Come e perché acquisire lo status di residente non abituale in Portogallo

Il Portogallo entra a far parte della Comunità Economica Europea nel 1986; dal 1998 è un componente dell’Unione Monetaria Europea (UEM), decidendo di adottare l’euro a partire dal primo gennaio del 2002. Il Paese ha iniziato un percorso di modernizzazione dagli inizi degli anni 70 che ha portato alla privatizzazione di molte aziende statali e alla liberalizzazione di settori chiave come quello finanziario e delle telecomunicazioni.

L’economia portoghese si basa principalmente sull’agricoltura, nonostante il territorio coltivabile rappresenti solo un terzo del totale. Affacciandosi sull’Oceano Atlantico un’altra fondamentale risorsa è la pesca, con la presenza lungo la costa di numerose aziende per la lavorazione e la conservazione del pescato. Il settore secondario è meno sviluppato e si concentra soprattutto sulla lavorazione del legno, sughero, cuoio e nella produzione di tessuti. Da non trascurare l’importanza del turismo che copre quasi il 10% del PIL e ha permesso alla nazione lusitana di rientrare tra i primi 20 paesi più visitati al mondo.

Il Portogallo è una Repubblica Parlamentare nata nel 1974, la cui costituzione è entrata in vigore il 2 aprile del 1976. Il presidente viene eletto dal popolo ogni 5 anni attraverso suffragio universale diretto e segreto, godendo di limitati poteri esecutivi. L’Assemblea della Repubblica (normalmente chiamata Parlamento) è composta da 230 membri che vengono rinnovati ogni 4 anni e, quando richiesto, deve votare la fiducia al Primo ministro a capo del Governo.

Per quanto concerne il sistema fiscale, si basa sostanzialmente su imposte statali e tributi locali calcolati sul reddito. Il meccanismo è del tutto simile all’imposizione IRPEF applicata in Italia, con aliquota progressiva e suddivisione in scaglioni. Un regime tributario non particolarmente allettante ma che propone interessanti iniziative come la tassazione agevolata per chi assume la qualifica di residente non abituale. Vediamo di capire quali siano le differenze con il nostro Paese ed eventuali vantaggi per chi decidesse di trasferire la propria residenza, o aprire un impresa, in Portogallo.

Indice:

 

Tassazione delle persone fisiche: imposte sul reddito

Residenza in PortogalloLe persone fisiche sono tassate in base al reddito e l’imposta di riferimento è chiamata IRS. Per i residenti, si applica sul reddito ovunque prodotto, mentre i contribuenti con residenza all’estero versano al Fisco, il dovuto, solo sulle entrate generate in Portogallo.

Un soggetto è ritenuto residente se nell’anno preso a riferimento per il calcolo dei redditi rientra in queste situazioni:

  • ha soggiornato sul territorio portoghese per più di 183 giorni (anche non consecutivi);
  • nonostante abbia soggiornato per un numero di giorni inferiore al limite sopra citato, dispone di un’abitazione di proprietà o in locazione che possa essere considerata come una residenza abituale;
  • svolge funzioni all’estero di carattere pubblico per conto dello Stato portoghese;
  • è parte integrante dell’equipaggio di navi o aeromobili appartenenti ad un proprietario residente in Portogallo, oppure che dispone di sede sociale o direzione effettiva sul territorio lusitano;
  • sono considerati residenti in Portogallo anche tutti i soggetti di nazionalità portoghese che hanno deciso di trasferire la residenza in nazioni con regimi fiscali più favorevoli e presenti in una specifica lista elaborata dal ministero delle Finanze.

Eventuali dispute riguardanti la residenza saranno risolte applicando ed interpretando gli accordi bilaterali stretti tra lo Stato portoghese e altri paesi per evitare la doppia imposizione.

La tassazione delle persone fisiche si applica sulle seguenti tipologie di reddito:

  • lavoro dipendente;
  • professionale e aziendale;
  • capital gain e reddito da capitale;
  • da locazione;
  • aumenti del patrimonio netto;
  • pensioni.

Il reddito delle persone fisiche viene tassato applicando le aliquote progressive che vanno, da un minimo del 14,5% fino ad un massimo del 48%. In particolare il sistema fiscale portoghese ha previsto 7 scaglioni cosi suddivisi:

  • aliquota del 14,5% per redditi fino a 7.091 euro;
  • aliquota del 23% per redditi compresi tra 7.091 euro e 10.700 euro;
  • aliquota del 28.5% per redditi compresi tra 10.700 euro e 20.261 euro;
  • aliquota del 35% per redditi compresi tra 20.261 euro e 25.000 euro;
  • aliquota del 37% per redditi compresi tra 25.000 euro e 36.856 euro;
  • aliquota del 45% per redditi compresi tra 36.856 euro e 80.640 euro;
  • aliquota del 48% per redditi superiori a 80.640 euro.

L’ordinamento tributario lusitano ha inoltre stabilito una imposta supplementare del 2,5% per redditi compresi tra 80mila e 250mila euro e del 5% se il reddito supera i 250mila euro.

Per i residenti, in caso di plusvalenze derivanti dalla cessione di un immobile, la tassazione si applica sulla metà del valore, con un’aliquota legata al reddito complessivo del contribuente. In tutte le situazioni in cui il soggetto è un residente permanente e decide di reinvestire le plusvalenze, queste ultime non subiranno alcuna tassazione.

Se le plusvalenze derivano, invece, dalla cessione di quote, queste sono soggette ad un’imposta pari al 10%, tranne se il soggetto decide di aggregare il reddito. Per le public limited company (SA) le plusvalenze generate dalla cessione di quote o azioni non è prevista tassazione.

Ricordiamo inoltre che i residenti nelle regioni autonome delle Azzorre e Madeira godono di agevolazioni fiscali in base alle normative vigenti.

Ci sono poi redditi che sono tassati attraverso ritenute alla fonte (taxas liberatórias), evitando al contribuente di accumularli con gli altri redditi imponibili. Fanno parte di tale categoria:

  • redditi ottenuti a seguito di plusvalenze per operazioni riguardanti valori immobiliari e strumenti finanziari. L’aliquota prevista è pari al 28%;
  • redditi derivanti da utili distribuiti e interessi pagati, con un’imposizione sempre al 28%;
  • corrispettivi straordinari concessi da entità patrimoniali, a cui viene applicata un’aliquota del 10%.

Per i soggetti non residenti, abbiamo detto che le tasse si pagano solo sui redditi generati in Portogallo che subiscono un’imposizione con aliquota generale al 25%.

I redditi derivanti da beni mobili sono invece assoggettati ad un prelievo fiscale del 15%. Per alcune tipologie di plusvalenze (ad esempio quelle ottenute da trasferimento di azioni) si applica un’aliquota del 10%. Anche per persone fisiche non residenti è possibile che il reddito sia sottoposto a ritenute d’imposta alla fonte, calcolate in base alla classificazione del reddito stesso.

Il codice tributario prevede tasse speciali e liberatorie per redditi conseguiti in Portogallo ed in particolare riguardano:

  • aliquota del 28% come ritenuta alla fonte da applicare al saldo positivo tra plusvalenze e minusvalenze relative alla vendita di quote societarie oppure derivanti da operazioni finanziarie (sono previste alcune eccezioni);
  • tassa liberatoria pari al 28% relativa a redditi catastali;
  • tassa liberatoria con aliquota al 25% applicata a redditi assegnati ad entità non residenti.

 

Tassazione delle imprese

La tassazione per i redditi societari IRC (Imposto sobre o Rendimento das Pessoas Colectivas) si applica sui profitti reali, anche delle aziende pubbliche, cooperative e organizzazioni no-profit. Vale il medesimo concetto già visto per le persone fisiche, ovvero, le società residenti pagano le tasse sui profitti ovunque generati, mentre le società non residenti versano il dovuto solo per redditi di fonte portoghese. Nel caso in cui una società estera decida di operare in Portogallo attraverso la costituzione di una filiale, si applica il principio della cosiddetta stabile organizzazione con un regime fiscale pari a quello delle imprese nazionali.

Secondo il codice tributario portoghese vengono considerati soggetti imponibili le seguenti categorie:

  • tutti i tipi di società commerciali e civili residenti sul territorio nazionale (le più diffuse in Portogallo sono le SA e LDA che corrispondono alle SPA e SRL italiane);
  • società di persone con personalità giuridica;
  • società cooperative;
  • qualsiasi ente dotato di personalità giuridica con sede o direzione effettiva in Portogallo;
  • entità de facto con reddito non direttamente soggetto a IRS o IRC. Un esempio sono i beni indivisi e le joint ventures senza personalità giuridica;
  • entità non residenti con personalità giuridica e reddito generato in Portogallo non soggetto a IRS.

L’aliquota generale era pari al 21% fino al 2015, per poi subire un aumento arrivando all’attuale 23%. In realtà, sui primi 15mila euro la tassazione applicata è del 17%. Un valore valido per tutte le società residenti e non residenti che esercitano attività d’impresa stabile sul territorio portoghese. Per le regioni a statuto autonomo:

  • Azzorre l’IRC è del 16,8%;
  • Madeira è del 20%.

All’IRC c’è da aggiungere la derrama estadual, ovvero un’addizionale statale che va a colpire gli utili nella seguente misura:

  • 3% del reddito imponibile compreso tra 1,5 e 7,5 milioni di euro;
  • 5% del reddito imponibile compreso tra 7,5 e 35 milioni di euro;
  • 9% per reddito imponibile superiore ai 35 milioni di euro.

Per il calcolo totale dell’imposizione è necessario non dimenticare anche l’imposta municipale (Taxa de Derrama) che varia da città a città ed è compresa tra un minimo dello 0,1% e un massimo dell’1,5%. Alcuni comuni prevedono una tassazione ridotta o addirittura l’esenzione per le imprese di piccole dimensioni con imponibili fino a 150mila euro.

Altri importanti aspetti riguardano:

  • le piccole imprese che possono usufruire di un regime fiscale semplificato, potendo calcolare il reddito imponibile in percentuale al fatturato;
  • le spese che risultano deducibili in base al valore necessario per generare reddito imponibile e devono essere opportunamente documentate;
  • il trasfer pricing che adotta le linee guida stabilite dall’OCSE, tuttavia le amministrazioni finanziarie possono intervenire modificando il prezzo qualora vengano rilevate speciali relazioni tra le parti;
  • la deducibilità fiscale degli interessi passivi alla quale vengono applicate specifiche limitazioni;
  • la deducibilità dei costi finanziari che avviene scegliendo il maggiore tra 1 milione di euro, oppure il 30% del margine operativo lordo. Nel caso in cui l’importo annuale dovesse superare tale limite è comunque possibile riportarlo per i successivi 5 anni rispettando la soglia del 30%.

 

ISVA (Imposto sobre o valor acrescentado)

L’imposta sul valore aggiunto in Portogallo è chiamata con l’acronimo ISVA e viene applicata sulla fornitura di beni e servizi, nonché sulle importazioni. Sono tenute al pagamento di questa imposta tutte le persone fisiche e giuridiche che svolgono un’attività professionale, commerciale ed industriale all’interno dei confini nazionali. Le aliquote ISVA sono così suddivise:

  • 23%: è l’aliquota ordinaria applicata sulla maggior parte dei beni e servizi, transazioni e importazioni;
  • 13%: riguarda principalmente il settore dei servizi legati alla ristorazione e prodotti come caffè, acqua minerale, vino, piante e fiori ornamentali. L’aliquota è applicata anche per alcune attrezzature agricole, forniture per impianti di energia rinnovabile, carburanti e olio combustibile;
  • 6%: è l’aliquota più bassa va a colpire i beni considerati di prima necessità come la fornitura dell’acqua, la raccolta rifiuti domestici, alcuni farmaci, attrezzature mediche, prodotti editoriali (riviste, libri e giornali con esclusione dei formati elettronici), servizi di trasporto pubblico, alloggi sociali e biglietti per cinema e teatro. L’aliquota si applica anche sulla costruzione di nuove abitazioni e la ristrutturazione di case private.

Nelle Azzorre le aliquote ISVA sono rispettivamente del:

  • 18%
  • 9%
  • 4%

Mentre nella regione autonoma di Madeira sono al:

  • 22%
  • 12%
  • 5%.

 

Imposta sulle proprietà immobiliari

L’imposta sulle proprietà immobiliari è stabilita dal Comune di residenza e si paga annualmente. Le aliquote non hanno un valore fisso e possono variare dallo 0,3% fino allo 0,8% del valore del bene immobile a cui si fa riferimento. L’importo versato può essere portato in deduzione ai fini dell’imposta sulle persone giuridiche.

Nel caso in cui il proprietario dell’immobile risieda in un paese che rientra nei cosiddetti “paradisi fiscali” previsti dalla normativa portoghese, l’aliquota salirebbe al 7,5%.

Individui o società in possesso di immobili ad uso residenziale oppure terreni edificabili dovranno subire un’imposta addizionale. Per il calcolo della base imponibile si dovrà prendere in considerazione la somma fiscale di tutte le proprietà intestate al soggetto.

 

Imposta di bollo

Anche in Portogallo, sulla maggior parte degli atti, documenti e operazioni non soggette ad IVA come prestiti, acquisizione di beni immobili, contratti di locazione, subaffitti, operazioni di carattere finanziario e premi assicurativi è dovuto la cosiddetta “imposta di bollo“.

Nel caso ad esempio dell’acquisizione di un immobile l’imposta di bollo sarà pari allo 0.8% dell’imposta, o allo 0,5-0,6% se l’immobile è finanziato tramite mutuo, e varia a seconda che venga rimborsato in 5 anni (0,5%) o di più (0,6%).

 

Imposta comunale sul trasferimento immobiliare

Questo tipo di tassazione è applicata esclusivamente a livello comunale, sulle compravendite immobiliari, con le seguenti aliquote:

  • 6% per il trasferimento di proprietà ad uso residenziale;
  • 5% per il trasferimento di proprietà rurali;
  • 6,5% il per il trasferimento di altre proprietà urbane;
  • 10% se l’acquirente gode di un regime fiscale privilegiato (per esempio risiede in un paradiso fiscale).

È possibile usufruire di riduzioni ed esenzioni nel caso di trasferimento relativi a fabbricati utilizzati per attività industriali o riconosciuti di interesse economico nazionale.

 

Tasse e incentivi speciali

Il sistema tributario portoghese prevede una serie di imposte che si possono definire “speciali” e riguardano soltanto determinate attività. Sono applicati dei contributi straordinari alle società operanti nel settore energetico, bancario e farmaceutico. Ci sono poi iniziative di carattere ambientale come la tassa sui sacchetti di plastica e gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche e ibride.

Anche il contribuente portoghese non è immune dalle accise tanto conosciute ed odiate in Italia. Un buon gettito finisce nelle case dello Stato lusitano grazie a balzelli che gravano su prodotti petroliferi ed energetici, bevande alcoliche e tabacchi.

Esiste poi una tassa applicata sui veicoli con valore variabile in base alla cilindrata della vettura, carburante impiegato e livello delle emissioni inquinanti. L’imposta più bassa è prevista per i motocicli, mentre la più alta su veicoli a benzina utilizzati per trasporto di passeggeri.

 

Quali adempimenti sono a carico dei contribuenti

Ogni contribuente persona fisica portoghese deve presentare una regolare dichiarazione dei redditi. Il termine ultimo, per i lavoratori dipendenti, va dal 1° febbraio al 15 marzo dell’anno successivo a quello a cui si riferiscono le entrate, mentre per tutti gli altri redditi il limite temporale è compreso tra il 16 marzo e il 31 maggio. Il pagamento delle imposte deve essere effettuato entro il 31 agosto.

La dichiarazione IVA va presentata ogni mese solo se il fatturato è superiore ai 650mila euro, altrimenti basta una dichiarazione trimestrale. Nel primo caso il soggetto ha tempo fino al decimo giorno del secondo mese successivo a quello di riferimento, mentre per le dichiarazioni trimestrali può aspettare fino al quindicesimo giorno.

Le persone giuridiche hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione annuale in formato elettronico e per via telematica entro l’ultimo giorno di maggio dell’anno successivo rispetto a quello oggetto di dichiarazione.

 

Rapporti internazionali per la doppia imposizione

Anche il Portogallo ha stipulato nel corso degli anni una serie di trattati fiscali per favorire lo scambio di informazioni con le amministrazioni finanziarie e per disciplinare ed evitare la doppia imposizione. Ad oggi sono 79 i trattati firmati (77 sono già attivi), compreso quello con l’Italia che risale al 14 maggio del 1980.

 

Tassazione della pensione in Portogallo: come funziona

Sono numerosi i pensionati italiani che decidono di godersi il meritato riposo fuori dai confini nazionali. Attirati, non solo da climi favorevoli e paesaggi da sogno ma, soprattutto, da un’imposizione fiscale particolarmente favorevole. Il Portogallo è proprio uno di quei paesi che, sempre con maggior frequenza, viene scelto dai nostri connazionali come destinazione per trascorrere la loro vita da pensionati. Stiamo parlando di circa 10mila contribuenti che vanno ad aggiungersi ad un esercito di altri 70mila over 65enni provenienti da tutto il modo (soprattutto americani, inglesi, tedeschi e scandinavi).

Ma cosa rende il Portogallo una meta così ambita?

La risposta è molto semplice e non parliamo delle spiagge assolate, del clima mite o delle donne focose che riescono a risvegliare anche i desideri più assopiti, ma di un regime di tassazione del reddito da pensione particolarmente favorevole, praticamente pari a zero.

Come già accennato, il paese lusitano ha stretto convenzioni con l’Italia già a partire dagli anni 80; successivamente, nel 2009, ha stipulato accordi bilaterali secondo cui, chi ottiene la residenza in Portogallo può ricevere la pensione lorda senza alcuna tassazione per un lungo periodo di tempo.

Tutto questo è stato possibile grazie al Decreto Legge 249/2009 che ha approvato il cosiddetto Codice Fiscale dell’Investimento e disciplinato la particolare figura del residente non abituale. In particolare, un pensionato italiano può beneficiare dell’esenzione da qualunque imposta, per di 10 anni consecutivi, sull’assegno previdenziale ricevuto dall’Italia.

Per poter usufruire di questo allettante regime fiscale è obbligatorio risiedere in Portogallo per un minimo di sei mesi e un giorno nel corso dell’anno solare, oppure presentare un contratto di locazione annuale. Tuttavia, pur dimostrando di pagare un affitto per l’intero anno, il Fisco italiano pretende che il richiedente dimori sul territorio portoghese per almeno 183 giorni.

Non è comunque sufficiente la sola permanenza per oltre metà anno per ottenere lo status di residente non abituale, ci sono ulteriori requisisti:

  • non aver goduto delle residenza fiscale portoghese nei 5 anni precedenti la richiesta;
  • essere in possesso delle condizioni necessarie per ottenere la residenza fiscale in Portogallo. Il soggetto dovrà dimostrare il soggiorno per oltre 183 giorni, oppure presentare la documentazione (sostanzialmente l’acquisto di una casa o un contratto di locazione) che faccia presupporre la volontà di utilizzare l’abitazione come dimora abituale.

Rispettando i requisiti sopra elencati, il richiedente dovrà inoltrare una domanda all’Agenzia delle Entrate Portoghese. Solo dopo un’attenta valutazione e l’approvazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria, la persona potrà fregiarsi della qualifica di residente fiscale non abituale. Da quel momento sarà possibile ricevere l’assegno previdenziale in Portogallo per un periodo di 10 anni godendo del completo sgravio fiscale. Trascorso tale periodo si verrà assoggettati alle regole generali previste dal sistema tributario portoghese per le persone fisiche.

Grazie a questo regime particolarmente vantaggioso l’incremento dei pensionati che hanno deciso di trasferirsi in Portogallo è aumentato in modo esponenziale: dati ufficiali parlano, che nel solo 2013, il numero è salito del 40% rispetto all’anno precedente.

 

Pensionati ex INPDAP in Portogallo

Dopo aver preso notizia di questa interessante opportunità, molti pensionati, o chi è in procinto lasciare il mondo del lavoro è , senza dubbio, stuzzicato dall’idea di percepire la pensione senza alcuna trattenuta trasferendosi nel Paese lusitano. Purtroppo però, non tutti possono godere di tale beneficio, in quanto vengono categoricamente esclusi gli ex-dipendenti pubblici. Il motivo sta tutto nell’articolo 19 della convezione firmata tra i due paesi che indica, chiaramente, che la possibilità di ricevere la pensione lorda sia un diritto per i soli ex-lavoratori del settore privato.

Anche se dal 2011 l’INPDAP è stato soppresso, trasferendo ogni sua competenza all’INPS, la gestione tra dipendenti pubblici e privati rimane sostanzialmente distinta. La conseguenza di questo è che i pensionati ex INPDAP continuano a non poter usufruire dei benefici fiscali che abbiamo descritto, nemmeno trasferendosi in Portogallo per 365 l’anno.

Per tranquillizzare gli attuali pensionati, o i futuri prossimi del settore pubblico, voglio segnalare altre destinazioni che permettono, anche a tali soggetti, di il trattamento pensionistico senza alcuna trattenuta, sarà solo necessario fare un po’ di strada in più, e trasferirsi, ad esempio, in Australia, Tunisia o Senegal.

Sia chiaro che, il fatto di non beneficiare della totale esenzione dall’imposta non vieta di certo ad un pensionato di trasferirsi comunque in Portogallo, potendo sfruttando i vantaggi derivanti dal minor costo della vita, gli affitti bassi, e le proprietà immobiliari vedute a prezzi abbordabili e, perchè no, del clima mite, delle spiagge assolate e delle donne focose che riescono a risvegliare anche i desideri più assopiti!

 

Vantaggi fiscali della residenza in Portogallo anche per chi non è pensionato

Appurato che per i pensionati, ex lavoratori del settore privato, il Portogallo sia un vero e proprio paradiso fiscale, in realtà, altre categorie di lavoratori possono ottenere grossi vantaggi trasferendo la propria residenza presso il Paese lusitano.

Rispettando le medesime condizioni viste in precedenza, è possibile richiedere lo status di residente non abituale. Ad esempio, una delle categorie più avvantaggiate sono i professionisti del digitale (programmatori, webmaster e, in generale chi svolge attività online o, comunque, che non necessità di una sede fissa), persone che sfruttando le proprie capacità e avendo bisogno, soltanto, di un computer, una connessione ad internet e un ottima padronanza della lingua inglese, possono lavorare da qualunque parte del mondo e portare avanti il proprio business così come lo fanno dall’Italia. Questi soggetti potranno richiedere e ottenere lo status di residente non abituale e percepire i cosiddetti passive income di fonte estera (royalties, dividendi, capital gain e interessi) senza versare nemmeno un euro di imposte.

Lavoratori autonomi e dipendenti impiegati in attività tecnologiche possono conseguire redditi da lavoro in Portogallo e beneficiare di una flat tax pari al 20%.

Un’ulteriore possibilità riguarda gli imprenditori digitali: per loro, potrà essere sufficiente costituire una società estera trasparente, acquisire lo status di residente non abituale e ottenere una tassazione agevolata sui redditi esteri percepiti. Tuttavia, è uno schema che richiede particolare attenzione e l’assistenza di un esperto commercialista per evitare di incorrere nel reato di evasione fiscale internazionale o rischiare di dover pagare le tasse nel Paese di residenza della società estera o, ancor peggio, in Italia.

Per entrare nel dettaglio di questo tipo di operazione, sarà necessario scegliere una giurisdizione che consenta di costituire una società trasparente non soggetta a tassazione se si svolge l’attività principale al di fuori dello Stato di residenza (evitando nel modo più assoluto i paradisi fiscali).

Naturalmente perché tutto funzioni, oltre a svolgere l’attività lontano dalla nazione scelta, anche i clienti e l’attività amministrativa non dovranno essere localizzati nel suddetto paese, così come tutti gli asset e gli immobili. La normativa fiscale portoghese prevede la detassazione dei redditi esteri, anche se gli stessi vengono stati tassati nel Paese in cui sono stati prodotti.

L’equazione è quindo molto semplice:

  • nessuna tassazione per il reddito di impresa nel Paese di origine della società in quanto prodotto fuori dai confini nazionali dell’impresa;
  • nessuna tassazione sui dividendi percepiti perché in Portogallo tali somme, visto che provengono da uno Stato estero, sono totalmente tax-free.

 

Come ottenere lo status di residente non abituale in Portogallo

Dopo aver parlato, a sufficienza, della possibilità e dei vantaggi derivanti dall’acquisizione della qualifica di “residente non abituale“, vediamo nello specifico quali sono gli esatti requisiti da rispettare e la procedure per ottenere tale status.

Indipendentemente dal fatto che si parli di pensionato, libero professionista o imprenditore digitale, ciascuno di questi soggetti deve, sempre, soddisfare entrambe le seguenti condizioni:

  • non aver goduto del regime fiscale portoghese nei 5 anni precedenti la richiesta per lo status;
  • aver soggiornato per un periodo superiore ai 183 giorni anche non consecutivi in Portogallo.

Per il secondo punto, il soggetto dispone di un’alternativa: può aver soggiornato meno di 183 giorni nel Paese, ma deve aver acquistato una casa, oppure sottoscritto un contratto di locazione entro il 31 dicembre dell’anno, dichiarando l’intenzione di stabilirvi la propria residenza abituale.

Dopo aver controllato di aver soddisfatto tutti i requisiti richiesti, il soggetto dovrà inoltrare la domanda entro il 31 marzo dell’anno successivo. L’esatto iter burocratico per raggiungere l’obbiettivo della residenza non abituale è il seguente:

  • entro il 31 dicembre è obbligatorio acquistare una proprietà immobiliare, oppure stipulare in contratto di affitto;
  • recarsi all’Amministrazione Tributaria portoghese e procedere con la registrazione come residente in Portogallo. La procedura permette di ricevere un numero di identificazione fiscale;
  • compilare un modulo online per ottenere le credenziali personali per l’accesso al sito web dell’Amministrazione Tributaria portoghese;
  • al proprio indirizzo mail si riceverà una password con cui accedere al sito e procedere alla registrazione come residente non abituale. Tale operazione deve essere effettuata entro il 31 marzo dell’anno successivo;
  • compilare ed inviare tutti i moduli necessari per la presentazione della domanda;
  • dopo un’attenta analisi della richiesta da parte delle autorità fiscali verrà inviata la conferma all’indirizzo mail fornito, in formato PDF. Il documento dovrà essere conservato;
  • nel caso di lavoratore in Portogallo nel settore tecnologico, per richiedere la partecipazione al regime della flat tax al 20% è necessario inviare la documentazione che dimostri la professione svolta alla Direzione dei Servizi di Registro dei contribuenti con sede a Lisbona.

 

Redditi prodotti fuori dal Portogallo

Come abbiamo visto, il principale vantaggio offerto dal regime tributario lusitano è rappresentato dal cosiddetto “Programma per i residenti non abituali“,  che comporta, per i redditi percepiti in Portogallo, una tassazione ad’aliquota fissa al 20%.

Discorso ancora più interessante per i profitti generati fuori dai confini nazionali: si potrà infatti godere di una totale esenzione fiscale a patto che tali redditi siano già tassati nello Stato della fonte. In questa categoria, oltre alle più volte citate pensioni, rientrano i redditi professionali, stipendi, locazione di proprietà immobiliari, nonché dividendi, interessi, royalties e plusvalenze.

 

Perché scegliere il Portogallo

Dopo aver analizzato il sistema fiscale portoghese e facendo un rapido raffronto con quello italiano, a prima vista non sembrerebbe particolarmente vantaggioso. I cittadini residenti non godono certo di un trattamento di favore e lo stesso vale per la tassazione dei profitti delle società.

Il reddito delle persone fisiche (IRS) subisce un regime impositivo del tutto simile a quello IRPEF del nostro Paese e le aliquote non sono per nulla favorevoli anzi, per i redditi più alti, risultano addirittura superiori alle nostre. Anche parlando dell’IVA, l’aliquota ordinaria al 23% è tra le più elevate all’interno dell’intera Comunità europea. Non migliora di certo la situazione se parliamo della tassazione di dividendi, royalties e plusvalenze con aliquota fissa al 28%.

Sebbene il costo della vita in Portogallo sia inferiore di quello italiano, attenuando così gli effetti delle imposte indirette più elevate, il reale vantaggio del Paese lusitano sta tutto negli accordi bilaterali stipulati con l’Italia e altre nazioni.

Ciò consente di sfruttare il favorevole regime fiscale concesso ad un residente non abituale. Il legislatore ha introdotto tale status con la finalità di attirare nel Paese, non solo i pensionati, ma anche svariate figure professionali qualificate dotate di un certo potere d’acquisto. Ad esempio, architetti, ingegneri, medici e membri di organi amministrativi che, per i redditi percepiti in territorio portoghese, potranno versare un’imposta ad aliquota fissa del 20% (un buon compromesso direi, specie per i redditi medio alti).

Per chi, invece, ha raggiunto la meritata pensione (tranne gli ex INPDAP) il Portogallo rappresenta una vera manna garantendo 10 anni di assegni previdenziali totalmente esenti da imposte (hai capito bene, in Portogallo, quella che in Italia è la pensione lorda, diventa la pensione netta!).

Per le persone fisiche con residenza non abituale sarà possibile usufruire di allettanti esenzioni fiscali per redditi percepiti all’estero derivanti da lavoro autonomo sfruttando le convenzioni che evitano la doppia imposizione.

In ogni caso, è sempre consigliabile muoversi con cautela perché, se da una parte le agevolazioni esistono, dall’altra non è sempre facile ottenerle e sfruttarle, specie se ci si affida al “fai da te“.

Chi volesse richiedere la residenza non abituale in Portogallo è opportuno che si rivolga a consulenti esperti in grado di indicare ai contribuenti la giusta direzione da seguire stabilendo a tavolino un’efficace strategia per rispettare tutti i requisiti necessari e, soprattutto, evitare errori, spesso, anche banali, ma che si pagherebbero a caro prezzo…

   

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