Come e perché aprire un conto corrente (anche online) all’estero

Scritto da Omar Cecchelani in Famiglia

Quando l’argomento di discussione è l’apertura di un conto corrente all’estero le domande che sorgono spontanee sono innumerevoli, ma la prima, in assoluto, è se si tratta di un’operazione legale.

Del resto è anche facile capire da dove nasca tale perplessità: quante volte sentendo notizie in TV o leggendo articoli su giornali e siti web riguardanti incriminazioni o arresti per reati fiscali, spuntano, immancabilmente, conti correnti bloccati e sequestrati in paesi stranieri.

Ciò fa nascere il pensiero comune che aprire un conto all’estero sia un’azione non consentita dalla legge o, quantomeno, legata a situazioni di evasione o elusione fiscale ai danni del sistema tributario.

In realtà, ciò può anche essere vero e, spesso, chi decide di affidarsi ad una banca in stati al di fuori dell’Italia ha il solo scopo di nascondere all’occhio dell’Erario somme di denaro altrimenti da dichiarare, ma tutto questo rappresenta l’eccezione e non certo la regola. Vediamo dunque cosa prevede la legge al riguardo, quali requisiti sono necessari, le eventuali limitazioni e la procedura per aprire un conto corrente all’estero.

Indice:

 

I conti all’estero sono legali?

niziamo questo articolo ritornando subito sull’interrogativo iniziale, in modo da fugare ogni dubbio riguardante la legalità dell’apertura di un conto corrente all’estero. Si tratta di un’operazione prevista e consentita dalla normativa italiana in materia fiscale. I risparmi e il denaro posseduti da un cittadino italiano sono una sua proprietà e come tale possono essere utilizzati, dal proprietario, come meglio creda. Naturalmente, ciò è valido qualora le risorse finanziarie abbiano un’origine legittima e non provengano da attività illegali o da particolari illeciti.

Aprendo un conto bacario all’estero non si viola alcuna legge a patto che vengano rispettate tutte le normative vigenti, non solo in Italia ove si ha la residenza fiscale, ma anche nel Paese in cui si desidera depositare il denaro. Prestando poca attenzione o non attenendosi a tutte le regole, ovvero, agendo in una situazione di non assoluta trasparenza, la situazione diventa più rischiosa finendo facilmente sotto la lente di ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate e degli organi di controllo. Le possibili violazioni riguardano sia le norme antiriciclaggio che l’evasione fiscale, e le sanzioni relative possono essere, sia di carattere penale che amministrativo.

Tra l’altro, un conto corrente in un Paese straniero può essere aperto per mille motivi: ad esempio, cittadini italiani che lavorano o studiano fuori dai confini nazionali, oppure chi ha preso la decisione di trasferirsi in un paese diverso dall’Italia per un lungo periodo, o, ancora, nel caso in cui si decida di gestire il patrimonio personale in un’altra nazione con conti correnti non italiani. d

Un buon motivo può essere la scarsa fiducia, non tanto della tenuta economica del nostro Paese, perchè una svalutazione della nostra moneta, facendo parte dell’Euro, è piuttosto remota, ma più che altro per eventuali tasse sul patrimonio presente sui conti correnti dei contribuenti che un Governo avido e bisognoso di liquidità potrebbe regalarci da un momento all’altro.

Un buon modo per bypassare questo rischio può essere proprio quello di aprire un conto corrente oltre confine.

 

Tassazione relativa ai conti correnti esteri

Se da una parte il sistema tributario italiano da la possibilità ai contribuenti di aprire un conto all’estero, dall’altra, per l’intestatario residente in Italia resta l’obbligo di inserire in dichiarazione dei redditi, tutte le somme depositate.

Ciò a cui bisogna prestare attenzione sono i limiti per gli importi che è obbligatorio dichiarare e che possono variare in base alle diverse disposizioni previste dalla legge in vigore. E’ un particolare molto importante che permette di evitare pesanti sanzioni e, spesso, anche procedimenti penali per evasione fiscale per i correntisti esteri.

Tuttavia, la tendenza del legislatore è quella di eliminare la presenza di soglie ed obbligare chiunque sia titolare di un conto corrente all’estero a dichiarare qualsiasi somma di denaro depositato, indipendentemente che si tratti di reddito da lavoro, pensione o derivante dallo svolgimento di una qualsiasi attività e, soprattutto a prescindere dalla somma depositata.

 

Perché aprire un conto corrente all’estero?

Una volta chiarito il concetto che l’apertura di un conto corrente all’estero sia un’azione legale, un ulteriore quesito da porsi riguarda i motivi che potrebbero spingere un cittadino italiano ad effettuare un’operazione simile.

Sul conto corrente, c’è chi lascia pochi spiccioli giusto per pagare bollette e spese personali e chi invece accumula anche ingenti somme di denaro.

Tralasciando le svariate tecniche di investimento che ognuno sceglie in base alle proprie necessità, è importante chiedersi cosa mai potrebbe accadere ai nostri risparmi in caso di declassamento del debito pubblico da parte delle temute agenzie internazionali di rating oppure per un malaugurato default del proprio istituto di credito.

Nonostante il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi metta al riparo i piccoli risparmiatori da possibili crack bancari, e l’Italia sia considerata un paese a basso rischio, può essere una buona scelta affidarsi a banche che si basano su economie più solide di quella italiana.

Per molti è fondamentale adottare una strategia per proteggere il proprio patrimonio e cercare quella sicurezza relativa agli investimenti che, nell’attuale mercato finanziario globale, non è sicuramente facile raggiungere.

In quest’ottica aprire un conto corrente all’estero può rappresentare un valido strumento per ridurre i rischi di perdere parte del proprio patrimonio in caso di collasso del sistema finanziario nazionale.

 

Come aprire un conto corrente all’estero

L’apertura di un conto corrente all’estero può avvenire attraverso due diverse modalità:

  • direttamente dall’Italia;
  • dal paese straniero scelto.

In entrambi i casi al soggetto potrebbe essere richiesto l’invio, o la presentazione, della documentazione necessaria nella lingua del Paese in cui manifesta la volontà di aprire il conto o, comunque, dovrà essere inoltrata, quantomeno, tradotta in inglese. Non è raro che molte banche richiedano una traduzione certificata in modo da avere l’assoluta certezza relativa alla veridicità di quanto dichiarato dal futuro titolare.

Per poter aprire il conto corrente all’estero in piena legalità è necessario il rispetto di due fondamentali requisiti:

  1. il denaro trasferito deve provenire da fonti lecite di reddito;
  2. ogni somma di denaro versata sul conto estero deve passare, preventivamente, nella dichiarazione dei redditi del Paese da cui le stesse sono state generate.

La normativa permette di aprire il conto corrente in qualsiasi Paese della UE, ma anche in Paesi extracomunitari che possono offrire condizioni più vantaggiose.

Tra questi rientrano anche i cosiddetti Paesi offshore di cui tanto spesso si sente parlare. In questo caso è, comunque, necessario prestare molta attenzione, infatti, anche se l’operazione è formalmente lecita, il confine tra legalità e illegalità è molto sottile e sarebbe quindi è buona norma rivolgersi a consulenti con una certa esperienza in materia onde a evitare spiacevoli situazioni.

Vediamo quindi come procedere per l’apertura del conto corrente all’estero secondo le due modalità indicate ad inizio paragrafo.

 

Aprire un conto dall’estero

Spesso, per motivi di lavoro o di studio è necessario soggiornare per lunghi periodi fuori dall’Italia. In questi casi è molto comodo aprire un conto corrente nel paese ospitante e la procedura può variare da nazione a nazione.

In linea di massima, è necessario presentare un documento di identità in corso di validità (il passaporto nei Paesi extra UE) e la documentazione che accerti l’effettivo domicilio. In alcuni casi lo stato straniero potrebbe richiedere la presentazione dell’autorizzazione alla permanenza nel Paese.

Come detto, non esiste una regola generale, quindi non è inconsueta anche la richiesta di documenti utili a dimostrare l’attività lavorativa esercitata dal soggetto richiedente oppure, la documentazione che consenta di tracciare la storia bancaria dell’intestatario.

Tutto questo con il preciso scopo di scovare e non foraggiare attività criminali o, comunque, illecite dietro le somme di denaro depositate.

 

Aprire un conto estero dall’Italia

Non è sempre necessario recarsi di persona presso l’istituto di credito estero scelto per l’apertura del conto corrente. Oggi, grazie ad internet, è possibile, in molti casi, inviare tutta la documentazione richiesta in formato elettronico che avrà lo stesso valore di quella cartacea.

Normalmente, i documenti richiesti per l’apertura di un conto estero online sono i medesimi di quelli da portare personalmente all’Istituto di Credito oltre confine.

Anche in questo caso, la priorità della banca è quella stabilire la natura delle attività svolte dal soggetto e fugare ogni dubbio su possibili situazioni di illegalità. Proprio per lo stesso motivo, non è raro che l’istituto di credito voglia una motivazione dettagliata e convincente circa i motivi che spingono il correntista ad aprire un conto corrente fuori dall’Italia.

Ricordiamo che non basta avere grosse liquidità da dover depositare per essere certi che la richiesta venga accolta. Per somme modeste si possono scegliere istituti che operano solo online, beneficiando di una procedura molto semplice e rapida e di bassi costi di gestione, come spiegherò nel relativo paragrafo.

 

In quali paesi aprire un conto corrente estero?

Nell’immaginario collettivo il primo paese che viene alla mente pensando all’apertura di un conto corrente all’estero è la Svizzera. Non è certo frutto dell’immaginazione o di uno stereotipo finanziario ma è stata l’effettiva realtà, almeno fino al 2016, quando la piccola nazione elvetica era ancora un vero e proprio paradiso fiscale per chi voleva depositare ingenti somme di denaro su un conto corrente secretato e al portatore.

Il titolare poteva così godere della massima riservatezza e sicurezza tenendo il patrimonio al riparo da occhi indiscreti e, soprattutto, al Fisco italiano.

Oggi il discorso è totalmente cambiato visto che anche la Svizzera ha aderito, non senza una certa riluttanza, a specifici accordi con l’Unione Europea in materia di scambio di informazioni ai fini fiscali. In pratica, a partire dal 2017 la Svizzera e i 28 membri della UE rilevano i dati dei correntisti e, dal 2018, li scambiano con le Amministrazioni Finanziarie per contribuire alla lotta contro l’evasione fiscale.

La perdita dell’anonimato non deve, però, preoccupare minimamente chi opera in un regime di assoluta trasparenza: non cambia assolutamente nulla, e scegliere uno dei cantoni svizzeri, per l’apertura di un conto, è ancora un’ottima soluzione.

Ci sono poi una serie di altri paesi che offrono condizioni vantaggiose e che cercano di attirare sempre nuovi investitori. Tra questi rientrano le nazioni del centro e sud America come il Brasile oppure paesi balcanici come la Serbia o dell’est Europa come la Slovacchia. Tuttavia, si tratta di scelte più o meno azzardate che di certo non garantiscono la tutela dei proprio risparmi e anzi, rispetto all’Italia, il rischio di perdere il denaro depositato è, senza dubbio, molto più alto. Quindi, maggior privacy ma minori garanzie.

I paesi che offrono maggior sicurezza in Europa sono, in primis, la Germania che non ha certo bisogno di presentazioni: oltre alla famosa Deutsche Bank, ci sono numerosi e affidabili istituti di credito a cui poter affidare i propri risparmi.

Anche l’Inghilterra rimane una meta molto appetibile con l’ulteriore vantaggio di avere una moneta diversa dall’euro, quindi godere della forza della sterlina per meglio salvaguardare il patrimonio dalle oscillazioni del mercato valutario.

Disponendo di importanti somme da depositare e, qualora si desiderino condizioni particolarmente vantaggiose, le banche situate in paesi offshore (Cipro, Lussemburgo, Irlanda, Isole Cayman e Barbados, solo per fare qualche esempio) rappresentano una possibilità da prendere in seria considerazione anche se, come già detto, è necessario muoversi con estrema cautela e analizzare attentamente la situazione con un bravo consulente per evitare sanzioni o mettere a rischio il proprio patrimonio.

 

Come scegliere un conto corrente estero

Quando si sceglie un conto corrente all’estero è necessario confrontare le varie offerte, né più e né meno di come si procede abitualmente con le banche italiane. Un aiuto fondamentale può arrivare dalla rete specie per quel che riguarda la ricerca e il confronto online delle varie offerte disponibili, in modo da individuare quella più adeguata alle proprie necessità.

Sono molte le filiali ubicate nel nostro Paese di banche estere a cui far riferimento per richiedere una consulenza. Prima di usufruire del servizio è buona norma chiedere se sono previsti eventuali costi per l’assistenza, evitando così spiacevoli sorprese.

 

Quali sono gli aspetti da dover valutare per scegliere un conto corrente all’estero?

Uno dei fattori principali è l’ammontare delle spese bancarie per il mantenimento del conto corrente stesso. Si tratta di un canone mensile, o annuale, che viene richiesto per rientrare di tutte le spese di gestione.

Accanto a questo onere c’è anche il costo di chiusura da non sottovalutare, così come le regole per il trasferimento del conto e le relative spese applicate. Ciò riguarda tutti quei casi in cui il titolare di un conto corrente italiano decida di trasferirlo interamente all’estero e, in base alla banca scelta, potrebbero esserci limitazioni impreviste oppure costi molto più alti dell’immaginabile.

C’è poi tutta la serie di costi legati all’utilizzo del conto corrente, a cominciare dalla tariffa applicata su ogni prelievo di contante e, in particolare, per sportelli situati in paesi diversi da quello di residenza della banca scelta. Attenzione ai costi applicati sui bonifici che variano, anche notevolmente, da Stato a Stato e sopratutto scegliendo paesi extracomunitari.

Da non dimenticare il discorso riguardante il cambio valutario qualora il conto si appoggi su una moneta diversa dall’euro. Ricevendo compensi nella valuta del Paese dove di residenza del conto non ci sarebbero problemi, ma effettuando versamenti, da o verso l’Italia, è bene considerare il tasso di conversione che potrebbe essere, più o meno, favorevole.

 

Trasferimento di denaro dall’Italia all’estero

Ovviamente, anche l’operazione di trasferimento di denaro all’estero è perfettamente legale, pur rimanendo sempre chiaro il concetto che la provenienza dell’importo deve essere lecita e il movimento avvenire tramite banca non, ad esempio, sfruttando i “vecchi spalloni” che trasportavano il denaro proveniente da chissà quale fonte attraverso i valici alpini per poi depositarlo nelle banche svizzere.

La legge concede anche il deposito di somme in contanti ma è necessario rispettare determinati limiti, dovendo dichiarare, sia in entrata che in uscita dal territorio nazionale, le somme superiori a 9,999,99 euro. La mancanza della dichiarazione all’Agenzia Doganale prevede il sequestro cautelare del 40% del contante eccedente il limite e l’applicazione di una sanzione amministrativa pari al 40% della somma in eccesso. Non sono affatto rari i casi di cittadini italiani fermati al confine con la Svizzera e trovati in possesso di ingenti somme di denaro, con conseguente denuncia alla Procura della Repubblica con l’accusa di riciclaggio.

Per limitare i comportamenti di evasione fiscale, l’Agenzia delle Entrate monitora con grande attenzione tutti i trasferimenti di denaro all’estero; anche perché riguardano, spesso, attività legate alla criminalità organizzata e al terrorismo. La persona che esegue trasferimenti di somme guadagnate in modo lecito non deve aver alcun timore; l’unica preoccupazione è conservare tutta la documentazione necessaria a dimostrare la massima trasparenza del suo operato, nel caso in cui riceva una controllo dell’Amministrazione Finanziaria.

 

Monitoraggio fiscale dei conti esteri e imposta IVAFE

Partiamo dal presupposto che per dormire sonni tranquilli e mettere il proprio denaro al sicuro, chi vuole aprire un conto corrente all’estero deve rispettare tutte le normative vigenti e non avere nulla da nascondere. Ciò significa che l’intestatario deve sempre dichiarare le somme depositate al Fisco italiano o, comunque, poterne dimostrare, senza ombra di dubbio, la lecita provenienza.

La detenzione di un conto all’estero e la sua gestione comportano l’onere di compilare il quadro RW all’interno del modello Redditi Persone Fisiche; un obbligo previsto dalla legge che disciplina il monitoraggio fiscale delle attività finanziarie svolte al di fuori dai confini nazionali da parte di soggetti fiscalmente residenti in Italia.

Un ulteriore onere che spetta al possessore di un conto corrente in un Paese straniero è il versamento dell’imposta IVAFE. Si tratta di un tributo per attività finanziare detenute all’estero che, per il solo possesso di un conto corrente, è pari ad un valore fisso di 34,20 euro da pagare annualmente attraverso la dichiarazione dei redditi.

L’obbligo di monitoraggio fiscale delle attività finanziarie detenute all’estero, e il conseguente onere per il contribuente di compilare il quadro RW del modello Redditi Persone Fisiche, sono disciplinati dalla legge n. 186/2014 che non prevede tale onere per depositi e conti correnti che non abbiamo raggiunto, o superato, il limite di 15mila euro durante il periodo d’imposta.

Nel caso in cui la giacenza media nel corso dell’anno sia, però, superiore a 5.000 euro resta l’obbligo di pagamento dell’Ivafe che, dovendo essere calcolata attraverso la compilazione del quadro RW del modello Redditi rende, praticamente, obbligatorio il monitoraggio per i conti con una giacenza media che supera tale soglia.

In base a tali disposizioni la compilazione del quadro RW è comunque obbligatoria nei seguenti casi particolari:

  • conto corrente estero con giacenza media superiore a 5mila euro ma senza aver mai superato, nel periodo d’imposta, il deposito massimo di 15mila euro. La compilazione del quadro RW, in questo caso, vale solo ai fini IVAFE.
  • conto corrente estero con giacenza media sotto la soglia dei 5mila euro, ma con limite massimo di 15mila euro superato nel corso del periodo d’imposta. La compilazione del quadro RW, in questo caso, servirebbe soltanto al monitoraggio fiscale.

 

È possibile aprire un conto anonimo e segreto all’estero?

Nonostante le belle parole spese fino ad ora sulla necessità di trasparenza per l’apertura di un conto corrente estero, una delle richieste più frequenti fatte ai professionisti che si occupano di queste cose riguarda proprio la possibilità e la liceità relativa all’apertura di conti segreti all’estero, com’era coi vecchi conti cifrati svizzeri.

Se per conto estero segreto si intende il fatto che risulti invisibile di fronte a terzi privati, la risposta è senza dubbio affermativa. Lasciando fuori dal discorso i paradisi fiscali, Paesi Offshore e Paesi inseriti nella blacklist, un conto corrente estero garantisce la totale riservatezza verso soggetti terzi privati.

In realtà, chi pone tale quesito intende ben altro, ovvero la segretezza nei conforti del Fisco. In questo, caso la risposta è un categorico “no”. È fatto obbligo per il titolare del conto corrente estero comunicare all’Amministrazione Finanziaria la sua esistenza e le somme che si intendono depositare.

Come abbiamo visto è necessaria la compilazione del quadro RW quando si presenta la dichiarazione dei redditi, per depositi esteri che superano il limite dei 15mila euro, pena l’applicazione di pesanti sanzioni per chi ha omesso la dichiarazione e per giacenze medie superiori a 5.000 euro per la liquidazione dell’Ivafe.

Capita però, spesso, di leggere articoli sul web scritti da sedicenti guru della finanza che parlano della possibilità di aprire conti correnti senza che il Fisco ne venga a conoscenza. Si tratta semplicemente di panzane o leggende metropolitane. L’OCSE è stato molto chiaro al riguardo mettendo in atto una serie di accordi con istituti bancari di Paesi membri UE ed extra UE, predisponendo uno standard globale per lo scambio automatico di informazioni e dati con le Autorità Fiscali.

Se ancora qualcuno nutrisse la speranza di poter aprire un conto corrente all’estero tenendolo nascosto all’Amministrazione Finanziaria, può mettersi il cuore in pace perché è un’operazione illegale e, praticamente, impossibile se non si ricorre, con tutti i rischi e gli interrogativi del caso, a Paesi in blacklist.

 

Conto corrente in un Paese in blacklist

Ci sono Paesi che hanno deciso di non aderire agli standard imposti dalla OCSE relativi alla comunicazione dei dati relativi ai correntisti e alle operazioni svolte. Questi Stati sono finiti, automaticamente, in una blacklist mondiale, che ha la finalità di rendere pubblica la decisione presa di non mettere in pratica le normative vigenti per un adeguato scambio di informazioni. Tra i paesi fiscalmente ribelli troviamo:

  • Barbados;
  • Isole Marshall;
  • Panama;
  • Tunisia;
  • Emirati Arabi Uniti;
  • Namibia;
  • Bahrein;
  • Corea del Sud e molti altri.

Le conseguenze per queste Nazioni piuttosto serie e comportano, in primo luogo, l’impossibilità per qualsiasi operatore bancario, finanziario, fiduciario e assicurativo di intraprendere relazioni con soggetti presenti nella suddetta lista nera.

Qualora non venisse rispettato tale divieto, il trasgressore sarà segnalato alle autorità competenti del suo Paese diventando oggetto di pesanti sanzioni amministrative e penali.

La morale è che se, in qualche modo, è possibile aprire un conto corrente in uno Stato della blacklist, il rischio di venir scoperti porterebbe al blocco delle giacenze e al sequestro dell’intero patrimonio fino a quando non si sarà in grado di fornire esaurienti spiegazioni alle autorità competenti.

 

È possibile operare su un conto estero come su un conto italiano?

Un conto corrente all’estero si gestisce come un qualsiasi conto aperto presso una banca italiana. Di base si avrà a disposizione un IBAN per effettuare bonifici pagando il costo previsto dall’offerta scelta. Verrà spedita al proprio domicilio anche la carta di credito/debito per prelevare contanti da qualsiasi sportello ed effettuare i pagamenti negli esercizi commerciali. Eventuali limitazioni possono essere applicate scegliendo particolari promozioni per conti online a zero spese.

 

Il conto estero è pignorabile?

In Italia, la legge prevede che in caso di un debito non onorato, il creditore si possa rivalere su parte del patrimonio personale del debitore, compresi i depositi sui conti correnti. Ciò vale, sia per banche con sede sociale in Italia che all’estero. Semmai, la differenza dipende dal tipo di creditore, ovvero se si tratta di un privato oppure dello Stato.

Nel primo caso, è molto difficile per un privato ottenere il pignoramento di un conto all’estero. Risulta, in primo luogo, complicato risalire al Paese e alla banca in cui è stato aperto il conto e ciò può richiedere, già di per se, ingenti spese… Va da se, che nel caso in cui il credito da recuperare sia di poche migliaia di euro, non valga di certo la pena “fare una trafila” simile.

Discorso diverso qualora il creditore sia lo Stato. Secondo l’ultimo Decreto legislativo europeo in materia, la disciplina detta precise norme di mutua assistenza per recuperare crediti di natura tributaria. Ciò vale sia per debiti fiscali che il contribuente ha conseguito sul territorio nazionale che in paesi membri della UE.

Quindi, non è affatto da escludere che avvenga una cooperazione tra l’Agenzia delle Entrate e Agente per la Riscossione da una parte, e l’Unione Europea dall’altra, con il fine di pignorare conti correnti e beni intestati al contribuente moroso siti all’estero; anche in questo caso, la prima discriminante è l’entità del debito.

Per conti correnti detenuti in Paesi extra EU la situazione è molto più complessa e, in questi casi, anche il Fisco potrebbe incontrare delle difficoltà a trovare cooperazione ed effettuare il pignoramento delle somme a debito del contribuente correntista.

 

La migliore scelta volendo uno sportello fisico

Nel momento in cui si decide di aprire un conto corrente all’estero è necessario valutare il desiderio di avere, a portata di mano, uno sportello fisico, oppure di fare tutto online. Certamente, non si trovano dietro casa le filiali di banche inglesi oppure olandesi e, aprendo un conto in Italia con Deutsche Bank non si può certo dire di avere aperto un conto in Germania con IBAN tedesco, la Deutsche Bank in Italia, una banca italiana a tutti gli effetti.

Da questo punto di vista la soluzione migliore resta la Svizzera: si raggiunge con estrema facilità e le banche si dimostrano molto ben disposte verso l’apertura di rapporti bancari con cittadini italiani. Tuttavia, a fare da contraltare a questa disponibilità ci sono dei costi di apertura e gestione del conto corrente particolarmente elevati.

Per fare un esempio, una delle tariffe attuali più vantaggiose viene offerta da PostFinance che richiede un canone mensile di 30 franchi (circa 27 euro) per la sola apertura, escludendo le ulteriori spese di gestione e operatività.

In altri paesi come Spagna e Francia è quasi sempre richiesta la cittadinanza e molte banche non prevedono l’apertura di conti correnti per soggetti residenti all’esterno.

 

Quale banca online scegliere e possibili alternative

Volendo invece aprire un conto online, le possibilità a disposizione sono molteplici e anche i costi decisamente più economici. Serve solo fare attenzione a quale banca appoggiarsi e valutare attentamente le tutele e le condizioni  previste per i depositi.

La banca tedesca N26 è da segnalare per la semplicità della sua procedura che richiede per l’apertura il solo invio  del documento di identità in corso di validità e una foto scattata con lo smartphone. L’aspetto più interessante è la formula completamente gratuita della versione base che offre un IBAN tedesco per effettuare bonifici, e prelievi senza costi aggiuntivi da qualsiasi sportello bancomat in Italia grazie alla carta di credito/debito che verrà spedita al domicilio indicato.

Certo, le funzioni sono limitate ma può rappresentare un’interessante opzione per chi non prevede particolari movimenti di denaro o la gestione di grandi investimenti. Per dovere di informazione la situazione patrimoniale della banca non è poi così chiara, con l’ultimo bilancio noto risalente al 2017 che dava l’istituto in perdita.

Non avendo dati aggiornati a disposizione non è possibile sbilanciarsi più che tanto, ma partendo dal presupposto che i depositi godono della protezione da parte del Fondo interbancario di tutela tedesco fino a 100mila euro, possiamo tranquillamente consigliarla a chi pensa di avere giacenze inferiori.

Inoltre, la BaFin (organo di controllo tedesco) ha richiesto una maggior attenzione contro il rischio di utilizzo dei conti correnti per attività di riciclaggio e, in tal senso, potrebbe sospendere l’apertura di nuovi conti, proprio come già accaduto per Ing Direct in Italia.

Un’alternativa a N26 può essere la banca olandese Bunq che offre la medesima veloce procedura di apertura. Il conto è gratuito per il solo primo mese, successivamente scatta una tariffa mensile di 7,99 euro comprensiva di 10 prelievi gratis da sportello bancomat.

Anche in questo coso mancano documenti realmente attendibili per valutare gli effettivi bilanci societari, tuttavia, il denaro depositato è coperto fino ad un importo di 100mila euro dal Fondo interbancario olandese.

Un’altra possibilità online è Revoult che richiede l’installazione della relativa app sul cellulare e il solito documento di identità con foto di riconoscimento. Le caratteristiche del conto base sono essenziali e permettono di effettuare solo bonifici con IBAN inglese.

Per prelevare contante è necessario richiedere la carta di debito pagando le spese di spedizione (5,99 euro) e si potrà avere accesso ad operazioni bancomat gratuite fino ad un massimo di 200 euro mensili; è possibile, inoltre, richiedere una carta di credito virtuale (anche in formato usa e getta) per i soli acquisti online.

Ricordiamo che Revoult non è una vera e propria banca, perciò il denaro depositato non è tutelato da un Fondo interbancario.

   

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