Cos’è e come funziona il baratto amministrativo

Le imposte locali come IMU, TASI e TARI rappresentano una buona percentuale dei tributi che i contribuenti devono versare regolarmente ogni anno al Fisco. A causa di situazioni economiche precarie, non è raro imbattersi in persone non in grado di rispettare gli oneri fiscali, pagare in ritardo con ulteriore aggravio di spese o, addirittura, riporre nel proprio cassetto gli F24 per mancanza di fondi.

Tuttavia, sono pochi ad essere a conoscenza del fatto che, in caso di dichiarate difficoltà finanziarie, esiste la possibilità di saldare i propri debiti comunali attraverso il cosiddetto baratto amministrativo. In pratica, una persona può liberarsi dai propri debiti con l’Ente locale prestando, gratuitamente, la propria opera per svolgere attività di pubblica utilità.

Si tratta di un’interessante forma di scambio introdotta con il Decreto Sblocca Italia del 2014 che, tuttavia, è adottata solo in un limitato numero di Comuni, così come altrettanto pochi sono i cittadini che ne conoscono l’esistenza e la modalità di accesso. Andiamo quindi a scoprire cosa prevede la normativa che consente di pagare le tasse locali svolgendo lavori socialmente utili.

Indice:

 
È grazie al Decreto Sblocca Italia, introdotto nel 2014 dall’allora Governo Renzi, che nasce il baratto amministrativo. Un’iniziativa passata quasi completamente sotto silenzio e voluta dal legislatore per cercare di agevolare i rapporti tra i contribuenti in difficoltà e le amministrazioni locali. L’obiettivo di tale provvedimento è quello di aiutare i cittadini morosi a pagare il dovuto e, nel contempo, valorizzare e tutelare il territorio.

Il baratto amministrativo rientra nelle cosiddette misure di sussidiarietà orizzontale, ovvero uno scambio di servizi che vede, da una parte il Comune e dall’altra il cittadino. Quest’ultimo, in caso di impossibilità al pagamento delle tasse locali scadute, potrà beneficiare di uno sgravio fiscale sull’importo dovuto prestando la propria opera a favore della comunità. Potrà svolgere, ad esempio, lavori di manutenzione (tinteggiatura locali, verniciatura recinzioni, rifacimento servizi igienici, etc.), pulizia di piazze e strade oppure prendersi cura del verde pubblico.

Spetta al Comune deliberare in merito ai criteri, regole e condizioni con cui devono avvenire gli interventi. Il cittadino che deciderà di usufruire di tale opportunità potrà così pagare le tasse arretrate, oppure godere di un periodo limitato di esenzione dal versamento di specifici tributi locali.

 

Quando è stato introdotto il baratto amministrativo

Come abbiamo già detto, il baratto amministrativo è entrato in vigore dal 2014 grazie all’articolo 24 del Dl 133/2014 introdotto dal, cosiddetto, “Decreto Sblocca Italia“. La legge, da quel momento, offre la possibilità ai comuni di redarre un regolamento che disciplina i criteri e le condizioni per effettuare opere di riqualificazione territoriale da proporre al singolo cittadino, oppure ad associazioni di cittadini fiscalmente inadempienti.

Gli interventi riguardano tutti quei servizi socialmente utili con finalità di interesse pubblico; devono essere eseguiti in limitate zone del territorio urbano ed extraurbano e rappresentano lavori di abbellimento di aree verdi, pulizia della strade e tutte quelle azioni per migliorare il decoro urbano. I comuni possono anche organizzare interventi di manutenzione di aree e immobili in disuso per recuperarli e restituirli alla comunità.

È bene sottolineare come il baratto amministrativo possa concedere l’esenzione dal pagamento delle imposte comunali solo per un limitato periodo di tempo. Le modalità stabilite dalle delibere comunali variano a seconda del tipo di tassa in oggetto e all’attività socialmente utile svolta dal cittadino moroso.

 

Come funziona e in quali comuni è attivo il baratto amministrativo

Spetta a ciascun Comune deliberare in merito al baratto amministrativo nell’ipotesi in cui intenda adottare tale mezzo per consentire ai propri cittadini, in difficoltà economica, di pagare le tasse attraverso lavori di pubblica utilità.

In sostanza, ogni Amministrazione locale deve definire criteri e condizioni, nonché stabilire i limiti per poter accedere allo scambio di servizi tra cittadino e Comune. Un fatto sottolineato nel 2018 dal Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico attraverso la delibera n.27. Per beneficiare del baratto amministrativo è necessario che sussistano determinati requisiti, come vedremo, nello specifico, più avanti. In linea di massima è indispensabile che:

  • il cittadino richiedente comprovi la sua precaria situazione economica;
  • il contribuente abbia a carico tributi locali scaduti non pagati (TASI, TARI, IMU oppure affitti non versati per le case popolari).

Qualora sussistano tali condizioni il soggetto può inoltrare una richiesta al Comune di residenza per ottenere la possibilità di pagare il dovuto prestando, gratuitamente, determinati servizi.

Il problema è che sono veramente pochi i comuni in Italia che hanno deciso di aderire all’iniziativa. Ad oggi, sono quasi esclusivamente enti locali di piccoli centri abitati ad aver attivato il baratto amministrativo, con l’eccezione di alcune grandi città come Bari e Milano. Il primo Comune ad aver istituito il baratto amministrativo è stato Ivorio in provincia di Novara il 2 luglio del 2015, seguito da numerosi comuni in provincia di Napoli (Qualiano, Ottaviano, San Giorgio a Cremano, Poggiomarino e Nola) e altri sparsi in varie regioni del Paese.

Come detto, Milano ha aderito al suddetto scambio di servizi con i cittadini morosi, che possono così estinguere i propri debiti attraverso un’attività lavorativa temporanea socialmente utile. Non è stato della stessa idea il Comune di Roma che, nonostante le richieste di numerose associazioni di cittadini, non prevede la possibilità di saldare i debiti tributari locali attraverso il lavoro.

 

Baratto amministrativo: il regolamento comunale

Abbiamo ribadito più volte che spetta, solamente, ai comuni decidere se attivare o meno il baratto amministrativo. L’Ente locale che aderisce all’iniziativa stabilisce un regolamento per disciplinare lo scambio con il cittadino che potrà decurtare dal proprio debito tributario le ore di lavoro  effettuate a favore della collettività locale.

Come detto, il Comune di Ivorio è stato il primo ad attivarsi in tal senso, ed anche il primo ad aver accordato ad un contribuente moroso la possibilità di compensare, con il lavoro socialmente utile, le imposte scadute. Il soggetto ha potuto cancellare il suo debito di 1.200 euro per canoni di locazione della casa popolare non pagati, lavorando alla pulizia delle strade per 4 ore al giorno con una paga oraria di 7,50 euro. In circa 2 mesi ha potuto regolarizzare la propria posizione nei confronti dell’Amministrazione comunale.

Il Comune di Ivorio ha stabilito dei precisi requisiti per poter accedere al baratto amministrativo e precisamente:

  • il debito fiscale non deve superare il limite di 5.000 euro;
  • il richiedente deve essere un cittadino maggiorenne residente nel Comune;
  • l’ISEE del contribuente non può eccedere gli 8.500 euro:
  • i debiti devono riguardare tributi comunali iscritti a ruolo e non ancora versati.

Se il piccolo comune in provincia di Novara può essere considerato come una sorta di pioniere per l’introduzione del baratto amministrativo, anche gli altri enti locali che hanno attivato il servizio si sono mantenuti sulla medesima linea. Tuttavia, non bisogna dimenticare che ogni Comune può deliberare come meglio crede e stabilire criteri e requisiti diversi.

Ad esempio il Comune di Milano ha stabilito i seguenti requisiti generali:

  • residenza all’interno del territorio comunale oppure essere titolari di una ditta individuale con sede a Milano;
  • per i cittadini stranieri è necessario disporre di un regolare permesso di soggiorno;
  • il richiedente deve aver compiuto la maggior età;
  • il cittadino non può essere destinatario di sentenze passate in giudicato o decreti penali di condanna;
  • l’ISEE non può superare i 21.000 euro;
  • il soggetto deve godere di una condizione psico-fisica adeguata per svolgere l’attività lavorativa richiesta.

 

Chi può pagare le tasse attraverso i lavori socialmente utili?

Solo i cittadini residenti nei comuni che hanno attivato il baratto amministrativo possono usufruire di tale opportunità. Chi ha debiti con il proprio Municipio ed è in grado di dimostrare che versa in condizioni economiche precarie, deve verificare e sperare che il proprio Comune di residenza sia tra quelli che hanno aderito all’iniziativa.

Il baratto amministrativo lo possiamo considerare come una sorta di anomalia all’interno del sistema fiscale italiano, visto che, per la prima volta, si è cercato di venire incontro al contribuente in reali difficoltà economiche attraverso soluzioni alternative, anziché i soliti solleciti di pagamento,  l’iscrizione a ruolo dei tributi e i successivi pignoramenti, fermo amministrativo del veicolo, ecc.

In un contesto economico particolarmente instabile, sono parecchie le categorie di persone che potrebbero trarre un grosso aiuto da questo sistema di reciproco scambio e collaborazione con l’Amministrazione locale. Basti pensare ai pensionati che sopravvivono con la pensione minima o con assegni sociali, o ai giovani alle prese con il difficile ingresso nel mondo del lavoro e tutti coloro che si trovano in cassa integrazione per lunghi periodi oppure senza lavoro, in mobilità o licenziati per giustificato motivo oggettivo per la chiusura della propria realtà lavorativa.

Un esercito di cittadini che devono fare i salti mortali per versare i tributi locali, far fronte al pagamento dell’affitto, delle bollette, la scuola dei figli e tutte le spese NECESSARIE per poter campare. In molti casi, anche con tutta la buona volontà, non è possibile far quadrare i conti e non rimane che indebitarsi: ecco che il baratto amministrativo potrebbe essere la soluzione per saldare il proprio debito svolgendo attività socialmente utili, collaborando con i dipendenti pubblici e consentire alle persone di mantenere la loro dignità, vedendo nello Stato, non un despota e un oppressore pronto solo a bastonarci, ma un’istituzione in cui riporre la propria fiducia e pronta a tendere la mano ai più bisognosi e volenterosi.

 

Perché il baratto amministrativo non decolla

Dopo un’attenta analisi di questa istituzione e aver compreso esattamente come funziona, la domanda che sorge spontanea è perché sia un’iniziativa così poco sfruttata dagli enti locali. Del resto, sembrerebbe un’opportunità con risvolti positivi, sia per il Comune che per i cittadini in difficoltà economica costretti ad indebitarsi per pagare le tasse. Il tutto senza dimenticare i vantaggi per l’interna comunità che potrebbe giovarsi di un territorio valorizzato e sicuramente più pulito e decoroso.

Il problema di fondo sta tutto nel bilancio locale di ogni singolo Comune. Attivare il baratto amministrativo significa azzerare i debiti di quei cittadini morosi che ne fanno richiesta offrendo in cambio prestazioni lavorative gratuite. La conseguenza sarebbe un pesante “vuoto” nel bilancio degli enti locali che, com’è risaputo, non navigano certamente nell’oro.

Un aspetto ribadito anche dal Comitato tenuto presso il Ministero che ha sottolineato come sia necessaria un’attenta valutazione da parte delle amministrazioni locali prima di attivare il baratto amministrativo. Sarebbe, innanzitutto fondamentale, stimare preventivamente l’impatto che tale iniziativa avrebbe sul bilancio a causa delle minori entrate, in modo che possa essere sostenuta senza creare pericolosi scompensi economici per il comune.

In quest’ottica lo stesso Comitato evidenzia come le attività socialmente utili ammesse dal baratto amministrativo dovrebbero far parte di interventi già conteggiati e finanziati all’interno del bilancio comunale.

   

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