Il sistema tributario italiano prevede la possibilità che un contribuente, persona fisica o giuridica, possa vantare un credito d’imposta nei confronti dello Stato, di una pubblica amministrazione o di un qualsiasi altro ente impositore. Mai come in questo periodo difficile, anche causato dalla pandemia di Coronavirus, e conseguenti interventi a sostegno dell’economia decisi dal Governo, il credito d’imposta è diventato un argomento all’ordine del giorno.
Sia nel Decreto Cura Italia che nell’ultimo provvedimento del 13 maggio 2020 chiamato Decreto Rilancio, sono state introdotte diverse agevolazioni per aiutare famiglie, lavoratori autonomi e imprese fortemente danneggiate dalla chiusura forzata della maggior parte delle attività produttive e commerciali. Tra gli aiuti previsti, un ruolo di fondamentale importanza lo riveste proprio il credito d’imposta, perciò vediamo di capire esattamente di cosa si tratta e come poterlo utilizzare.
Indice:
Cos’è un credito d’imposta?
Il termine credito d’imposta è già di per sé una definizione abbastanza chiara che sta ad indicare un credito di natura tributaria che un contribuente vanta nei confronti dello Stato. Quando parliamo di contribuente intendiamo sia persone fisiche che giuridiche, mentre lo Stato è rappresentato, non solo dal sistema erariale, ma anche da un qualunque ente pubblico (regione, comune, INAIL, INPS, ecc.) che abbia potestà tributaria-impositiva.
In pratica, i contribuenti interessati sono titolari di una situazione giuridica soggettiva attiva verso l’ente impositore, ovvero vantano una determinata somma da sfruttare in diversi modi. Il credito d’imposta può essere impiegato per compensare eventuali debiti di natura tributaria o in alternativa destinarlo alla diminuzione delle imposte dovute, nonché richiedere un rimborso attraverso la dichiarazione dei redditi, qualora tale eventualità fosse prevista dalla normativa. È opportuno non confondere il credito d’imposta con un finanziamento in quanto, pur costituendo una somma di denaro spettante, può essere destinato solo per alleggerire la pressione fiscale pagando meno imposte.
Quando si viene a creare un credito d’imposta?
Tale scenario si verifica nelle seguenti situazioni:
- il contribuente effettua pagamenti o subisce prelievi superiori al reale valore del suo debito fiscale. Un classico esempio è un maggior versamento di acconti IRPEF rispetto a ciò che risulta dal 730. In questi frangenti la dichiarazione verrà chiusa generando un credito d’imposta a favore del soggetto;
- si forma a seguito di particolari meccanismi tributari necessari per l’applicazione di specifiche imposte. Un chiaro esempio è il sistema della rivalsa e detrazione dell’IVA;
- in tutte le situazioni in cui il contribuente beneficia di determinate agevolazioni che prevedono la formula del credito d’imposta.
Come abbiamo già anticipato, il credito d’imposta può essere utilizzato adottando differenti soluzioni ovvero sfruttando l’istituto della compensazione, attraverso un rimborso oppure tramite uno scorporo direttamente nella dichiarazione dei redditi sottraendolo al debito tributario annuale.
Credito d’imposta: come utilizzarlo tramite il modello F24
Uno dei metodi più diffusi per fruire di un credito d’imposta è l’istituto della compensazione. Il diritto tributario offre la possibilità al contribuente di compensare i tributi a debito impiegando il credito d’imposta. Tale meccanismo può essere sfruttato, sia in situazioni debitorie che creditorie ed è stato introdotto e disciplinato dall’articolo 17 del decreto legislativo n.24 del 9 luglio 1997.
Le categorie di contribuenti che possono avvalersi della compensazione del credito d’imposta sono le seguenti:
- società di persone;
- società di capitali;
- persone fisiche non titolari di partita IVA;
- persone fisiche titolari di partita IVA.
La compensazione dei crediti con il Fisco avviene, obbligatoriamente, attraverso la compilazione del modello F24, utilizzando i soli canali telematici offerti dal portale dell’Agenzia delle Entrate. Il contribuente dovrà provvedere a inserire nell’apposito quadro l’ammontare del credito vantato, ricordandosi di indicare il periodo di riferimento e il codice tributo relativo al suddetto credito. Il modello di pagamento F24 andrà presentato telematicamente tramite un intermediario abilitato oppure avvalendosi del proprio cassetto fiscale impiegando il PIN personale di Fisconline o le credenziali SPID.
Naturalmente il credito d’imposta potrà essere portato in compensazione fino all’azzeramento del tributo a debito e l’eventuale eccedenza sarà comunque utilizzabile per i successivi versamenti.
Credito d’imposta: come ottenere il rimborso?
Un’altra soluzione per utilizzare i crediti d’imposta è richiedere un rimborso. Anche in questo caso sarà necessario, in fase di dichiarazione dei redditi, utilizzare il modello 730 oppure il modello Redditi (dal 2017 sostituisce il modello Unico). Il rimborso, normalmente, viene erogato direttamente in busta paga o nella pensione a seconda se ha corrisponderlo sia il datore di lavoro oppure l’ente pensionistico nel caso di presentazione del modello 730. Nel caso in cui si richieda il rimborso tramite il modello Redditi sarà necessario attendere, prima di ottenere l’agognato rimborso, qualche anno per dare la possibilità all’Agenzia delle Entrate di effettuare tutti i controlli circa la validità di quanto richiesto.
Potrebbe capitare che, per un qualsiasi motivo, il rimborso non venga elargito. In questi casi è possibile rivolgersi all’ufficio competente dell’Agenzia delle Entrate per inoltrare regolare richiesta. Il contribuente dovrà allegare alla domanda un’apposita certificazione, in cui datore di lavoro o ente previdenziale dichiarano di non aver eseguito il conguaglio e il conseguente rimborso delle imposte.
Ricordiamo che utilizzando il modello Redditi, il soggetto deve indicare nel relativo quadro RX la volontà di ricevere il rimborso del credito d’imposta spettante.
L’Amministrazione Finanziaria ha facoltà di effettuare dei controlli entro 4 mesi dal termine previsto per la trasmissione del modello 730, allo scopo di verificare eventuali incoerenze nelle dichiarazioni e nel caso in cui il rimborso risulti superiore a 4.000 euro. Se le verifiche hanno esito positivo la stessa Agenzia delle Entrate provvederà ad erogare quanto dovuto, avendo tempo fino al sesto mese successivo il termine previsto per l’invio della dichiarazione.
Le diverse tipologie di credito d’imposta
Il credito d’imposta non è certo una novità in fatto di agevolazioni fiscali; tuttavia, a seguito dell’emergenza Covid-19, il Governo è stato costretto ad interventi eccezionali attraverso il DL Cura Italia e il DL Rilancio. Di conseguenza, sono notevolmente aumentate le tipologie di credito d’imposta che possiamo sfruttare a nostro vantaggio. Eccone un elenco:
- credito d’imposta per botteghe e negozi: riguarda il pagamento del canone di locazione relativo al mese di marzo, aprile, maggio e giugno 2020. La legge offre la possibilità al locatario di vantare un credito d’imposta pari al 60% dell’importo per i costi dell’affitto;
- credito d’imposta per adeguare gli ambienti lavorativi: con la fase 2 il Governo ha stabilito una serie di interventi obbligatori per rendere sicure le sedi di lavoro. Sulle spese sostenute i contribuenti possono godere di un credito d’imposta nella misura del 60%;
- credito d’imposta per spese di sanificazione: l’INAIL ha redatto una speciale linea guida contenente numerose regole per la sicurezza e l’igiene in tempi di Coronavirus, tra cui l’obbligo di disinfezione degli ambienti di lavoro e degli strumenti per svolgere l’attività economica. Anche su tali spese è possibile applicare un credito d’imposta del 60%, dovendo però considerare un importo massimo di 60.000 euro;
- credito d’imposta bonus vacanze: l’agevolazione è prevista per i soli nuclei familiari con un reddito ISEE pari o inferiore a 40.000 euro. Il credito viene riconosciuto fino ad un massimo di 500 euro e si può utilizzare nella misura del 20% come forma di detrazione d’imposta in fase di dichiarazione dei redditi e il restante 80% come sconto sul corrispettivo da versare al fornitore. Quest’ultimo riceverà, a sua volta, un rimborso sempre sotto forma di credito d’imposta e utilizzabile solamente in compensazione;
- credito d’imposta per aumenti di capitale: la finalità di quest’agevolazione è cercare di rafforzare il patrimonio delle imprese danneggiate dall’emergenza Covid-19, offrendo l’opportunità di un credito d’imposta del 20% per i soci che sottoscrivono un aumento di capitale sociale. Tale possibilità è prevista per le sole società che hanno subito perdite a causa dell’emergenza epidemiologica;
- credito d’imposta per imprese ubicate in aree del Mezzogiorno e operanti nel settore ricerca e sviluppo: l’aiuto fiscale è previsto per tutte le società con sede operativa in Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. In realtà si tratta di uno strumento già previsto prima dello scoppio dell’epidemia e introdotto dall’articolo 1 della legge n.160 del 27 dicembre 2019. Tale normativa ha stabilito un credito d’imposta nella misura del 12% per gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo. A seguito dell’improvvisa emergenza e dell’aggravarsi della situazione economica, il Governo ha deciso di alzare la percentuale portandola al 25% per le grandi imprese, al 35% per le imprese di media grandezza e al 45% per le piccole imprese;
- credito d’imposta per servizi digitali: l’agevolazione è destinata alle imprese editrici di quotidiani e periodici, con la finalità di sostenere il servizio informativo online in periodo di emergenza sanitaria. Le imprese devono rispettare determinati requisiti, ossia essere iscritte presso il registro degli operatori di comunicazione e avere alle dipendenze almeno un addetto con contratto a tempo indeterminato. Il credito d’imposta è riconosciuto in misura del 30% delle spese sostenute per l’intero 2020 e riguardanti l’acquisto di servizi di server, hosting e banda larga con un importo massimo pari a 8 milioni di euro;
- credito d’imposta per investimenti pubblicitari: per il solo anno 2020 è stato introdotto un credito d’imposta pari al 50% del valore incrementale per ogni investimento di natura pubblicitaria ed effettuato attraverso la stampa sia quotidiana che periodica, nonché online oppure utilizzando stazioni televisive ed emittenti radiofoniche.
Prima dello scoppio della pandemia la Legge di Bilancio ha introdotto due importanti agevolazioni ovvero:
- credito d’imposta sugli investimenti: iper e super ammortamento vengono sostituiti con tre crediti d’imposta, da utilizzare per l’acquisizione dei medesimi beni sottoposti ad agevolazione tramite il meccanismo degli ammortamenti. La legge ha stabilito un credito d’imposta pari al 6% sugli acquisti di beni strumentali nuovi, estendendo la percentuale dal 15% fino al 40% nel caso di beni destinati ad una cosiddetta impresa 4.0;
- credito d’imposta ACE: in caso di eccedenze per Aiuto alla Crescita Economica, i soggetti IRES hanno l’opportunità di trasformarle in credito d’imposta da destinare alla riduzione dell’IRAP attraverso il meccanismo della compensazione. L’agevolazione dovrà essere ripartita in 5 quote annuali di pari importo;
- credito d’imposta per acquisto registratori di cassa telematici: i commercianti che devono mettersi in regola con le disposizioni riguardati lo scontrino elettronico, possono beneficiare di un credito d’imposta pari al 50% della spesa sostenuta per l’acquisto di un nuovo registratore di cassa che consenta l’invio telematico dei corrispettivi. Il Governo ha stabilito in 250 euro il tetto massimo di spesa su cui applicare l’agevolazione;
- credito d’imposta ricerca e sviluppo: il credito può essere utilizzato solo in compensazione e applicato alle spese sostenute per ricerca, sviluppo, innovazione e design relative al periodo di imposta successivo al 31 dicembre 2019. Le imprese sono tenute a redigere e conservare le relazioni tecniche che illustrano finalità e contenuti delle attività soggette all’agevolazione. Il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 12% delle spese per attività di ricerca fondamentale e industriale, nonché per sviluppi sperimentali, applicando un limite di importo pari a 3 milioni di euro. Per attività di design e ideazione estetica il credito è pari al 6% delle spese, con una soglia sempre di 1,5 milioni di euro. Per attività di innovazione tecnologica il credito è del 6%, salendo al 10% nel caso l’attività abbia come obbiettivo una transizione ecologica o un’innovazione digitale 4.0. Anche in questi casi la massima soglia di spesa è pari a 1,5 milioni di euro.
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