Come proteggere i risparmi da una patrimoniale o da un prelievo forzoso sui conti correnti

Scritto da Omar Cecchelani in Famiglia

Ogni risparmiatore dovrebbe avere tra le sue priorità la protezione del proprio patrimonio: aspetto di grande rilevanza, a maggior ragione in periodi difficili come quello attuale. Ancora oggi abbiamo vivido il ricordo della pesante crisi economica-finanziaria mondiale iniziata nel 2007 e proseguita per molti anni e forse non ancora conclusasi completamente. Giusto il tempo di riprenderci ed ecco scoppiare la pandemia di Covid-19 che ha stravolto la vita di ognuno e fortemente deteriorato le prospettive per il futuro.

Tra i membri della UE, l’Italia non è certo il Paese che può vantare un’economica tra le più solide e prosperose, anzi i termini che meglio la descrivono sono fragile e incerta. Di conseguenza, in un momento di recessione globale dove il Fondo Monetario Internazionale snocciola ogni giorno dati e previsioni piuttosto cupe, difendere a denti stretti i propri averi diventa di vitale importanza.

A tutto questo dobbiamo aggiungere l’endemica instabilità politica che contraddistingue l’Italia. Nemmeno di fronte ad una grave emergenza sanitaria maggioranza e opposizione riescono a trovare un punto d’intesa, mettendo da parte le divergenze: il risultato è la crescente sfiducia di famiglie ed imprese nel sistema Italia.

In un quadro di così grande incertezza per presente e futuro, proviamo a di capire quali possano essere gli strumenti più adatti per tutelare al meglio i risparmi accumulati in anni di duro lavoro. In questa breve guida non vogliamo soffermarci su come far crescere il rendimento, bensì analizzare i metodi più efficaci per la gestione patrimoniale.

Indice:

 

Crisi economica e gestione finanziaria delle risorse

I numeri della crescita economica italiana non erano particolarmente incoraggianti già in periodi di normalità, dunque non ci possiamo certo stupirci del tracollo avvenuto a causa della pandemia che ha causato il blocco quasi totale delle attività.

La crisi globale ha accentuato i radicali problemi del nostro Paese: uno di questi è l’incapacità di una corretta gestione finanziaria e fiscale da parte dello Stato e, di conseguenza, della classe politica. Il Governo ha prontamente emesso specifici decreti (Cura Italia, Rilancio, Ristori, ecc.) allo scopo di offrire un immediato sostegno ad imprese e famiglie. Una serie di aiuti e sussidi che hanno potuto contare sul Meccanismo Europeo di Stabilità, meglio conosciuto come Fondo Salva Stati o con l’acronimo MES.

Quindi le risorse di certo non mancano, ciononostante molte imprese non hanno ricevuto la liquidità necessaria neanche per stare in piedi. Una situazione che continua ad incidere negativamente sull’economia delle famiglie, alimentando quel clima di profonda incertezza che porta imprenditori, soprattutto stranieri, a non investire più in Italia. Aggiungiamo poi le imparziali, si fa per dire, valutazioni negative delle agenzie di rating che puntano il dito sul crescente aumento del debito pubblico e la speculazione internazionale che lancia insensati allarmi su un probabile default finanziario.

In un contesto nazionale di così grande fragilità, c’è da aspettarsi qualsiasi azione. Ci riferiamo a due provvedimenti che il Governo potrebbe adottare:

  • imposta patrimoniale;
  • prelievo forzoso sui conti correnti;

Sono rischi reali che ogni risparmiatore può trovarsi ad affrontare, quindi cerchiamo di capire in cosa consistono e come, eventualmente, proteggere il proprio patrimonio.

 

Come funzionerebbe l’imposta patrimoniale?

L’imposta patrimoniale rappresenta un tributo applicato direttamente sul patrimonio, sia mobile che immobile del contribuente. Chi sostiene questo tipo di provvedimento, lo considera come un sacrificio necessario richiesto ai cittadini ricchi per aiutare le fasce più deboli, ovvero una sorta di strumento di giustizia sociale. Coloro che invece sono contrari lo ritengono un ingiusto prelievo fiscale, in quanto applica una seconda tassazione su redditi già assoggettati ad imposte.

Il nostro ordinamento tributario non prevede un’imposta patrimoniale soggettiva, tuttavia beni mobili e immobili sono colpiti da numerose tasse. Si tratta di imposte che agiscono singolarmente su un determinato asset patrimoniale (il conto corrente, il deposito titoli, i buoni postali, ecc.), mentre nella sua generalità il patrimonio non è mai stato sottoposto ad una specifica tassazione.

Nel caso in cui il Governo decidesse l’introduzione di un’imposta patrimoniale, potrebbe essere di due tipologie:

  • fissa: verrebbe prevista un’aliquota unica uguale per tutti i contribuenti;
  • variabile: si baserebbe su aliquote progressive all’aumentare del patrimonio. Un sistema che prevede anche un limite patrimoniale entro il quale si godrebbe dell’esenzione.

Altra possibile caratteristica dell’imposta patrimoniale potrebbe riguardare la frequenza di versamento:

  • una tantum: il prelievo viene effettuato solo una volta per fronteggiare situazioni di grave emergenza, come potrebbe essere la pandemia da Covid-19;
  • periodica: un pagamento regolare e annuale come una qualsiasi altra imposta. Quindi diverrebbe una tassa fissa indipendente da particolari contingenze e da versare fino a nuove disposizioni.

Rispetto alla principale imposta sul reddito (IRPEF), la patrimoniale non si applica su ciò che il contribuente ha dichiarato in un preciso periodo d’imposta, bensì sul totale del suo patrimonio, ossia la ricchezza effettivamente disponibile e accumulata fino a quel momento.

 

Il meccanismo del prelievo forzoso sul conto corrente

Il prelievo forzoso sul conto corrente è un’altra forma di imposta patrimoniale già utilizzata in passato. Nel 1992, infatti, l’allora Governo Amato prese la storica decisione di applicare un prelievo dello 0,60% dai conti correnti degli italiani. Un decreto lampo attuato nella notte tra il 9 e 10 luglio al fine di dare ossigeno alla drammatica condizione in cui versavano le finanze pubbliche. Una situazione aggravata anche dal crollo della lira che impedì di intervenire svalutando ulteriormente la moneta di Stato.

Tale ipotesi potrebbe ripetersi tutt’oggi in qualsiasi momento e spetta solo alla discrezionalità del Governo decidere in che misura applicare questa tipologia di riscossione. Un’evenienza meno improbabile di quanto si possa immaginare poiché, rispetto al passato, la presenza dell’euro impedisce di adottare interventi alternativi di politica monetaria.

Non esiste una regola base per il prelievo forzoso ma, nel caso in cui l’esecutivo optasse per questa soluzione potrebbe stabilire un importo minimo al di sotto del quale non applicare il prelievo. La percentuale verrebbe invece decisa a seconda del fabbisogno dello Stato.

 

Possibili metodi per tutelare il proprio patrimonio

Andiamo dunque ad analizzare quali sono alcune soluzioni che si potrebbero adottare per proteggere i nostri risparmi, tendendo sempre presente e ben presente i rischi di un eventuale patrimoniale o prelievo forzoso sul conto corrente:

 

Tenere i risparmi in casa

Infilare i soldi sotto il materasso è un’immagine che evoca scenari passati ed epoche che sembrano lontane anni luce. In realtà, rappresenta una soluzione che, ancor oggi, viene adottata da molti risparmiatori e altrettanti sicuramente, dopo la lettura di questo articolo, ci faranno un pensierino.

In una situazione di tranquillità economico-sociale è consuetudine mantenere i propri soldi  in depositi su conti correnti bancari o postali, lasciando in casa solamente il denaro necessario per le esigenze quotidiane. Tuttavia, non è affatto consigliabile lasciare ingenti somme depositate sui conto correnti anche a fronte dei pochi vantaggi offerti dagli istituti di credito. Il titolare paga la banca per aprire e gestire un conto senza ottenere nemmeno un centesimo di interessi, anzi subendone  una svalutazione per via dell’inflazione.

Attualmente, considerando i bassi valori dell’inflazione, non è certo il principale problema. Il vero rischio è però quello svegliarsi una “bella” mattina e sentire al telegiornale che il Governo ha deciso di applicare un prelievo forzoso sul conto corrente, oppure una patrimoniale.

Chiaramente il denaro tenuto in casa non è facilmente tracciabile, quindi al riparo dai provvedimenti fiscali di emergenza. Non bisogna però dimenticare altri aspetti puramente pratici che vanno a scontrarsi con la realtà di tutti i giorni. A tal proposito, il primo fattore di rischio è rappresentato da possibili furti e rapine: il denaro contante rubato dentro casa non è coperto da nessun tipo di assicurazione, invece prevista per i depositi bancari.

A questo aspetto, forse il più rilevante, bisogna inoltre aggiungere anche le problematiche legate all’utilizzo del contante, i possibili accertamenti dell’Agenzia delle Entrate a seguito di depositi e prelievi oltre una certa soglia, nonché l’impossibilità di effettuare determinati pagamenti cash (ad esempio oltre la soglia massima consentita di 2.000 euro) o, comunque, la perdita di eventuali agevolazioni ottenibili utilizzando i cosiddetti metodi tracciabili come la deducibilità delle spese mediche, ad esempio, o il famigerato cashback di Stato.

Infine, è utile sottolineare che a seguito dell’attuazione di una eventuale patrimoniale, l’aver tenuto i risparmi in casa potrebbe non risultare di grande aiuto. Infatti, tali somme di denaro sarebbero comunque frutto di attività legittime, quindi dichiarate al Fisco e che, pertanto contribuirebbero a formare il patrimonio del contribuente. Sarebbero da escludere soltanto i proventi elusi al Fisco, oppure derivanti da lavoro in nero ed evasione fiscale.

 

Si possono proteggere i risparmi attraverso conti deposito?

Aprendo un conto deposito il cliente firma un contratto con la banca impegnandosi a vincolare, per un determinato periodo di tempo, la somma depositata ricevendo in cambio una piccola percentuale di interessi.

Dal punto di vista della tutela patrimoniale non si otterrebbe alcun vantaggio rispetto al conto corrente ordinario. Per l’applicazione del prelievo forzoso il Governo considererebbe anche i conti deposito, così come in presenza di una patrimoniale le somme versate concorrerebbero alla formazione del patrimonio.

L’unico beneficio di un conto deposito è vedere rivalutato, seppur in minima parte, il capitale versato. E’ una soluzione senza dubbio migliore che lasciare molti soldi sul conto corrente, soprattutto in periodi di grave crisi come quello attuale. Teniamo però presente che il deposito è vincolato perciò, anche in caso di emergenza, prelevando la somma prima della scadenza, si perderebbero gli interessi maturati.

 

Conto corrente estero come strumento di tutela patrimoniale

Un tempo poteva essere un sistema efficace per mettere al riparo i risparmi già tassati alla fonte da ulteriori pretese. Con l’entrata in vigore della normativa per lo scambio automatico di informazioni tra gli Stati (CRS), la situazione è profondamente cambiata. Oggi, aprendo un conto corrente presso un istituto di credito estero in un Paese aderente al CRS, la banca ha l’obbligo di comunicare i dati all’Amministrazione Finanziaria italiana. Di conseguenza, in caso di patrimoniale, il Fisco disporrebbe di tutte le informazioni utili per applicare il prelievo forzoso anche sui depositi esteri.

Per chi pensa invece di aprire un conto bancario in un Paese che non ha aderito allo scambio di informazioni (compresi i cosiddetti paradisi fiscali), sarà necessario fare molta attenzione al vigente obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate qualunque conto estero. La segnalazione dovrà effettuata attraverso il quadro RW della dichiarazione dei redditi anche per i conti aperti nei cosiddetti “paradisi fiscali”, in caso contrario, si andrebbe incontro a pensati sanzioni per una presunzione di redditi non dichiarati e mancato monitoraggio fiscale. Stiamo parlando di una multa da un minimo del 6% fino ad un massimo del 30% della somma depositata sul conto estero. Detto questo è anche giusto dire che nel paradiso fiscale difficilmente si verrebbe scoperti.

 

Come sfruttare i beni rifugio

Il termine bene rifugio racchiude in sé il suo significato, ossia non è un investimento a scopo speculativo ma bensì di tutela patrimoniale; consente di mettere al sicuro i risparmi in periodi di crisi economica-finanziaria o in presenza di un mercato molto instabile, limitando il rischio di svalutazione e conservando il potere d’acquisto.

I principali beni rifugio sono:

  • beni immobili;
  • oro;
  • opere d’arte.

 

Acquistare beni immobili

In Italia il bene rifugio per eccellenza è il mattone, quindi l’acquisto di proprietà immobiliari o, in alternativa, terreni edificabili. Una soluzione che permette di ottenere anche un’eventuale rendita attraverso la locazione. Sicuramente gli aspetti da valutare per un investimento proficuo nel tempo sono molti, comunque è un metodo piuttosto diffuso tra i risparmiatori.

Il denaro utilizzato è, chiaramente, al riparo da un eventuale prelievo forzoso sul conto corrente, ma si resterebbe scoperti dall’applicazione di una patrimoniale che terrà anche conto del valore dei beni immobili posseduti.

 

Acquistare oro

L’altro bene rifugio per antonomasia è rappresentato dall’oro. E’ doveroso però fare subito una distinzione tra oro da investimento (lingotti, monete e tutte le forme previste dalla normativa) e gioielli o manufatti. Nel primo caso, per l’acquisto, è necessario rivolgersi ad operatori professionali e la transazione risulta tracciabile, inoltre alla vendita la plusvalenza generata è tassata al 26% come qualsiasi altro capital gain.

Gioielli e oggetti d’oro non sono sottoposti a nessuna tassazione, né per il possesso né, tantomeno, a seguito della vendita; inoltre sono esenti da qualunque tipo di imposta patrimoniale. Aggiungiamo che difficilmente l’oro perde di valore nel tempo, quindi investendo in oro è probabile ottenere anche una buona rivalutazione del capitale. Dunque, l’acquisto di oro potrebbe rivelarsi un buon metodo per alleggerire i depositi sul conto corrente e, comunque,  resta sempre un’ottima idea destinare una piccola parte dei propri risparmi ad investimenti in metalli preziosi.

 

Acquistare opere d’arte

L’opera d’arte è un bene rifugio di nicchia e sottovalutato; l’acquisto riguarda pochi appassionati con specifiche conoscenze e notevole liquidità. I vantaggi sono la rivalutazione nel tempo dell’opera d’arte e l’eventuale vendita che potrebbe non essere sottoposta a tassazione (è però necessario valutare il trattamento fiscale caso per caso visto il sottile confine tra collezionista e commerciate d’arte).

Il condizionale è comunque d’obbligo anche per l’applicazione dell’imposta patrimoniale: le opere d’arte potrebbero anche non essere computate nel patrimonio del proprietario.

 

Investire in titoli di Stato aiuta a tutelare il patrimonio?

I titoli di Stato, seppur con rendimenti non certo eccezionali, sono da sempre apprezzati da molti risparmiatori per il livello di sicurezza garantito e la tassazione agevolata sulle plusvalenze rispetto ad altri asset finanziari (12,5% anziché 26%). Dovendoli però inserire in un contesto di grave recessione e in un Paese con conti pubblici da bollino rosso, non è una scelta che può far dormire sonni così tranquilli: in caso di default dello Stato, quest’ultimo si troverebbe nell’impossibilità di restituire il denaro investito dai risparmiatori.

Lo scenario in cui l’Italia fallisca come accaduto, ad esempio, all’Argentina è piuttosto apocalittico e improbabile, per cui l’investimento in titoli di Stato è una valida alternativa per chi desidera un rischio minore rispetto ad obbligazioni o azioni societarie. Resta però il fatto che possedere titoli di Stato mette al riparo dal solo prelievo forzoso dal conto corrente, ma non dall’imposta patrimoniale.

 

Pensare al futuro con un fondo pensione

Il fondo pensione, comunemente chiamato previdenza integrativa, rappresenta uno strumento di risparmio piuttosto sicuro e diffuso. Per ogni annualità lavorativa il soggetto provvede a versare una certa quota che andrà ad accantonarsi e rivalutarsi negli anni. L’ammontare complessivo verrà restituito al momento della pensione con un unico rimborso del capitale maturato, oppure tramite assegno mensile.

Non bisogna dimenticare che i fondi pensione offrono il vantaggio fiscale di portare a deduzione un importo massimo di 5.164,57 euro l’anno. Anche in questo caso, però, si tratta di somme non certo sconosciute al Fisco, quindi soggette ad eventuale imposta patrimoniale.

 

Sì, ma come possiamo proteggere i nostri risparmi?

Ben difficilmente si potrà essere in grado di tutelare i risparmi da un’eventuale imposta patrimoniale. Del resto, fermo restando il totale rispetto della legalità, ogni reddito prodotto, anche all’estero da cittadini residenti in Italia, dev’essere dichiarato.

Al Fisco poco importa se il denaro venga depositato in una banca italiana o all’estero, oppure chiuso in un cassetto. Semmai è buona norma non lasciare cifre ingenti sul conto bancario o postale: calmierando almeno il rischio di un prelievo forzoso, e investire parte dei risparmi nei cosiddetti beni rifugio.

   

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