Sconto in fattura bonus ristrutturazione, ecobonus e superbonus 110%

Le agevolazioni fiscali legate agli interventi di ristrutturazione e riqualificazione edilizia sono, da sempre, caratterizzate dal sistema della detrazione IRPEF, ovvero il recupero di una percentuale della spesa sostenuta sotto forma di sconto sulle imposte sul reddito da versare allo Stato.

Con l’introduzione del Superbonus 110%, il legislatore ha ampliato i metodi per beneficiare dell’aiuto economico aggiungendo due nuove opzioni:

  1. lo sconto immediato in fattura;
  2. la cessione del credito.

Nel primo caso, l’impresa che ha eseguito i lavori applica la riduzione sull’importo totale in fattura. Nel secondo, invece, spetta al beneficiario cedere il credito fiscale accumulato a banche, oppure a intermediari finanziari in cambio di denaro.

Grazie al Decreto Rilancio 2020 i suddetti strumenti per ottenere gli sgravi fiscali sono applicabili anche a:

  • Bonus ristrutturazione;
  • Ecobonus 65% e 50%;
  • Sismabonus;
  • Bonus facciate.

Le opzioni valgono per tutto il 2022, 2023 e 2024 nel caso di agevolazioni con detrazione inferiore al 110%, mentre per il Superbonus, il Governo ha deciso di prorogare la validità anche per il 2025.

Tali iniziative hanno il chiaro intento di fronteggiare la difficile crisi causata dallo scoppio della pandemia e, al contempo, cercare di sostenere la transizione ecologica richiesta dalla Comunità Europea.

Indice:

 

Detrazione IRPEF

Sconto in fatturaLa detrazione dall’imposta sul reddito delle persone fisiche rappresenta lo strumento principale messo a disposizione dallo Stato per usufruire delle agevolazioni nel settore edile. Il sistema è molto semplice e permette al beneficiario di recuperare parte delle spese sostenute applicando la detrazione in fase di presentazione della dichiarazione dei redditi. La percentuale sulla spesa totale dipende dal tipo di bonus applicato e la restituzione avviene in 10 anni con rate di pari importo.

Per capire meglio come funziona facciamo un semplice esempio: supponiamo di aver eseguito una serie di interventi soggetti a bonus ristrutturazione 50% e sostenuto una spesa pari a 20.000 euro. In questo caso spetta una detrazione di 10.000 euro che il Fisco restituirà in 10 anni tramite una quota annuale di 1.000 euro da detrarre dall’imposta sul reddito a debito.

La detrazione IRPEF si può applicare anche al Superbonus 110%, con l’unica differenza che la restituzione della spesa avverrebbe in 5 anni.

Il maggior limite di tale sistema di bonus fiscale è quello di dover attendere un lungo lasso di tempo prima di poter beneficiare interamente dell’agevolazione. In aggiunta c’è anche il rischio, venendo meno la fonte di reddito o dichiarando una base imponibile insufficiente, di perdere le agevolazioni.

 

Sconto in fattura e cessione del credito

La legge offre al contribuente, come alternativa alla detrazione IRPEF, l’opportunità di scegliere tra sconto in fattura e cessione del credito. Vediamo, nel dettaglio, il funzionamento e le principali differenze.

L’articolo 121, comma 1 del Decreto Rilancio concede all’impresa che ha eseguito i lavori oggetto di bonus, la possibilità di applicare uno sconto in fattura di importo massimo pari al corrispettivo pattuito. Il fornitore potrà recuperare anch’egli la somma anticipata sotto forma di credito d’imposta da utilizzare per ridurre la pressione fiscale, oppure decidere di cedere tale credito a soggetti terzi (banche e intermediari finanziari).

L’altra possibilità per il contribuente è quella trasformare la percentuale della spesa sostenuta in credito d’imposta, avendo facoltà di cederlo a istituti di credito, compagnie assicurative, Poste Italiane, ecc.

La differenza sostanziale tra le due opzioni è che in un caso spetta all’impresa anticipare la spesa soggetta a detrazione, mentre nell’altro è il cliente a cedere direttamente il proprio credito d’imposta ad un intermediario finanziario.

Grazie allo sconto in fattura e applicando il Superbonus, il proprietario dell’immobile potrebbe anche non versare neanche un euro, a patto che la spesa totale non superi il limite massimo detraibile. In tutti gli altri casi, il beneficiario dovrà pagare solo una parte del corrispettivo, e riceverà un sostanziale sconto sull’importo totale. Per cui, rispetto alla detrazione IRPEF, il risparmio è fruibile immediatamente.

L’impresa edile che ha applicato lo sconto in fattura recupererà la somma anticipata sotto forma di credito d’imposta da detrarre alle tasse a debito nei successivi esercizi. Tuttavia, può decidere di cedere il credito accumulato a banche e altri soggetti. Spesso, le imprese chiedono una percentuale di commissione al cliente per sostenere il costo dell’operazione, tale importo può anche arrivare al 10% di quanto dovuto.

 

Vantaggi dello sconto in fattura e cessione del credito

Il vantaggio sostanziale di questi metodi è l’immediata fruizione dell’agevolazione senza dover attendere 5 o 10 anni. Oltretutto, sparisce completamente il rischio per i cosiddetti soggetti incapienti, vale a dire chi non fa la dichiarazione dei redditi o esenti dall’IRPEF perchè il loro reddito rientra nella notax area, di perdere il diritto all’agevolazione. Inoltre, sarà possibile realizzare svariati interventi di ristrutturazione e riqualificazione limitando la spesa, o addirittura gratuitamente.

Sconto in fattura e cessione del credito sono strumenti piuttosto flessibili: in tal senso è possibile richiedere uno sconto parziale e utilizzare la somma rimanente in detrazione nella dichiarazione dei redditi, oppure cederla a terzi. In presenza di spese sostenute da più persone per l’intervento realizzato sullo stesso immobile, ogni soggetto può decidere, in completa autonomia, come fruire dell’agevolazione.

Non dimentichiamo che, nel caso di Superbonus, optando per sconto in fattura o cessione del credito, il pagamento delle prestazioni può avvenire con bonifico bancario standard. Scegliendo la detrazione IRPEF della spesa sostenuta vige, invece, l’obbligo di versare i corrispettivi tramite bonifico parlante. Ciò significa indicare ogni volta la causale del versamento, nonché i codici fiscali del beneficiario la detrazione e del destinatario del pagamento.

Per il fornitore, la possibilità di cedere a terzi il credito d’imposta accumulato a seguito dello sconto applicato in fattura può rappresentare un vantaggio. Tuttavia per le piccole imprese, solitamente con limitate risorse economiche, risulta piuttosto rischioso accettare lo sconto in fattura per interventi soggetti a Superbonus. Tali opere, nella maggior parte dei casi, richiedono l’anticipo di somme consistenti per pagare forza lavoro e materiali.

 

Alcuni esempi di sconto in fattura

  • Per il primo esempio consideriamo lavori eseguiti per rimodernare un appartamento, con spesa complessiva di 10.000 euro e possibilità di usufruire del bonus ristrutturazione 50%. L’impresa emetterà una fattura applicando uno sconto di 5.000 euro, ovvero di valore pari alla detrazione spettante, e riceverà dal cliente il resto del corrispettivo. La ditta potrà successivamente recuperare i 5.000 euro anticipati come credito d’imposta da sottrarre alle future tasse, oppure da cedere il credito a intermediari finanziari.
  • Per il secondo esempio, invece, supponiamo di voler effettuare una ristrutturazione più completa dell’abitazione e di avere tutti i requisiti per applicare il Superbonus 110%. Ipotizzando una spesa totale di 25.000 euro, la detrazione risulta di 27.500 euro. In questo caso, la ditta che ha eseguito i lavori applica uno sconto in fattura di 25.000 euro, senza richiedere alcun versamento aggiuntivo. Il vantaggio per l’impresa sarà quello di ricevere un credito d’imposta pari a 27.500 euro, che potrà cedere alla banca, oppure sfruttare per alleggerire il carico fiscale negli anni a venire.

 

Interventi a cui applicare sconto in fattura o cessione del credito

Sono molti gli interventi soggetti a bonus e, di conseguenza con possibilità di richiedere uno sconto in fattura o la cessione del credito d’imposta.

L’elenco comprende lavori di:

  • riqualificazione energetica: si tratta di opere atte a migliorare l’efficienza energetica dell’immobile e soggette a Ecobonus al 50% o 65% e Superbonus al 110%;
  • installazione impianti a pannelli fotovoltaici e sistemi di accumulo (possono essere montati anche separatamente e in momenti diversi);
  • installazione nell’edificio di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici;
  • miglioramento delle caratteristiche antisismiche dell’edificio (Sismabonus);
  • recupero del patrimonio edilizio: sono lavori che rientrano nel bonus ristrutturazione 50% e riguardano opere di manutenzione straordinaria, restauri, risanamenti conservativi e ristrutturazione edilizia;
  • recuperi e restauri di facciate di edifici già esistenti. Fanno parte di questi interventi anche pulizia e tinteggiatura esterna.

Non è concesso applicare lo sconto in fattura sul bonus mobili e nemmeno sul bonus verde.

 

Cosa accade per lavori avviati prima di luglio 2020?

Il Decreto Rilancio permette di applicare sconto in fattura e cessione del credito per interventi oggetto di Superbonus, ma solo per spese sostenute a partire da luglio 2020 e fino al 30 giugno 2022 (la scadenza viene prorogata al 31 dicembre 2022 qualora al 30 giugno risultassero completate almeno il 60% delle opere).

Pertanto non ha alcuna rilevanza la data di inizio lavori, ma fa testo il momento in cui è avvenuto il pagamento delle prestazioni.

 

Cosa guadagnano i soggetti terzi che acquistano i crediti d’imposta?

Visto che beneficiario dell’agevolazione e le ditte possono accumulare crediti d’imposta e cederli a terzi, la domanda che sorge spontanea è: cosa guadagnano gli intermediari finanziari?

La banca che acquista il credito deve avere un minimo guadagno, per cui la cessione non è mai a costo zero. L’intermediario, offre liquidità in cambio del credito d’imposta, trattenendo una percentuale da utilizzare per coprire le spese di gestione della pratica e per l’erogazione del denaro.

Dobbiamo, comunque, fare una distinzione tra agevolazioni con detrazione inferiore al 110% e Superbonus. Nel primo caso la banca non restituirà mai l’intera somma, ma tratterà una quota che può arrivare anche al 20% del totale. Col Superbonus la cessione del credito maturato comporta, per prima cosa, alla rinuncia del 10% aggiuntivo, percentuale invece recuperata dall’intermediario.

Di conseguenza, non è raro imbattersi in banche che corrispondono più del 100%, arrivando ad offrire anche il 102% per potersi accaparrare almeno un 8% di guadagno. Quindi, quando decidiamo di optare per la cessione del credito è bene contattare diversi intermediari finanziari per cercare la proposta di maggior convenienza.

 

Procedura per ottenere sconto in fattura o cessione del credito: scelta del professionista

Il primo passo, sarà quello di scegliere un bravo professionista che dovrà occuparsi di tutto l’iter burocratico. In tal senso, spetta al geometra, architetto o ingegnere incaricato, svolgere ogni pratica edilizia, strutturale ed energetica, nonché produrre le asseverazioni tecniche necessarie a seconda del tipo di bonus.

La procedura più complessa riguarda il Superbonus, infatti il tecnico deve:

  • redarre e inviare all’APE l’attestato di prestazione energetica, prima e dopo l’intervento. Un documento fondamentale per asserire il salto di almeno due classi energetiche dell’immobile, ovvero uno dei requisiti essenziali per l’applicazione del Superbonus;
  • dichiarare che i lavori realizzati rientrano tra quelli agevolabili;
  • verificare la congruità delle spese.

Dopo aver presentato i suddetti documenti, si dovrà richiedere il visto di conformità. Anche in questo caso è necessario rivolgersi ad un professionista abilitato (dottore commercialista, addetto CAF, consulente del lavoro, perito, ragioniere o esperto tributario). Tale figura procede a verificare che il tecnico incaricato abbia prodotto correttamente le asseverazioni e le attestazioni richieste e risulti in possesso della polizza assicurativa.

Ricordiamo che, al fine di combattere i numerosi tentativi di frode ai danni della Stato e l’utilizzo improprio della cessione del credito, il Governo ha ampliato l’obbligo del visto di conformità e della congruità delle spese anche per bonus con aliquota inferiore al 110%. Tuttavia, è stata prevista una deroga nel caso di sconto in fattura per interventi classificati in edilizia libera e con importo complessivo non superiore a 10.000 euro.

 

Come ottenere la cessione del credito

Avendo optato per la cessione del credito, mentre il tecnico incaricato si occupa di tutte le scartoffie, si dovranno valutare le proposte degli intermediari finanziari che aderiscono all’iniziativa.

Una volta scelto il soggetto a cui cedere il credito, sarà necessario inviare per via telematica i documenti in modo da consentire le verifiche del caso. Alcuni istituti di credito possono richiedere anche fatture, ricevute di pagamento e asseverazioni.

 

Come ottenere lo sconto in fattura

In questo caso la procedura è decisamente meno complicata rispetto alla cessione del credito. Infatti, è sufficiente accordarsi con un’impresa edile che accetti la proposta. Tuttavia, potrebbe non risultare così semplice trovare un fornitore che decida di anticipare le somme per l’acquisto dei materiali e pagamento della manodopera.

Specialmente applicando il Superbonus, e con importi elevati, piccole e medie imprese potrebbero non disporre delle risorse finanziarie sufficienti per coprire le spese ed accettare lo sconto in fattura.

Comunque, trovata la ditta, al termine dei lavori si riceverà una fattura con decurtato lo sconto in base alla percentuale prevista dall’agevolazione. Col Superbonus, in talune situazioni, l’importo della fattura potrebbe anche risultare pari a zero.

 

Comunicazione all’Agenzia delle Entrate

L’ultimo step per usufruire dell’agevolazione è comunicare all’Amministrazione finanziaria l’intenzione di trasferire il credito d’imposta all’impresa che ha effettuato i lavori, oppure ad una banca. L’onere spetta al professionista delegato, il quale dovrà compilare e trasmettere all’Agenzia delle Entrate un apposito modulo entro il 16 marzo dell’anno successivo a quello in cui è avvenuto il pagamento dei lavori. In assenza di tale comunicazione non è possibile effettuare la cessione del credito.

Il cessionario (istituto di credito, Poste Italiane, imprese, ecc.) vedrà comparire il credito nel proprio cassetto fiscale, a partire dal decimo giorno del mese successivo alla comunicazione. Il cessionario potrà utilizzare i crediti solo dopo l’accettazione degli stessi e ha facoltà, a sua volta, di cederli a terzi seguendo la medesima procedura.

La cessione del credito può avvenire interamente al termine delle opere, oppure in tranche secondo lo stato di avanzamento lavori (SAL). In caso di Superbonus, i SAL possono essere al massimo due e richiesti una volta raggiunto il 30% e il 60% dei lavori.

 

Sconto parziale in fattura

La legge consente di richiedere all’impresa uno sconto parziale in fattura. Così facendo si potrà ottenere l’immediato abbassamento dell’importo complessivo, mentre la spesa restante sarà possibile sfruttarla come detrazione in dichiarazione dei redditi, oppure cederla come credito a terzi.

Ad esempio, con Superbonus e importo totale di 40.000 euro, nessuno vieta di chiedere uno sconto in fattura di 15.000 euro e, sulla spesa restante pari a 25.000 usufruire della detrazione del 110% come credito di imposta, oppure cedere il credito.

 

Superbonus e finanziamento

In teoria, il Superbonus dovrebbe consentire di effettuare gli interventi previsti a costo zero. A volte ciò accade, ma spesso la realtà è ben altra cosa. L’importo complessivo, entro i limiti di spesa previsti dalla normativa, può essere liquidato dalla banca per intero al termine dei lavori, oppure in tranche rispettando la regola degli stati di avanzamento. In questo caso, il primo versamento avviene al raggiungimento del 30% dei lavori, mentre il secondo quando le opere sono giunte ad almeno il 60%.

Per capire come funziona facciamo il nostro solito esempio: immaginiamo che l’importo dell’intervento oggetto di Superbonus sia di 90.000 euro. Optando per il sistema “a stati di avanzamento” la prima quota di denaro viene liquidata dalla banca al raggiungimento del 30% dei lavori, con esborso di 27.000 euro.

Nel frattempo, però, l’impresa non viene pagata e deve anticipare le spese per manodopera e materiale, assumendosi anche il rischio che la pratica possa essere rigettata. Pertanto, è necessario che il fornitore disponga di adeguate risorse economiche per sostenere le spese, altrimenti spetterà al proprietario dell’immobile versare la somma.

Diciamo che nella maggior parte dei casi, le imprese non si accollano il rischio di non incassare acconti e, pertanto, sarà cura del contribuente versare nelle casse dell’impresa le risorse necessarie per gli avanzamenti dei lavori. E’ quasi impossibile trovare delle imprese che attendano che il 30% dei lavori prima di incassare un singolo euro…

Ed è proprio in questi frangenti che si rende necessario chiedere un finanziamento, mettendo quindi in conto ulteriori costi per l’apertura della pratica e gli interessi. Quindi, è quanto mai opportuno valutare con estrema attenzione la solidità finanziaria dell’impresa edile che dovrà eseguire i lavori e applicare lo sconto in fattura ove possibile

   

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