Come si divide l’eredità in assenza di testamento

Tra i tanti effetti provocati dalla morte di una persona ci sono anche quelli con rilevanza giuridica: normalmente il defunto lascia un patrimonio che passa in eredità per successione agli aventi diritto. In tal senso, la legge prevede una serie di regole atte a definire i soggetti a cui spetta l’eredità. Molto spesso il de cuius redige un testamento con cui indica la disposizione di tutti i propri beni, o parte di essi, dopo la sua dipartita.

“Ma come avviene la successione ereditaria in assenza di testamento?”

Andiamo a scoprire come dividono l’eredità e in quale proporzione i soggetti aventi titolo, chi può essere escluso e coloro a cui spetta la quota legittima.

Indice:

 

Il grado di parentela

dividere eredità in assenza di testamentoPrima di entrare nel vivo della questione, trovo doveroso sottolineare l’importanza di conoscere tutti i gradi di parentela, nonché come vengono calcolati e definiti gli affini. Sembra una banalità, ma in realtà è un aspetto spesso sottovaluto o dato per scontato. Infatti, capita molte volte che coniuge o figli del defunto non sappiano a quale grado corrisponda un parente che magari non vedevano da moltissimo tempo o del quale ignoravano persino l’esistenza.

Giusto per dare qualche indicazione di massima, iniziamo col distinguere i parenti in linea retta (quelli che discendono gli uni dagli altri come padre e figlio) da quelli in linea collaterale (quelli che presentano un ascendente comune come zio e nipote). Per il calcolo del grado di parentela bisogna contare le generazioni che dividono i due soggetti.

Ad esempio, padre e figlio sono definiti parenti di primo grado poiché separati da una sola generazione. Nonni e nipoti sono, invece, parenti di secondo grado avendo due generazioni che li separano.

La legge stabilisce che possono partecipare alla successione dell’eredità i parenti sia in linea retta che collaterale, purché entro il sesto grado. Inoltre, la normativa utilizza il criterio della prossimità del vincolo, vale a dire ammette alla successione prima i parenti di grado più basso e via via tutti gli altri.

 

Come avviene la successione ereditaria

Al verificarsi della morte di una persona si apre la successione ereditaria nel luogo dell’ultimo domicilio del de cuius, così come sancito dall’articolo 456 del C.C. Pertanto, i soggetti coinvolti sono da una parte il defunto e dall’altra tutti gli eredi con diritto di successione.

In assenza di testamento si parla di successione legittima, con gli eredi stabiliti dal Codice Civile. Viceversa, in presenza dell’atto testamentario, la legge si limita a indicare quali soggetti non possono essere esclusi dall’eredità, nonostante diverse disposizioni del de cuius. In altre parole, anche se il testatore ha espressamente negato il passaggio dei beni alla moglie o ai figli, ad esempio, costoro hanno comunque diritto alla quota legittima.

Nello specifico la legge indica come eredi legittimari:

  • il coniuge superstite;
  • i figli e nipoti del defunto;
  • gli ascendenti del de cuius, ovvero genitori e nonni;
  • i parenti fino al sesto grado

Se in vita non è rimasto alcun erede legittimo e non c’è alcun beneficiario disposto nel testamento, in ultima istanza il patrimonio lasciato spetta allo Stato.

Ricordiamo che l’eredità non è automatica, nel senso che il beneficiario deve manifestare la volontà di:

  • accettare;
  • accettare con beneficio di inventario;
  • rifiutare.

I termini per compiere una delle suddette azioni di tre mesi dalla morte del trapassato, se il beneficiario già possiede i beni oggetto di successione, oppure 10 anni in caso contrario. L’accettazione può avvenire anche tacitamente qualora l’erede compia un atto che presupponga la volontà di accettare (ad esempio preleva denaro dal conto corrente del defunto).

 

Come viene ripartita l’eredità tra fratelli

L’articolo 566 del Codice Civile stabilisce chiaramente come i figli, in caso di morte di uno o entrambi i genitori, abbiano diritto a ricevere l’eredità divisa in parti uguali. Tuttavia, la quota legittima può subire delle riduzioni in presenza di specifiche volontà del testatore, o donazioni effettuate in vita dal defunto. A riguardo la legge distingue tra:

  • quota indisponibile: che rappresenta la parte di beni spettante sempre e comunque agli eredi legittimari;
  • quota disponibile: che costituisce la parte di beni che il testatore può decidere di lasciare a chi desidera.

Ricordiamo che la quota legittima viene calcolata anche considerando eventuali donazioni ricevute dai figli quando il genitore era ancora vivo.

 

Spartizione dell’eredità con testamento

Come abbiamo appena detto, la presenza di un testamento non consente l’esclusione dalla successione degli aventi diritto per legge alla quota legittima. Le situazioni più comuni sono:

  • coniuge e un solo figlio: un terzo dell’eredità spetta al coniuge superstite, così come al figlio. Il terzo rimanente rappresenta la quota disponibile che il defunto può aver lasciato a chi desidera;
  • coniuge con due o più figli: un quarto dell’eredità spetta al coniuge superstite, il secondo quarto è diviso in parti uguali tra i figli e il quarto restante rimane a disposizione delle volontà del testatore;
  • senza coniuge e un solo figlio: in questo caso al figlio spetta metà dell’intera eredità, mentre la quota restante rimane nelle disposizioni del defunto;
  • senza coniuge e più figli: gli eredi si spartiscono in parti uguali due terzi del lascito, mentre il terzo rimanente rappresenta la quota disponibile.

 

Spartizione dell’eredità senza testamento

In mancanza di un atto testamentario è la legge a stabilire gli aventi diritto e la spartizione. L’eredità spetta al coniuge superstite e ai figli siano essi naturali, adottivi o concepiti fuori dal matrimonio. I casi più frequenti sono:

  • coniuge con un figlio: l’intera eredità viene divisa in parti uguali tra i due soggetti;
  • coniuge con più figli: anche in tale situazione l’eredità è ripartita in quote di uguale valore;
  • senza coniuge e un solo figlio: l’eredità spetta interamente al figlio;
  • senza coniuge e più figli: l’eredità viene divisa in parti uguali tra fratelli e sorelle.

Nelle suddette situazioni tutti gli altri parenti non hanno diritto a nessuna quota di eredità.

Casi piuttosto rari riguardano l’assenza sia di coniuge che figli, con in vita i genitori del defunto. A questi ultimi spetta l’eredità da dividere tra loro in parti uguali. Esattamente ciò che accade se in vita sono rimasti solo i nonni del de cuius.

 

Come evitare liti e contestazioni tra fratelli

Non è affatto raro che durante la successione scoppino liti e nascano attriti tra fratelli e sorelle. Per evitare tali spiacevoli situazioni è necessario conoscere le regole che disciplinano il diritto ereditario. Innanzitutto, come più volte già sottolineato, i figli non possono essere completamente diseredati ma hanno diritto, quantomeno, alla quota legittima. L’unica eccezione è prevista qualora il figlio abbia commesso gravi atti criminali nei confronti dei genitori.

In secondo luogo, la legge vieta di effettuare donazioni in vita tali da estinguere completamente il patrimonio senza lasciarne una parte da destinare ai figli. Comunque sia, non dimentichiamo che eventuali donazioni ricevute, dai figli stessi, vengono considerate un anticipo dell’eredità. Per esempio, se un padre decide di donare ad uno dei figli alcuni beni, alla morte del genitore gli altri fratelli o sorelle possono richiedere la restituzione della loro quota legittima.

Infine, allo scopo di considerare l’intero patrimonio del defunto all’apertura della successione, è necessario sommare tutti i beni in suo possesso al momento della morte. Il computo prevede l’aggiunta di eventuali beni donati che sarebbero stati disponibili e la sottrazione dei debiti.

 

Il coniuge separato o divorziato ha diritto all’eredità?

Siccome il coniuge rappresenta, insieme ai figli, il principale beneficiario dell’eredità, è importante sapere cosa accade a seguito di separazione o divorzio. Secondo il Codice Civile lo status di separato non fa decadere la qualifica di familiare, che invece cessa nel momento in cui interviene una sentenza di divorzio. Di conseguenza, il coniuge separato va considerato alla pari di uno regolarmente unito in matrimonio, avendo diritto di successione.

Dal momento in cui viene pronunciata la sentenza di divorzio, o a partire dalla certificazione dell’atto di Stato civile da parte di un pubblico ufficiale, l’ex coniuge superstite perde il diritto all’eredità. È importante precisare che, qualora il defunto stesse ancora versando l’assegno divorzile, gli eredi dovranno continuare a rispettare tale impegno.

   

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