFID prevede una tassazione del 26% su tutti i profitti generati attraverso le opzioni binarie. Visto che teoricamente i guadagni ottenuti con tale strumento finanziario sono frutto esclusivamente di speculazioni, il livello dell’imposizione fiscale lo si può ritenere non particolarmente elevato.
L’investitore deve inserire i proventi derivanti dalle operazioni binarie, relativi all’anno solare in corso, nella dichiarazione dei redditi. È bene ricordare che dovranno essere indicate anche le perdite, in modo da poter ottenere un’esatta somma algebrica su cui applicare l’aliquota fissa del 26%.
In molti forum si afferma, con una certa superficialità, che l’Agenzia delle Entrate non sia in grado di dimostrare l’eventuale evasione fiscale di chi non dichiara i guadagni derivanti dalle opzioni binarie. Questo potrebbe, al limite, corrispondere al vero solo nel caso in cui le cifre in gioco risultassero non particolarmente elevate. Se invece, i guadagni fossero ingenti, sarebbe decisamente più difficile, oltre che moralmente discutibile e illegale, eludere il Fisco.
Il denaro accumulato deve essere in qualche modo investito o speso quindi, eventuali acquisti di proprietà immobiliari e beni di lusso dovranno essere giustificati e anche in maniera particolarmente dettagliata una volta scovati dal Fisco.
Del resto l’Agenzia delle Entrate è molto attenta a queste situazioni e vigila costantemente attraverso strumenti e banche dati che si intrecciano e lasciano pochi spazi di manovra, detto questo, farla a franca risulta alquanto difficile. Le imposte dovute sono nettamente più basse delle percentuali di guadagno che si possono realizzare e, di conseguenza, sarebbe consigliabile dichiarare tutte le eventuali plusvalenze.
Opzioni binarie: come si calcolano esattamente le tasse
Abbiamo già chiaramente evidenziato come l’imposta da versare nelle casse dell’erario sia del 26%. Ora vediamo, nello specifico, come calcolare la base imponibile ed effettuare il pagamento. Tutta la procedura spetta al contribuente, visto che l’eventuale società intermediaria (broker online) non può assumere la posizione di sostituto di imposta.
In pratica, si sfrutta lo stesso procedimento utilizzato per la dichiarazione di qualsiasi altra plusvalenza generata tramite operazioni di trading online e facenti parte dei cosiddetti redditi diversi. Sarà necessario compilare in modo opportuno il modello Redditi Persone Fisiche, indicando i relativi corrispettivi nella sezione II al rigo RT41.
Il calcolo scaturisce dalla somma algebrica di tutte le plusvalenze (guadagni) e di eventuali minusvalenze (perdite) relative all’anno in corso. Tuttavia, in aiuto del trader arriva, solitamente, il servizio di conteggio delle plusvalenze totali messo a disposizione dalla piattaforma utilizzata per operare sui mercati finanziari. L’imposta va, ovviamente, pagata attraverso il modello F24 insieme alle altre imposte sul reddito.
Le piattaforme dei broker online non possono fungere da sostituti di imposta
La procedura di pagamento dell’imposta è senza dubbio una scomodità, comunque inevitabile, visto che in Italia le piattaforme che offrono il servizio di intermediari sulle operazioni binarie non possono assumere la posizione di sostituti di imposta. Ciò significa che non sono in grado di versare il balzello del 26% al posto dell’investitore, non potendo calcolare già la tassa ed includerla all’interno della relativa transazione come avviene per il trading online.
In compenso, scegliendo un broker online di un certo livello, si può avere, su richiesta, una documentazione molto dettagliata delle plusvalenze annue, in modo da poterle inserire nella dichiarazione dei redditi senza dover effettuare cervellotici conteggi.
Qualora la legge darà la possibilità ai trader di pagare le tasse dovute direttamente tramite la piattaforma che utilizzano, la procedura diverrà automatica e sarò impossibile scamparla.
Fino a quel momento sarà sempre necessario, magari facendosi aiutare da un bravo commercialista, inserire i guadagni nella dichiarazione dei redditi: pena la possibile accusa di evasione fiscale con sanzioni piuttosto salate.
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