Società off-shore: evasione fiscale e rischi

Le Società off-shore sono quelle organizzazioni che hanno la propria sede legale in un determinato Stato estero, ma che svolgono la propria attività principale al di fuori dello Stato in cui sono correttamente registrate. Queste società, di norma, hanno la loro sede nei paesi considerati paradisi fiscali.

Tali paesi sono caratterizzati da leggi sulle attività economiche con restrizioni molto morbide o particolarmente flessibili. In particolare risultano essere particolarmente bassi o addirittura inesistenti i livelli di tassazione ed estremamente limitati gli adempimenti contabili richiesti.

Altro grande vantaggio dato dalla creazione di una società off-shore, oltre alle tasse basse ed alla scarsa burocrazia, è dato dalla possibilità di ottenere una grande riservatezza sulle attività finanziarie che si svolgono in tali paesi. Le amministrazioni locali possono addirittura rifiutarsi di collaborare con quelle di altri paesi, proteggendo di fatto gli interessi della società residente.

Per tali ragioni, spesso, la creazione di queste società è fatta per nascondere operazioni che sono vietate o illecite nei propri Paesi d’origine oppure mascherare perdite di bilancio o capitali all’estero.

Indice:

 

Come funzionano le società off-shore

Prima di capire come funzionano le società off-shore è utile sottolineare che per creare un società di questo genere sono necessari, solitamente, soltanto un paio di giorni e non è indispensabile aprire un ufficio oppure assumere dei dipendenti nel paese prescelto.

Si può scegliere di avere una persona che opera come fiduciario oppure nominare una società come azionista. Le società off-shore quindi, essendo registrate in qualche paradiso fiscale, non pagano, o pagano poche tasse, in quei Paesi e, grazie a questo meccanismo giuridico legale, riescono a ridurre il loro carico fiscale.

Utilizzando un esempio possiamo capire meglio come funzionano queste società:immaginiamo un’azienda che produce banane in Costa Rica che verranno successivamente vendute in un supermercato in Italia. Per compiere queste operazioni l’azienda dispone di tre imprese, la prima in Costa Rica, dove produce le banane, la seconda registrata in Italia, dove le banane vengono vendute, ed una terza, la società off-shore con sede a Panama, Paese in cui non si pagano tasse.

L’azienda che produce banane in Costa Rica le rivende a prezzo, quasi di costo (100 dollari), alla società off-shore con sede a Panama. Così facendo l’azienda produttrice registrerà un profitto molto basso in Costa Rica (il paese di produzione), pagando una quota irrisoria di tasse al proprio paese.

A questo punto la società off-shore venderà le banane all’azienda che le commercializzerà in Italia a 300 dollari. Quest’ultima impresa dichiarerà di aver venduto quindi le banane presso i supermercati o i mercati a 300 dollari, non realizzando alcun profitto. Per tale ragione non dovrà pagare alcuna tassa in Italia. Allo stesso modo, ed in maniera simultanea, il profitto di 200 dollari ottenuto verrà attribuito alla società off-shore a Panama, la quale svolgendo attività all’estero in Costa Rica ed in Italia non pagherà alcuna tassa al proprio paese.

L’esempio numerico chiarisce  in modo semplice come si possono ottenere dei vantaggi dalla costituzione di questo tipo di società. Il procedimento avviene in maniera del tutto legale e, secondo la legge italiana, creare una società off-shore non è un reato. Il problema sorge nel momento in cui questa non venga dichiarata, in quanto questo comportamento configurerebbe una violazione delle leggi fiscali italiane.

Secondo l’Agenzia delle Entrate il ricorso ai paradisi fiscali ha come obiettivo quello di ottenere risparmi fiscali, portare in deduzione spese, evitare il rapporto con i propri creditori oppure dribblare le richieste economiche degli ex coniugi in caso di separazione.

La costituzione di una società off-shore quindi, è legale come operazione in se e per se, ma costituisce reato fiscale una eventuale non dichiarazione alle autorità nazionali. E’ utile sottolineare che lo sfruttamento eccessivo di tali pratiche possono dare adito a possibili controlli dell’Agenzia delle Entrate.

 

Cos’è un paradiso fiscale

I paradisi fiscali sono degli Stati, normalmente molto piccoli ed a volte appartenenti alla sovranità di uno Stato più grande, che hanno una legislazione tributaria molto favorevole con tasse molto basse sia per le persone giuridiche che per le persone fisiche.

L’obiettivo di un paradiso fiscale è quello di attrarre investimenti e risorse dall’estero, garantendo in cambio l’esenzione, anche totale, dal pagamento delle imposte. Molte persone fisiche e giuridiche ricorrono ai paradisi fiscali proprio con l’obiettivo di evitare la tassazione, dedurre alcune spese o sfuggire ai propri creditori.

Altra motivazione per la quale si ricorre ai paradisi fiscali può essere quella di fuggire dalle rivendicazioni di ex coniugi nei casi di divorzio o diatribe legali.

Il paradiso fiscale normalmente ha una burocrazia ridotta al minimo che consente di espletare le varie pratiche relative alla costituzione della propria società, e della propria vita, molto rapidamente, ottenendo notevoli risparmi fiscali. Un importante fattore è la garanzia dell’anonimato per le operazioni effettuate, il tutto nella totale legalità.

L’esistenza dei paradisi fiscali si fa risalire addirittura all’Impero Romano dal quale molti sudditi preferivano scappare annettendosi a regni barbari pur di fuggire al pesante fisco romano. I moderni paradisi fiscali sono nati con la scoperta dell’America, molti storici, infatti, sono convinti che numerosi padri pellegrini che hanno fondato le colonie del nord America siano fuggiti nel Nuovo Mondo proprio per scappare dalle pesanti tasse imposte nel Regno Unito.

Un caso particolare, tra i paesi che possiamo considerare paradisi fiscali, è la Svizzera che ha una legislazione favorevole, minori tasse e anche la caratteristica di essere un paese neutrale.

Oggi, tra i paesi considerati paradisi fiscali possiamo annoverare: le isole Cayman nel mar dei Caraibi, il Libano, Dubai e tornando nel Sud America non possiamo non menzionare lo stato di Panama.

Quest’ultima è diventata, nel corso degli anni, la regina dei paradisi fiscali per la creazione di società off-shore. Il totale anonimato e i vantaggi legali che consentono anche di nascondere operazioni sino al limite del lecito, o di evadere il fisco del proprio paese, l’hanno resa una delle mete simbolo dei paesi a fiscalità agevolata

 

Come aprire una società off-shore

L’apertura di una società off-shore è un’operazione perfettamente legale, mentre possono diventare  illecite alcune operazioni compiute dalla società stessa. Un grande vantaggio dell’off-shore consiste nel mantenere il totale anonimato dei soci ed anche di poter limitare la responsabilità degli stessi tramite l’emissione di azioni al portatore.

I vantaggi dell’anonimato riguardano anche altre operazioni quali: apertura di conti correnti e l’acquisto di partecipazioni azionarie in altre società persino nel paese di residenza.

L’anonimato è altresì garantito per tutte le operazioni di compravendita che sono soggette alle imposte indirette (IVA) dello stato off-shore.

Le forme giuridiche che si possono scegliere per la costituzione di una società di questo tipo variano a seconda del paradiso fiscale e sono formule specifiche che, pur cambiando nome a seconda del paese, conservano sempre una peculiarità, quella di poter emettere azioni al portatore e di poter trasportare e custodire i documenti contabili in tutto il mondo. Questi sono due dei più concreti e reali vantaggi che si hanno con le società off-shore.

La crescita di questo tipo di società ha comportato anche l’aumento del numero delle società di consulenza specializzate in costituzione di off-shore, che dannò tutta l’assistenza di tipo legale e tributario a chiunque voglia investire in questo tipo di aziende. Le società di consulenza possono seguire tutte le fasi del processo: dalla costituzione sino alle fasi successive.

La scelta di una buona società di consulenza è fondamentale anche per quel che riguarda le spese di costituzione, che possono variare da poche centinaia sino ad alcune migliaia di euro se ci affida ad una società di consulenza.

In generale, le spese di costituzione non sono un parametro da sottovaluitare ma non ci si può certamente fossilizzare troppo su quei costi perchè è fondamentale affidarsi ad una società di consulenza valida che tuteli l’imprenditore in questa scelta delicata.

Una volta costituita la società è possibile aprire una succursale nel nostro paese. In questo caso la forma giuridica può variare da:

  • Rappresentative Office
  • S.r.l.

Il rappresentative Office o ufficio di rappresentanza è la forma più semplice poiché per aprirlo è necessario il codice fiscale e aprire una partita IVA, con seguente comunicazione alla camera di commercio della zona di residenza.

La costituzione di una S.r.l. è una formula più complessa, poiché comporta l’iscrizione della società nei pubblici registri pur mantenendo la configurazione di impresa estera. La nuova succursale verrà considerata a tutti gli effetti una S.r.l. italiana con tutti gli obblighi e adempimenti delle imprese italiane. L’azienda resta soggetta alla legislazione del Paese estero esclusivamente in caso di fallimento.

 

Cos’è il transfert pricing

Il fenomeno del transfert pricing (trasferimento del prezzo) è una delle operazioni, oggi, più diffuse tra gli investitori delle imprese off-shore. Tale operazione è utilizzata nel campo dell’elusione fiscale, ovvero si prova ad ottenere un risparmio di tasse tramite un aggiramento delle leggi, compiendo operazioni legali ma border-line, con il solo fine di pagare un’imposta più leggera rispetto a quella canonica.

Il modo in cui funziona tale meccanismo è molto semplice e può essere spiegato utilizzando un esempio: pensiamo ad una società che vende i sui prodotti in tutto il mondo ed ha la sua produzione in un Paese con regime fiscale di tipo tradizionale; in questo caso la società, invece di vendere i propri prodotti direttamente, decide di creare una filiale in un Paese off-shore a cui rivendere i propri beni.

Se il normale prezzo di vendita del bene sarebbe pari a 200 euro, ed il costo di produzione pari a 100, la società venderà, alla propria società off-shore, la merce per 105 euro. La società off-shore, a sua volta, rivenderà il bene al prezzo di 200 euro.

Grazie a questo meccanismo la società italiana pagherà le tasse soltanto sui 5 euro di utile nel proprio paese, mentre sui restanti 95 godrà del regime fiscale più agevolato in vigore nel paese dove è situata l’impresa off-shore.

Questo è un primo esempio di come si possono ottenere degli enormi vantaggi fiscali con il transfert pricing che, con pratiche più complesse e sistemi di aziende controllate può portare anche svariate situazioni in cui i vantaggi sono addirittura superiori.

Immaginiamo che il prodotto venga venduto alla filiale off-shore, addirittura sottocosto (nel nostro caso, ad esempio, 80 euro): con l’impresa locale registrerà quindi una perdita nel proprio paese d’origine. In tal caso, una perdita, su uno o più lotti di merce, può consentire di aggiustare a proprio piacimento ogni bilancio derubricando tutto l’utile nel paese off-shore dalla cui filiale la merce verrà rivenduta al prezzo normale di 200 euro.

In questo modo, la società italiana, da questo “scambio di merci” patirà una perdita e l’utile verrà attributo per intero alla società off-shore con la tassazione di quel Paese.

L’Amministrazione Finanziaria, per ovviare a questa specie di falla ha previsto una legge riguardante il CFC (Controlled Foreign Companies) che fa riferimento all’articolo 167 del TUIR (Testo Unico delle imposte sui Redditi) per le  imprese controllate che operano all’estero.

 

Le banche off-shore

Una delle caratteristiche peculiari che hanno i paradisi fiscali è la presenza delle banche off-shore. L’aspetto fondamentale che distingue una banca off-shore da una tradizionale è la totale assenza di trasparenza con gli istituti finanziari degli altri paesi.

Tale aspetto consente di rendere possibile l’occultamento dei capitali, in quanto è difficile, se non impossibile, ottenere informazioni riguardo i titolari e i fondi sui loro conti correnti. Questa particolarità ha consentito, e consente tutto’ora,  lo spostamento di elevati capitali in questi paesi come è accaduto sino al 2009 ad esempio nella Repubblica di San Marino.

Tra le tipiche operazioni che caratterizzano le banche off-shore annoveriamo i contratti di private insurance. Tali contratti fondono il servizio di investimento patrimoniale, con o senza una delega, con un contratto di polizza vita. Questo contratto, diffusosi inizialmente in Paesi come Irlanda e Lussemburgo, è legato alla vita del contraente e potrà essere sciolto solo alla sua morte o con un riscatto anticipato in casi particolari e specifici. In genere, esso è collegato all’apertura di un conto corrente nel quale confluiscono vari strumenti finanziari come delle quote societarie, liquidità ed altro ancora.

Un altro tipo di operazione che viene effettuata di sovente in queste banche è quella che utilizza l’istituto del trust. Con questo strumento giuridico un soggetto denominato “settlor” affida ad un altro soggetto, trustee, un patrimonio. L’operato del trustee, che può essere controllata da una figura denominata protector, deve avere l’obiettivo di amministrare il patrimonio ad esclusivo favore di uno o più beneficiari indicati precedentemente o in un secondo momento.

Grazie all’utilizzo di questi strumenti le persone scelgono le banche off-shore proprio perché consentono di poter amministrare in totale riservatezza dei patrimoni di notevoli entità.

Ulteriori strumenti specifici sono adottati da alcuni paesi come ad esempio la Fondazione di Famiglia diffusa nel Liechtenstein, che consente a chi non è residente nel Paese di gestire il patrimonio mobiliare ed immobiliare anche in ambito di successione.

Altri strumenti molto simili al precedente sono la Fondazione Privata, che è prevista in paesi quali l’Austria ed il Lussemburgo.

Un ultimo strumento da menzionare è quello della società di gestione del Patrimonio familiare (Spf). Questo strumento nato in Lussemburgo nel 2007 con l’idea di poter gestire grandi patrimoni privati, ha il vantaggio di essere esente da imposte. In pratica con esso non si pagano le imposte sui redditi delle società, le imposte comunali e commerciali ed a maggior ragione l’imposta sui patrimoni per i fondi confluiti in questo tipo di società. Quindi anche per quanto riguarda la protezione del patrimonio, le banche off-shore possono essere una soluzione.

 

Come utilizzare legalmente una società off-shore

Le società off-shore non sono illegali e sono contemplate nel diritto internazionale e in quello italiano. Quello che potrebbe renderle illegali è il loro utilizzo ai fini elusivi, primo tra tutti quello di non pagare le imposte allo Stato Italiano o averne una riduzione indebita attraverso movimenti contabili poco chiari.

L’uso corretto e legale per il quale dovrebbero essere sfruttare queste società, sarebbe quello di sfruttare l’opportunità data dal diritto internazionale di rendere ottimali gli investimenti e tutelare privacy e patrimonio.

E’ fondamentale tenere sempre presente che non è possibile lavorare dall’Italia con una società off-shore, che non dovrebbe essere costituita al solo scopo di non pagare le tasse, sfruttando il regime fiscale privilegiato dello Stato estero di appartenenza per trarne poi profitto. Un’interpretazione diversa o distorta di tale principio rappresenta un non corretto utilizzo di questo istituto.

In definitiva, per proteggere parte del proprio patrimonio, oppure se realmente si opera dal paese in cui l’azienda viene costituita, senza alcuna attività svolta in Italia, la costituzione di una società off-shore può essere la soluzione ideale.

Quello che non si potrà mai fare è però utilizzare detta società operando dall’Italia o sfruttarla soltanto per emettere fatture di comodo. Per lavorare dall’Italia con un’attività off-shore è necessario che la società esista realmente nel Paese prescelto e sia materialmente operativa con una sede e dei dipendenti. In questo caso le imposte sugli utili verranno pagate, dalla persona fisica che ne risulta titolare, secondo la normativa italiana in capo alla persona che risiede materialmente in Italia che è il percettore di tutti i redditi.

Le società off-shore quindi non sono assolutamente illegali ma potrebbero diventarlo a causa di un loro utilizzo diverso da quello canonico, ovvero se diventassero delle vere e proprie società di comodo ai fini elusivi dell’imposta.

 

Vantaggi delle società off-shore

L’utilizzo di una società off-shore se fatto in modo corretto ed oculato dall’imprenditore può garantire dei notevoli vantaggi per chi decide di utilizzarla. Volendo ricapitolare, tra i principali vantaggi derivanti dalle società di questo tipo c’è quello di una tassazione agevolata in un paese estero per i redditi prodotti fuori da quel Paese.

Un livello di tassazione inferiore consente un notevole risparmio fiscale per l’imprenditore che compie operazioni nei cosiddetti paradisi fiscali. Altro vantaggio non trascurabile è il segreto bancario di cui i paradisi fiscali sono dotati. Ulteriori vantaggi consistono nella protezione del patrimonio collegata ad una burocrazia estremamente semplificata o addirittura assente.

A fronte di queste possibilità di vantaggio per l’imprenditore è utile ribadire come la costituzione di tali società non debba essere utilizzata come un escamotage per non pagare le tasse in Italia, poiché in questo caso si configurerebbe un uso illecito di questo istituto.

Ti ricordo che il fisco italiano richiede, per i residenti nel nostro paese, di indicare chiaramente le partecipazioni in tali aziende in uno specifico quadro della dichiarazione dei redditi (quadro RW), con i rispettivi redditi derivanti da esse che verranno quindi tassati in Italia anche se alla fonte (il Paese off-shore) dovessero essere esenti da imposte.

Il punto più importante è queste società possono garantire numerosi utilizzi legali e vantaggi relativi alla scelta della giurisdizione in cui si intende operare. D’altronde le normative di diritto internazionale, successivamente recepite anche dal nostro ordinamento giuridico, hanno sempre contrastato l’utilizzo illegale di tali istituti rendendole inefficaci e addirittura dannose quando si decide di aprire una vera e propria attività commerciale o imprenditoriale con una gestione off-shore.

L’imprenditore può correttamente valutare tutte le opzioni offerte, ma sempre guardando al tipo di utilizzo che ne vuol fare e rispettando le norme giuridiche in vigore. In altre parole non è lo strumento legale il problema, ma il suo eventuale utilizzo per finalità non legali.

 

Rischi delle società off-shore

I notevoli vantaggi che si possono ottenere dall’utilizzo di una società off-shore sono bilanciati anche dai grossi rischi a cui si può andare incontro. Quando si sceglie una nuova nazione dove svolgere tutta, o parte, della propria attività imprenditoriale, il primo passaggio da fare è quello di individuare il paese più consono alle proprie esigenze dove poter operare.

La conoscenza dei risvolti giuridici e della legislazione internazionale dei vari paesi è il primo passo per non andare incontro a spiacevoli conseguenze. In questi casi ogni imprenditore avveduto può certamente occuparsi in maniera diretta dell’apertura e la costituzione della propria società off-shore visto che è possibile affidarsi alle tante compagnie disponibili online.

Tuttavia, una scelta più sicura è quella di affidarsi ad un consulente esperto e certificato in materia di off-shore. La scelta dell’eventuale consulente accreditato ed esperto può essere il primo passo per evitare futuri problemi.

Il rischio più grosso infatti, è quello di essere truffati, poiché, se non si è pienamente a conoscenza delle leggi locali del paese dove andrà ad operare la nuova società è possibile trovarsi di fronte a costi occulti e spese non preventivate. La scelta di una buona società di consulenza, specializzata in off-shore può essere il primo passo per evitare qualsiasi genere di truffa o costi a sorpresa.

Il rischio però, non riguarda soltanto i semplici costi imprevisti, ma potrebbero verificarsi anche situazioni più serie come problemi anche di tipo penale o denunce di evasione fiscale nei casi peggiori. Le denunce per riciclaggio di denaro sono molto frequenti in questi paesi se non si conoscono correttamente le normative vigenti.

Il consiglio è quello di essere perfettamente a conoscenza delle leggi e del diritto internazionale (cosa piuttosto complessa) o di affidarsi a consulenti accreditati, certificati realmente esperti del settore. Da questo primo passo spesso può dipendere la riuscita futura della propria attività d’impresa, perché i vantaggi possono essere sfruttati ma solo se si ha la giusta conoscenza e competenza per farlo.

I rischi, come nella vita, nell’attività d’impresa sono all’ordine del giorno, essendo consapevoli che l’unico modo per evitarli è avere le conoscenze e le competenze giuste per poterli correttamente aggirare.

 

Quale futuro per le società off-shore?

Premesso che sia ormai finita l’epoca delle società off-shore aperte in uno sperduto paesino delle Alpi o nel mar dei Caraibi che consentivano di avere aziende dormienti e poi lavorare dall’Italia senza pagar tasse.

Premesso ancora, che siano finiti i tempi in cui strutture in particolari Stati garantivano anonimato, no tasse e transazioni finanziarie oscure e quant’altro sia possibile inventare in materia, il diritto societario internazionale ha subito dei grossissimi cambiamenti, tali da segnare la fine di un’epoca. Il tempo della “Ltd a 1000 sterline chiavi in mano” che consentiva di fare quel che si voleva, non pagando tasse, non dichiarando nulla in Italia, se non le briciole, senza muovere il culo restando nel bel Paese è finito!

Il processo di cambiamento, relativo a questo istituto al quale stiamo assistendo, ci consente di vedere chiaramente quale futuro avranno le società off-shore: non sarà difficile stabilire una società in uno dei paesi a fiscalità agevolata, ma sarà sempre più complicato aprire un conto in banca per l’azienda.

Senza un conto corrente nel Paese a fiscalità agevolata risulteranno impossibili le transazioni finanziarie per la società e tutto diventerà praticamente inutile. Le banche renderanno sempre più difficile la vita a coloro che decideranno di aprire un conto corrente in un Paese estero a società off-shore con soci non residenti.

Una delle condizioni fondamentali imposte dall’OCSE alle società è la trasparenza assoluta e, per mantenere la conformità alle nuove disposizioni, sarà possibile aprire conti bancari soltanto ad imprese le cui attività siano trasparenti, ovvero quando amministratori e proprietari dell’impresa stessa saranno essi stessi iscritti nei registri pubblici ed ufficiali del luogo dove ha sede l’impresa.

Gli Stati in cui tradizionalmente vengono costituite le società off-shore, come ad esempio: le Seychelles, le Isole Vergini Britanniche, Panama, ecc. non possono soddisfare tale requisito e nemmeno modificando le loro leggi locali potranno mai raggiungere i livelli previsti dall’OCSE. Proprio per questo motivo le società costituite in questi Paesi verranno sempre etichettate come off-shore vecchio stampo ovvero società utilizzate dagli stranieri che operano dall’estero e non nel Paese dove l’azienda ha la sede legale.

In un futuro in cui ci saranno sempre meno banche disposte ad aprire rapporti finanziari alle società off-shore classiche, oggi in Europa è possibile soltanto in Liechtenstein, Cipro, Malta, Andorra e Gibilterra. In estremo oriente a Hong Kong e Singapore che scelgono però, con cura, il loro clienti. A Dubai, Lettonia e in Russia per citarne altri, e in qualche sperduta isola del Pacifico, i costi di questi servizi finanziari, già elevati, continueranno a crescere esponenzialmente visto che sempre meno saranno le banche che offriranno questi servizi.

Solo le giurisdizioni trasparenti potranno sopravvivere e questi paesi che ancora consentono di detenere rapporti finanziari anonimi, potranno continuare ad esistere soltanto adeguandosi alle disposizioni dell’OCSE.

Questo può voler dire solo una cosa, che anche luoghi come Regno Unito, Cipro, Malta, Emirati Arabi, Hong King, Gibilterra, e Singapore continueranno ad essere mete gradite off-shore ma a patto che non rinuncino a soddisfare le condizioni di trasparenza imposte dall’OCSE.

Questo significa che il tempo delle società off-shore costituite in “quattro e quattr’otto” senza alcun adempimento e senza documentazione è finito, l’amministrazione, anche di una società off-shore, oggi è diventata più complessa e richiede obblighi e adempimenti contabili come la tenuta di registri in linea con i famosi canoni di trasparenza.

La conseguenza di questo adeguamento, anche per le giurisdizioni off-shore comporterà una gestione con maggior burocrazia, anche per queste tipologie di impresa, con costi maggiori specie in quei paesi che danno garanzie di stabilità e continuità.

Esistono tuttavia, ancora oggi, Paesi come le Isole Vergini Britanniche in cui con poche migliaia di euro si può far tutto…. Ma ne vale la pena?

La risposta è no, perchè un imprenditore oculato è in grado di capire i vantaggi della fiscalità internazionale anche quando la sua società off-shore rispetta i vincoli di trasparenza, condizione oggi necessaria per avere una continuità.

Rivolgersi ancora a Paesi in black list significa non essere lungimiranti ed è necessario sapere che, alla lunga, il gioco potrebbe non valere la candela.

Per aprire una società off-shore o, anche solo se ci si vuole chiarire qualche dubbio circa la possibilità di utilizzare questo strumento è necessario affidarsi solamente a consulenti professionali seri e identificabili che saranno in grado di fornire ai clienti le garanzie di conformità all’OCSE per la costituzione e gestione di società estere.

Un professionista che si rispetti sarà in grado di mettere a disposizione una serie di conoscenze in ambito:

  • fiscale;
  • finanziario;
  • controllo di gestione;
  • contabile

e, soprattutto, identificare le scelte strategiche per la tua nuova azienda oltreconfine.

 

Paesi Black List: lista degli Stati a fiscalità privilegiata

  • Bahamas, Barbuda e Brunei;
  • Gibuti, Grenada e Guatemala;
  • Isole Cook, Isole Marshall e Isole Vergini Statunitensi;
  • Kiribati;
  • Libano e Liberia;
  • Macao e Maldive;
  • Nauru, Nevis e Nuova Caledonia;
  • Oman;
  • Polinesia Francese;
  • Salomone, Samoa, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Sant’Elena, Sark, Saint Kitts;
  • Tonga e Tuvalu;
  • Vanuatu.

 

Paesi Black list hanno manfestato l’intenzione di aderire allo scambio di informazioni

Albania, Andorra, Antigua e Barbuda, Aruba, Australia, Belize, Brasile Canada, Cile, Costa Rica, Federazione Tussa, Giappone, Grenada, Indonesia, Isole di Cook, Isole Marshall, Israele, Kuwait, Malesia, Monaco, Nuova Zelanda, Repubblica Popolare Cinese, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadines, Samoa, Singapore, Sint Maarten, Uruguay.

   

Pagare Meno Tasse

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1 Comment
nunzio bruno

Marzo 19, 2019 @ 19:47

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consigli per un consulente preparato?

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