Come pagare meno tasse se sei un idraulico
Nella categoria degli artigiani rientrano molteplici professioni che, il più delle volte, sono del tutto dimenticate per ritornare d’improvviso importanti nel momento del bisogno. In tal senso, l’idraulico è uno dei mestieri più rappresentativi: ci si accorge del suo valore solo quando in casa abbiamo problemi più o meno gravi da risolvere. Basta che una guarnizione sotto il lavello della cucina cominci a perdere, oppure l’impianto di riscaldamento smetta improvvisamente di funzionare, che comprendiamo anche la difficoltà nel reperire un idraulico subito disponibile.
Nonostante l’alto livello di disoccupazione giovanile in Italia, è una professione piuttosto snobbata che invece offre interessanti sbocchi lavorativi. Infatti, oltre ad interventi di ordinaria manutenzione, è un mestiere indispensabile durante la costruzione o ristrutturazione di ambienti civili ed industriali.
In quest’articolo non vogliamo occuparci del percorso formativo da intraprendere per diventare idraulici, bensì di tutti gli aspetti fiscali per poter aprire e gestire al meglio tale attività. Cercheremo di soffermarci sui contributi INPS da versare e sulle imposte da pagare, nonché su tutte le agevolazioni da sfruttare che l’eventuale applicazione del regime forfettario può garantire in alternativa al regime contabile semplificato oppure ordinario.
Prima di entrare nel vivo della questione è opportuno spendere poche parole per comprendere esattamente quali sono le principali mansioni svolte da questi lavoratori specializzati. Oltre alla realizzazione di impianti idraulici sanitari ed igienici, l’idraulico viene interpellato ogni qual volta siano necessari interventi su tubature dell’acqua ma anche del gas, nella costruzione e manutenzione di sistemi di riscaldamento e condizionamento, senza dimenticare la possibilità di specializzarsi nell’istallazione di pannelli fotovoltaici e isolanti termici.
Il settore dell’edilizia civile ed industriale è, senza dubbio, quello dove è richiesto con maggior frequenza la sua opera. Quando si deve costruire un’abitazione, un edificio industriale, o degli uffici, la presenza dell’idraulico permette la realizzazione di tutti gli impianti di sua competenza.
Indice:
- Come aprire la partita IVA
- La scelta del regime fiscale: ordinario, semplificato o forfettario?
- Le semplificazioni in materia di IVA nel regime forfettario
- Quando si può ottenere l’aliquota del 5% per nuove partite IVA in regime forfettario
- Tasse per un idraulico in regime forfettario
- I contributi INPS
- La contribuzione agevolata
- Esempio calcolo imposte per idraulico in regime forfettario
- Esempio calcolo IRPEF per idraulico in regime ordinario
- Conclusioni
Come aprire la partita IVA
Per svolgere l’attività di idraulico in modo autonomo e continuativo, ovvero perché diventi una regolare professione, è necessario aprire una partita IVA. Operazione che richiede la consulenza e l’intervento di un commercialista per poter effettuare in modo corretto tutta la procedura e la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate e la Camera di Commercio.
Un aspetto fondamentale durante questa fase è la scelta del codice Ateco che identifica la professione. Come abbiamo detto in fase di presentazione, l’idraulico può svolgere diverse mansioni e, in base a come intende orientare la propria attività, potrà scegliere uno dei seguiti codici Ateco:
- 43.22.01: installazione, manutenzione e riparazione di un impianto idraulico-sanitario, di riscaldamento o condizionamento dell’aria
- 43.22.02: installazione, manutenzione e riparazione di un impianto per la distribuzione del gas o del vapore;
- 43.22.03: installazione, manutenzione e riparazione impianti antincendio;
- 43.22.04: installazione, manutenzione e riparazione impianti per la depurazione dell’acqua nelle piscine;
- 43.22.05: installazione, manutenzione e riparazione impianti per irrigazione giardini.
Oltre all’apertura della partita IVA, un idraulico dovrà iscriversi alla Gestione Artigiani o Commercianti dell’INPS in modo da poter versare i contributi previdenziali obbligatori. Infine, sarà necessaria anche l’iscrizione presso la Camera di Commercio con conseguente pagamento del diritto camerale una volta all’anno, e la regolarizzazione della posizione INAIL con relativo premio assicurativo annuo.
Espletate tutte le questioni burocratiche il soggetto potrà iniziare a svolgere l’attività ma, arrivato a questo punto, dovrà porsi una domanda fondamentale: quale regime fiscale adottare? La scelta è sostanzialmente tra il regime semplificato oppure quello forfettario, con l’ultima opzione rappresentata dal regime ordinario.
La scelta del regime fiscale: ordinario, semplificato o forfettario?
L’ordinamento tributario italiano offre la possibilità di adottare diverse tipologie di regime fiscale:
- regime forfettario;
- regime semplificato;
- regime ordinario.
In linea di massima il primo è decisamente più vantaggioso e garantisce un notevole risparmio in termini di imposte ma si può applicare solo rispettando determinati limiti e requisiti.
Il regime semplificato si può adottare nel caso in cui ricavi annui non risultino superiori a 400.000 euro per la vendita di servizi e 700.000 euro per altre attività. Il contribuente dovrà versare IRPEF, IRAP e relative addizionali, basandosi sul reddito imponibile calcolato sottraendo dai ricavi i costi sostenuti e le spese deducibili. Inoltre, avrà l’obbligo di tenere i registri IVA dove annotare ogni fattura di vendita e acquisto, nonché tutti gli oneri da portare in deduzione al fine delle imposte sui redditi. Dovrà tenere anche il registro beni ammortizzabili mentre è esonerato dalla tenuta del libro giornale e dal predisporre il bilancio di fine esercizio. Al superamento dei limiti dei ricavi sopra citati si passa ad un regime contabile ordinario con ben altre incombenze burocratiche e le stesse modalità di tassazione del regime semplificato.
Le caratteristiche del regime forfettario prevedono:
- ricavi inferiori a 65.000 euro relativi l’anno per poter accedere e mantenere il regime;
- applicazione imposta sostitutiva al 15% al posto di IRPEF, IRAP e addizionali;
- reddito imponibile calcolato applicando ai ricavi annui un coefficiente di redditività che varia a seconda del codice ATECO;
- possibilità di avvalersi di una riduzione al 35% dei contributi dovuti
Per capire esattamente come funziona il regime forfettario è necessario distinguere il caso in cui un idraulico inizi la propria attività ex-novo, oppure sia titolare di una ditta già avviata. In quest’ultimo caso può decidere di adottare il regime forfettario solo se l’anno precedente ha ottenuto ricavi inferiori a 65.000 euro. In tale condizione beneficerà dell’imposta sostitutiva del 15% che, appunto, sostituisce l’ IRPEF, l’IRAP e le addizionali previste invece dal regime ordinario. Qualora si tratti di una nuova attività le agevolazioni sono ancor più vantaggiose e prevedono un’imposta sostitutiva al 5% per i primi 5 anni di vita dell’attività stessa se parliamo di una start up.
Tuttavia, per poter applicare l’aliquota al 5% i requisiti da rispettare sono molto rigidi e prevedono che:
- nei 3 anni precedenti il soggetto non deve aver esercitato alcuna attività artistica e d’impresa, comprese anche forme associate o familiari;
- la nuova attività non deve in alcun modo risultare la prosecuzione di attività svolte in precedenza anche sotto forma di lavoro autonomo o dipendente. Sono escluse le sole attività di praticantato obbligatorio previste dalla legge ai fini dell’esercizio di un’arte o una specifica professione;
- nel caso di attività rilevata da un altro soggetto, deve comunque rispettare il limite di ricavi inferiori ai 65.000 euro conseguiti nell’anno precedente.
Per quanto riguarda il calcolo del reddito imponibile, con il regime forfettario si applica il cosiddetto coefficiente di redditività. Altro non è che una percentuale calcolata sui ricavi annui ottenuti e diversa in base alla categoria di appartenenza dell’attività svolta: per un idraulico risulta pari all’86%.
Così su due piedi, non è possibile stabilire a priori quale regime fiscale sia più conveniente. Sulla carta, quello forfettario offre indubbi vantaggi fiscali e la possibilità di sfruttare ulteriori agevolazioni come la non applicazione dell’IVA in fattura e una tenuta contabile decisamente più semplice e snella, senza dimenticare l’agevolazione del 35% sui contributi previdenziali INPS. Tuttavia, la scelta è direttamente legata alla particolare situazione soggettiva (natura giuridica del contribuente e dimensioni dell’attività), quindi spetterà al lavoratore che intende svolgere la professione dell’idraulico prendere una decisione con il supporto di un bravo commercialista.
Le semplificazioni in materia di IVA nel regime forfettario
Una particolarità del regime forfettario che coincide con una delle massime agevolazioni offerte, è l’esenzione IVA in fattura. L’idraulico rispettoso dei requisiti imposti dalla legge e che ha optato per il regime fiscale, è esonerato dall’obbligo di applicare l’imposta sul valore aggiunto nella fattura rilasciata al cliente. I vantaggi sono una maggior competitività sul mercato visto che l’artigiano potrà offrire prestazioni a costi più bassi e, in secondo luogo, un risparmio nella parcella del commercialista che avrà una gestione contabile decisamente più semplice. L’eventuale svantaggio è che l’IVA sugli acquisti, a quel punto diventerebbe un costo vero e proprio perchè sarebbe indetraibile.
Quando si può ottenere l’aliquota del 5% per nuove partite IVA in regime forfettario
La massima agevolazione possibile prevista dal regime forfettario è pari all’imposta sostituiva con aliquota al 5%. Una possibilità che può essere sfruttata da un idraulico solo se, oltre al rispetto del limite dei ricavi al di sotto dei 65.000 euro annui, rispetta le seguenti condizioni:
- non deve iniziare una nuova attività che sia la naturale prosecuzione di ciò che già esercitava in precedenza. Sono da considerare validi anche gli impieghi come lavoratore dipendente o presso un’impresa familiare. In pratica, se il soggetto era, ad esempio, regolarmente sotto contratto in un ditta di idraulica e decide di licenziarsi e diventare un lavoratore autonomo con propria partita IVA, non potrà applicare l’agevolazione al 5% ma quella al 15%. Lo stesso vale se il soggetto risultava un collaboratore nell’azienda familiare gestita dal padre idraulico. L’unica attività consentita è il praticantato obbligatorio svolto con lo scopo di esercitarsi nell’arte di una professione;
- la legge precisa, oltretutto, che coloro che aprono la partita IVA come idraulici non devono aver svolto nei 3 anni precedenti alcuna attività d’impresa, nemmeno in forma associata o familiare;
- se l’attività è rilevata da un altro soggetto è fondamentale che i ricavi dell’anno precedente siano inferiori a 65.000 euro.
Rispettando questi requisiti si avrà diritto di richiedere all’Agenzia delle Entrate la partecipazione al regime forfettario con aliquota ridotta al 5%. Nel caso di una nuova partita IVA il beneficio durerà per i primi 5 anni di attività, mentre se la domanda viene inoltrata con partita IVA già aperta, ma comunque entro i primi 5 anni, si potrà applicare l’agevolazione per gli anni rimanenti al raggiungimento del primo quinquennio.
Tasse per un idraulico in regime forfettario
L’idraulico che ha scelto il regime forfettario deve pagare i seguenti tributi:
- imposta sostitutiva del 15% se prosegue un’attività già avviata in precedenza o comunque esercitata da oltre 5 anni;
- imposta sostitutiva del 5% per i primi 5 anni in caso di nuova attività;
- contributo fisso di 3.818,16 euro ai fini previdenziali da versare alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS se il reddito annuo è inferiore o pari a 15.878 euro;
- aliquota contributiva del 24% ai fini previdenziali da versare alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS per la sola quota di reddito eccedente a 15.878 euro.
A questo elenco c’è da aggiungere il premio assicurativo INAIL per la tutela dagli infortuni sul lavoro.
Per il calcolo della base imponibile si applica ai ricavi annui il coefficiente di redditività all’86%.
I contributi INPS
Come abbiamo già detto, un idraulico per svolgere regolarmente la professione deve iscriversi alla Gestione Artigiani e Commercianti dell’INPS e versare i dovuti contributi previdenziali. La legge ha stabilito un’aliquota contributiva per il 2019 pari al 24% del reddito dichiarato. E’ però importante sapere che ci sono delle eccezioni che riguardano:
- artigiani e commercianti con età inferiore ai 21 anni;
- artigiani e commercianti con età superiore ai 65 anni e già in pensione.
La prima categoria può godere di una riduzione contributiva con aliquota al 21,45%. Per i pensionati over 65 che decidono di continuare ad esercitare la professione, l’agevolazione prevede una riduzione del 50% rispetto a quanto avrebbero dovuto versare in normali condizioni.
Esiste un reddito minimo annuo da considerare come limite per il calcolo dei contribuiti da versare: la soglia è stata stabilita in 15.878 euro. Tutti gli idraulici di qualsiasi età che abbiamo un reddito annuo inferiore, o pari, al valore sopracitato, dovranno versare una somma fissa di 3.818,16 euro. Nel caso in cui il periodo preso a riferimento risulti inferiore all’anno solare, il contributo minimo verrà rapportato al mese e sarà pari a 318,18 euro per ogni mensilità lavorata.
Chi ha scelto il regime forfettario può beneficiare di una riduzione al 35% dei contributi previdenziali INPS rispetto a quelli che avrebbe dovuto versare nel regime ordinario o semplificato. E’ utile sottolineare che il versamento dei contributi in forma ridotta comporta il caricamento dei soli importi versati che non saranno quindi, ai fini pensionistici, contati al 35% rispetto al versamento completo.
Al superamento del reddito minimale di 15.878 euro, sulla sola quota eccedente questa somma vengono applicate le aliquote stabilite dall’INPS fino al raggiungimento della prima fascia di retribuzione annua pensionabile di 47.143 euro. Di fatto si dovrà versare:
– 24% per reddito fino a 47.143 euro di un artigiano di qualsiasi età e coadiuvante/coadiutore di età superiore ai 21 anni;
– 25% per reddito superiore a 47.143 euro di un artigiano di qualsiasi età e coadiuvante/coadiutore di età superiore ai 21 anni;
Per versare i contribuiti INPS si utilizza il modello F24, e le scadenze variano a seconda che si tratti di una quota fissa minima oppure una percentuale al superamento del reddito minimale. Nel primo caso il pagamento dovrà avvenire in quattro rate di pari importo entro le seguenti date:
- 16 maggio;
- 20 agosto;
- 16 novembre;
- 16 febbraio (dell’anno successivo).
Nel caso in cui si tratti della prima iscrizione, comunque limitatamente al primo anno, è probabile che l’INPS richieda come rata iniziale quella a partire dal 20 agosto.
Per i contributi previdenziali che eccedono il minimale, si dovrà procedere con un versamento secondo la modalità e le scadenze previste per le imposte sul reddito delle persone fisiche.
La contribuzione agevolata
Abbiamo già detto ma è bene ribadirlo nuovamente, come tra i vantaggi del regime forfettario, uno dei più significativi sia la contribuzione agevolata ai fini previdenziali. Rispetto ad un idraulico che opera in regime ordinario, chi risulta assoggettato al sistema forfettario beneficia di un’agevolazione al 35% sia sulla contribuzione fissa che su quella a percentuale.
È fondamentale sottolineare che tale agevolazione non è implicita ma deve essere richiesta dal contribuente all’INPS nel momento di apertura della partita IVA e ogni anno entro il 28 febbraio.
Esempio calcolo imposte per idraulico in regime forfettario
Arrivati a questo punto, per rendere il quadro ancor più chiaro, facciamo un semplice esempio per vedere capire ciò che deve versare un idraulico in regime forfettario.
Prendiamo un artigiano che ha conseguito nell’anno di riferimento ricavi complessivi pari a 15.700 euro. Considerando il coefficiente di redditività della categoria idraulici all’86%, il reddito imponibile risulta 15.700 x 86% ovvero 13.502 euro.
Siccome il reddito complessivo annuo è inferiore al limite di 15.878 euro, il contributo fisso per INPS sarà di € 3.818 suddiviso in 4 rate da 954,54 euro secondo le scadenze che abbiamo indicato nel relativo paragrafo e precisamente: 16 maggio 2019, 20 agosto 2019, 16 novembre 2019 e 16 febbraio 2020.
E’ importante sottolineare che l’unico costo deducibile dal reddito imponibile ai fini del regime forfettario siano i contributi previdenziali obbligatori e, pertanto, il reddito imponibile si ridurrà a 13.502 € – 3.818 € = 9.684 €
Supponiamo che il soggetto debba applicare l’imposta sostitutiva con aliquota al 15% ovvero (15% di 9.684 € ) = 1.452,60 €.
L’imposta sostitutiva di 1452.60 € dovrà essere pagata attraverso la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo con il saldo al 30 giugno. Ricordiamo che l’importo può essere rateizzato e suddiviso in 6 rate di pari valore con l’ultimo pagamento obbligatorio entro il 30 novembre.
In conclusione, escludendo gli acconti, il totale delle imposte da pagare sarà di 5.720,60 (INPS+IRPEF).
Esempio calcolo IRPEF per idraulico in regime ordinario
Se lo stesso idraulico dell’esempio qui sopra fosse in regime ordinario o semplificato, con lo stesso reddito si troverebbe a pagare le seguenti imposte:
- IRPEF: la cui aliquota è direttamente proporzionale agli utili conseguiti;
- IRAP: l’aliquota base è del 3,9% sull’utile se si ha più di un dipendente;
- INPS: l’aliquota è diversa per artigiani e commercianti ma è circa del 24% sull’utile;
- INAIL: a seconda del tipo di attività svolta.
Un idraulico con un utile di 15.700 € pagherà:
- INPS: (contributi sul reddito minimale di 15.878 €) = € 3.818
- IRPEF (Base imponibile = Utile – INPS): (23% di 11.882 € )= € 2.733
- IRAP: non si paga con un solo dipendente che esplica mansioni di segreteria o meramente esecutive
TOTALE PRELIEVO FISCALE: (3.818 + 2.733) = € 6.551
Conclusioni
Esaminando le due ipotesi, sembrerebbe particolarmente vantaggioso, anche per un reddito basso il regime forfettario infatti, nella simulazione sopra esposta a parità di utile il forfettario pagherebbe all’incirca 830 euro in meno di imposte. E’ però vero che, considerando che l’imponibile fiscale per la forfettaria sia un percentuale piuttosto alta del fatturato (84% per gli idraulici), l’utile vero e proprio potrebbe, in realtà, essere anche molto più basso e andare ad erodere il risparmio in termini di aliquota rispetto al regime ordinario (da 23% a 15%).
Se consideriamo invece che l’utile netto del regime ordinario, è da considerarsi come il fatturato meno i costi sostenuti, già solo questo ci può dar subito una idea di come a parità di imponibile tra i due regimi, il volume d’affari dell’idraulico in regime ordinario dovrà necessariamente essere più elevato rispetto al forfettario.
Se poi, consideriamo che il regime forfettario non prevede la deduzione di alcun costo è evidente di come, per quelle attività dove i costi di acquisto di materiali e/o servizi, sono particolarmente significativi, sia opportuno propendere per il regime ordinario che, anche in sede di compilazione della dichiarazione dei redditi per il calcolo dell’IRPEF consente la deduzione e la detrazione dall’IRPEF di tutti gli oneri considerati come tali, cosa che con la forfettaria non è possibile.
Pertanto, prima di effettuare una scelta avventata, facendosi ingolosire dall’aliquota vantaggiosa e la burocrazia decisamente più snella del regime forfettario, sarebbe bene confrontarsi con un commercialista esperto e prendere in considerazione più aspetti, in primo luogo, relativi ai costi effettivi dell’attività ma, soprattutto, alla condizione personale del contribuente che se, ad esempio, paga un mutuo, ha ingenti spese sanitarie, assicurazioni, fondi pensione integrativi, e altri oneri deducibili e detraibili potrebbe, a conti fatti, trarre vantaggio dal regime ordinario.
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