Responsabilità limitata nelle SRL annullata? Ecco cosa cambia dopo il decreto

Scritto da Omar Cecchelani in Imprese

La SRL è la forma societaria più utilizzata in Italia per creare e gestire attività imprenditoriali di piccole e medie dimensioni. Chi la sceglie apprezza l’autonomia patrimoniale perfetta che deriva, appunto, dalla limitata responsabilità dei soci al solo capitale investito. Una situazione che a breve potrebbe cambiare grazie al decreto legislativo 14/2019: una nuova disciplina introdotta per riformare, definitivamente, la datata Legge Fallimentare risalente al lontano 1942.

Stiamo parlando del cosiddetto Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza previsto dall’ultima Legge di Bilancio e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 di febbraio. Il decreto comporta maggiori obblighi durante la gestione di una SRL, nonché un aumento degli adempimenti burocratici. Le più importanti novità riguardano da una parte la nomina di un delatore, ovvero una specifica figura col compito di controllare l’attività imprenditoriale e dall’altra la responsabilità dell’amministratore non più limitata.

La finalità di tutto questo è verificare, con una certa frequenza, che la società sia in grado di rispondere dei propri debiti attraverso i flussi di cassa, senza dover attingere a finanziamenti da parte di terzi. C’è da sottolineare che l‘obbligo di nomina dell’organo di controllo e revisione non riguarda tutte le SRL, ma bensì quelle con fatturato, negli ultimi due anni, superiore ai 4 milioni di euro o con un numero medio di dipendenti full time oltre le 20 unità.

Lo scopo del legislatore è incentivare la buona gestione d’impresa e, di conseguenza, prevenire crisi aziendali e liquidazioni giudiziali (la nuova definizione che ha, di fatto, sostituito il termine fallimento). Si eviterà di finire, come troppo spesso accade, nelle aule dei tribunali alleggerendo così il sistema giudiziario già parecchio sotto pressione e alleviando i costi per la giustizia.

L’aumento delle attività di controllo da parte del delatore potrebbe comportare anche risvolti negativi. Il dover denunciare qualsiasi minima irregolarità si traduce in verifiche minuziose ed eccessive, con possibili rallentamenti dell’attività produttiva. Gli imprenditori potrebbero anche cercare di limitare la crescita della società, magari assumendo meno personale oppure preferendo un contratto part time anziché a tempo indeterminato. Tuttavia, si tratta di semplici ipotesi che solo il tempo potrà avvalorare oppure confutare.

Vediamo di capire esattamente in cosa consiste il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza, quali sono le immediate conseguenze e i possibili scenari futuri.

Indice:

 

Cosa prevede il nuovo Codice della Crisi?

La nuova disciplina è stata inserita nell’ultima Legge di Bilancio con il decreto legislativo 14/2019, approvato lo scorso 13 febbraio dal Consiglio dei ministri. La principale novità è l’obbligo di nominare un Organo di controllo e Revisione contabile, che dovrà verificare e denunciare eventuali situazioni di squilibrio economico, patrimoniale e finanziario della SRL, ovvero tutte quelle situazioni che potrebbero compromettere la continuità aziendale a causa di una poca attenta e oculata amministrazione.

Secondo quanto stabilito dal Codice della Crisi, non tutte le società a responsabilità limitata sono soggette alla nuova disciplina. L’obbligo di nomina del delatore scatta per le SRL che negli ultimi due esercizi d’impresa abbiano superato uno dei seguenti limiti:

  • ricavi totali di importo superiore ai 4 milioni di euro;
  • attivo dello stato patrimoniale superiore ai 4 milioni di euro;
  • media dipendenti occupati superiore alle 20 unità.

Naturalmente nominare un delatore o revisore che dir si voglia, presenta dei costi da sostenere. Spese che si vanno ad aggiungere al pesante carico fiscale a cui sono sottoposte le imprese e il fiume di denaro per la burocrazia. Il tutto senza sapere se, effettivamente, il Codice della Crisi porterà ad un effettiva diminuzione dei fallimenti.

Dobbiamo comunque sottolineare un fatto molto importante, ovvero, che a seguito del grave stato di emergenza nazionale dovuto all’epidemia di coronavirus, il Governo ha deciso di posticipare di 6 mesi gli effetti delle nuova normativa. In pratica, le dichiarazioni di sindaci e revisori agli Ocri (Organismi di composizione della crisi d’impresa) presso la camera di commercio competente, invece che avvenire entro il 15 Agosto 2020 si potranno presentare a partire dal 15 febbraio 2021.

 

Responsabilità dell’amministratore: cosa cambia?

Di fatto, il nuovo Codice della Crisi e dell’insolvenza modifica in parte alcuni aspetti che da sempre hanno caratterizzato le SRL. Uno di questi è la responsabilità limitata degli amministratori che non riguarda più il solo patrimonio sociale, ma può intaccare anche quello personale. L’introduzione della riforma non ha certo cancellato la SRL dal nostro ordinamento giuridico o l’ha trasformata in una società di capitali con caratteristiche profondamente diverse, ha semplicemente posto delle regole più ferree per garantire una gestione di maggior trasparenza.

È l’articolo 378 contenuto nel decreto legislativo pubblicato il 14 febbraio dello scorso anno sulla Gazzetta Ufficiale, a riassumere i concetti fondamentali. In pratica viene aggiunto un sesto comma all’articolo 2476 del Codice Civile in tema di responsabilità degli amministratori di una SRL.

In buona sostanza, il legislatore ha aumentato la responsabilità degli amministratori nei confronti degli obblighi per conservare l’integrità patrimoniale della società. La diretta conseguenza è che lo stesso amministratore dovrà rispondere di persona verso i creditori, nel momento in cui il patrimonio sociale non è in grado di soddisfare le loro richieste. Quindi, con la nuova norma, un creditore può attaccare un amministratore qualora non sia stato capace di conservare il patrimonio societario o abbia adottato comportamenti irrispettosi degli oneri a cui era tenuto ad adempiere.

Prima della riforma, una qualsiasi SRL rispondeva dei propri obblighi limitatamente al patrimonio sociale, ora può soddisfare le richieste dei creditori anche intaccando il patrimonio personale degli amministratori. È opportuno precisare che per il socio non cambia nulla: continuerà a beneficiare della responsabilità limitata sui soli conferimenti versati all’interno della società.

 

Le varie interpretazioni del nuovo decreto

Come spesso accade, quando vengono introdotte delle novità legislative che toccano aspetti importanti del tessuto economico e sociale del nostro Paese, le opinioni a riguardo possono porsi su piani di totale disaccordo. Ciò è frutto di diverse interpretazioni della norma, il che comporta la nascita di presunti scenari futuri più o meno catastrofici.

A tal proposito, ha fatto abbastanza scalpore il post del vice presidente della sezione Commissione tributaria di Frosinone. Ci riferiamo ai commenti del giudice Costantino Ferrara che si è dimostrato particolarmente negativo sugli effetti che potrebbe produrre il Codice delle Crisi e dell’insolvenza. A suo dire, tale norma cancella con un colpo di spugna la responsabilità limitata di una SRL, ossia l‘autonomia patrimoniale perfetta: una vera e propria rivoluzione dagli effetti estremamente negativi. Sempre secondo il giudice, imprenditori e amministratori saranno così scoraggiati dall’intraprendere nuove attività economiche visto l’inasprimento delle pene e la responsabilità che andrà a toccare anche la sfera personale.

Il presidente dell’associazione magistrati tributari della Provincia di Frosinone sottolinea anche come, a prescindere dalla nuova disciplina, l’autonomia patrimoniale di una società a responsabilità limitata non è poi un fatto così scontato e sicuro. Basti pensare alla fattispecie definita ristrettezza della base sociale, secondo cui gli utili conseguiti da una SRL si traducono, automaticamente nella maggior parte dei casi, in redditi in capo ai soci e maggiori imposte dirette da dover versare.

Sono situazioni tipiche delle SRL con un numero limitato di soci oppure costituite tra parenti e familiari, nonché da moglie e marito. In questi casi il Fisco, una volta accertati i maggiori redditi in seno alla società, innesca un meccanismo di presunzione estendendo le pretese tributarie anche ai soci persone fisiche. Nelle SRL a base ristretta si dà per scontato che gli utili conseguiti dalla società siano distribuiti ai soci. Per il Fisco è sufficiente la presenza di ristrettezza della base sociale come prova a sostegno della presunzione.

Sarà il contribuente a dover dimostrare il contrario, anche se non è ben chiaro come, altrimenti gli accertamenti sugli utili extra bilancio si ripercuoteranno sul patrimonio personale dei soci. La drastica conclusione a cui arriva il giudice Ferrara è che il nuovo Codice delle Crisi e dell’insolvenza rappresenta un ulteriore strumento con tutti i presupposti per portare alla definitiva morte delle piccole e medie imprese.

Di parere diametralmente opposto è il consulente finanziario Leonardo Dorini che ha pubblicato in risposta un interessante articolo sul portale del Sole 24 Ore. Viene messo in risalto come, in realtà, la nuova normativa non cancelli, affatto, il principio dell’autonomia patrimoniale perfetta e della responsabilità limitata di una SRL. Secondo l’esperto, ciò che non bisogna mai dimenticare è come la figura dell’amministratore e del socio, seppur possano risultare la stessa persona, rimangano due condizioni assolutamente distinte.

Da nessuna parte sta scritto che il Codice delle Crisi e dell’insolvenza elimini l’autonomia patrimoniale dei soci, che metteranno a rischio il capitale immesso nella società ma non quello personale. Il socio di una SRL che ha investito 30 mila euro per partecipare al capitale sociale, metterà a repentaglio solo tale somma. Un fatto inconfutabile è come la responsabilità limitata dei soci rimanga inalterata e, soprattutto, indipendente da quella dell’amministratore.

Il discorso cambia nel momento in cui un socio assume anche la carica di amministratore della SRL, peraltro situazione assai comune. In questi casi, l’articolo 2476 del Codice Civile è molto chiaro e assegna a tale soggetto responsabilità differenti che riguardano l’amministrazione e la difesa del patrimonio societario. Tali responsabilità sono unicamente in capo all’amministratore e non agli altri soci.

Un aspetto scontato visto che il socio amministratore riveste una doppia carica: da una parte è un socio con tutti i diritti che ne conseguono avendo partecipato alla formazione del capitale sociale e dall’altra deve assolvere ai doveri derivanti dalla qualifica di amministratore, quindi potrebbe rispondere anche con il proprio patrimonio personale ad eventuali azioni intraprese dai creditori sociali.

Per tanto risulta abbastanza difficile capire, come invece sostiene il giudice Ferrara, come tale norma possa scoraggiare la decisione di intraprendere un’attività di impresa. Anzi il Codice delle Crisi e dell’insolvenza dovrebbe essere un’ulteriore garanzia di una gestione oculata del patrimonio societario. Aspetto che sarà quanto mai apprezzato, non solo dai soci, ma da eventuali nuovi finanziatori. Del resto, anche prima dell’introduzione della riforma, il sistema giuridico ha sempre fornito gli strumenti adeguati per tutelare il patrimonio sociale e dei creditori da eventuali azioni scriteriate da parte di un amministratore irrispettoso dei suoi obblighi.

 

Conclusioni

Come abbiamo visto il Codice della Crisi e dell’insolvenza si presta a interessanti spunti di riflessione e critiche. Non è certamente facile valutare con precisione i reali effetti che produrrà sull’economia e sulle numerose SRL presenti in Italia. Solo il tempo potrà dare delle indicazioni sull’eventuale successo dell’iniziativa oppure sul fallimento degli obbiettivi che si è posto il legislatore.

Di certo, molti imprenditori e professionisti sono alquanto scettici sulla reale efficacia delle nuove norme e puntano il dito su un fatto certo: l’aumento di costi e burocrazia. La nomina di un delatore, ovvero la figura che deve provvedere all’azione di controllo, comporta un incremento delle spese di gestione. C’è però da dire che una più severa verifica dei comportamenti degli amministratori dovrebbe evitare irresponsabili dissipazioni del patrimonio societario e ridurre il numero dei fallimenti.

A conti fatti chi gestisce una SRL con serietà e rigore, avendo completo rispetto della legalità e piena coscienza dei rischi di impresa e delle pene che possono essere applicate in caso di accertato reato, non vedrà aumentare le proprie preoccupazioni più che tanto. Ciò che cambia, in sostanza, è la presenza di un organo di controllo e revisione e una maggior responsabilità da parte dell’amministratore, che dovrà rispondere anche con il patrimonio personale per soddisfare le lecite pretese dei creditori sociali.

Imprenditori desiderosi di iniziare un’attività economica avvalendosi della forma giuridica della SRL, non pensiamo possano essere scoraggiati dalla nuova normativa; potranno sempre beneficiare della responsabilità limitata in quanto soci e attuare un’adeguata pianificazione fiscale. Nello spirito di un imprenditore che merita di essere chiamato con tale titolo, c’è la volontà di far crescere nel tempo la propria azienda e incrementare anno dopo anno il fatturato. Se per raggiungere tali obiettivi deve assumere altro personale, non si farà di certo intimorire dal limite di 20 dipendenti dopo i quali scatterà l’applicazione della nuova disciplina.

Gli inasprimenti non hanno certo la finalità di danneggiare il tessuto delle piccole e medie imprese, che costituisce la base su cui poggia l’economia italiana. Bensì, rappresenta un doveroso tentativo di incentivare gli amministratori ad una gestione esemplare e trasparente delle imprese. Troppo spesso, dietro ai numerosi fallimenti delle SRL si nascondono raggiri e macchinazioni messe in atto da personaggi senza scrupoli, col solo fine di eludere il Fisco oppure occultare situazioni ben poco chiare.

La nuova disciplina potrebbe rivelarsi un modo per premiare le società a responsabilità limitata più virtuose e finanziariamente solide che non hanno nulla da nascondere e, nel contempo, combattere quelle imprese che operano sempre al limite delle legalità, provocando più danni che benefici alla comunità e all’economia del Paese. Di certo non si tratta di una norma che stravolge la struttura giuridica di una SRL e mina le sua fondamenta, tanto meno rivoluziona la figura dell’amministratore. Il Codice della Crisi e dell’insolvenza non fa che inserire ufficialmente nell’ordinamento quelle lacune in materia di responsabilità degli amministratori nei confronti dei creditori, a suo tempo già colmate dagli interventi della Cassazione e da altri interpreti.

   

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