Come aprire un e-commerce: normativa e adempimenti fiscali e burocratici

La crescita delle vendite online ha avuto negli ultimi anni incrementi a doppia cifra e, anche in Italia, seppur con numeri inferiori rispetto ad altri Paesi, rappresenta una grande opportunità per chi decide di avviare un’attività commerciale sul web.

Hai intenzione di aprire un sito internet di E-commerce, oppure vendere direttamente i tuoi prodotti sfruttando canali quali eBay o Amazon? In tali frangenti è quanto mai opportuno valutare con estrema attenzione la tua posizione fiscale se puoi farlo restando in regola senza l’apertura di una partita IVA e come dichiarare i proventi di queste attività.

Infatti, l’Amministrazione Finanziaria considera la vendita di beni online un’attività commerciale a tutti gli effetti e, di conseguenza, superata l’occasionalità di tali prestazioni e superato un certo volume di vendite, richiede l’apertura di una partita IVA e il rispetto di una serie di adempimenti burocratici e tributari.

Purtroppo però, la mia esperienza, come quella di molti esperti di contabilità e consulenza fiscale che seguono imprenditori durante la fase d’apertura di start-up o imprese di e-commerce, dipingono un quadro piuttosto preoccupante circa la conoscenza delle regole e la volontà di molti personaggi del settore di operare rispettando le regole e la normativa fiscale.

Fondamentalmente, persiste una sorta di approssimazione che porta a compiere errori, il più delle volte molto banali, ma con conseguenze non certo trascurabili. Una serie di leggerezze che vanno ad incidere pesantemente sul business intrapreso, quantomeno nella fase iniziale, che si potrebbero evitare solo ponendo un minimo di attenzione e affidandosi ai consigli di un professionista.

Tuttavia, è anche utile sottolineare come molte persone che decidono di buttarsi nel campo della vendita online possono disporre di un budget iniziale piuttosto esiguo che li porta ad evitare il più possibile spese considerate non essenziali tra cui la richiesta di consulenza fiscale. Con questo giustifico l’eventuale mancato rispetto delle regole, ma voglio solo sottolineare come spesso si cerca di fare di necessità virtù commettendo errori che possono costare più cari che la consulenza di un professionista.

Scopo di questa guida è spiegare con semplicità quali siano gli adempimenti burocratici necessari e gli aspetti fiscali da non trascurare per aprire in totale sicurezza un e-commerce.

Indice:

 

Perché avviare un’attività di vendita online?

e-commerceLo sviluppo di internet ha portato profondi cambiamenti nella vita di ciascuno di noi, ha modificato molti comportamenti e attività che svolgiamo quotidianamente e, in qualche modo, facilitato la vita di tutti. L’esempio più lampante di quanto ho appena affermato è rappresentato dal fenomeno delle vendite online.

Senza andare troppo indietro nel tempo, solo 15 anni fa brand come Amazon ed eBay erano pressoché sconosciuti. Semmai, la conoscenza arrivava dal classico “sentito dire” ma di certo erano ben poche, quantomeno in Italia, le persone che acquistavano prodotti online. Oggi la situazione si è completamente ribaltata tanto che i colossi dell’e-commerce macinano ogni anno fatturati da capogiro e crescite delle vendita con incrementi esponenziali.

La realtà è andata addirittura oltre, infatti sono nati altri svariati siti che si sono focalizzati sul commercio di determinate categorie merceologiche, spaziando dall’abbigliamento per arrivare ad alimentari, enogastronomia, ricambi auto, tecnologia, oggetti usati, ecc.

Un settore in continua evoluzione e costante fermento che vede, naturalmente, primeggiare i giganti internazionali delle vendite online, comunque affiancati da una sempre più numerosa schiera di portali che trattano prodotti di nicchia. Il risultato finale è la possibilità di poter acquistare sul web praticamente qualunque cosa.

Un successo piuttosto facile da comprendere considerando i vantaggi ottenibili attraverso l’acquisto e la vendita online da parte di consumatori ma, sopratutto, da imprenditori.

Se hai deciso di aprire un sito di e-commerce anziché un negozio fisico, a fronte di un investimento iniziale anche contenuto, puoi avviare un’attività commerciale ottenendo buoni profitti e raggiungendo una clientela molto ampia in Italia e, volendo, anche all’estero. Oltretutto, potrai risparmiare buona parta dei costi fissi tipici di un negozio fisico, limitandoti all’affitto di un magazzino dove tenere la merce (a volte se ne potrebbe anche fare a meno), un portale ben organizzato, un PC, e una connessione internet per gestire le ordinazioni. In base al volume d’affari che raggiungerà l’attività potrai decidere se svolgerla da casa, oppure disporre di una struttura adeguata e assumere del personale.

 

Come avviare un’attività di vendita online?

A questo punto vediamo di capire quali solo le principali modalità che, ad oggi, poi adottare per entrare nel mondo dell’e-commerce:

  • vendita diretta: rappresenta la soluzione migliore quando è già un’attività commerciale attraverso un negozio fisico. Sono sempre più numerosi coloro che decidono di creare un sito di e-commerce per vendere i propri prodotti anche online. Con le moderne tecnologie non è affatto difficile creare un portale, anche in totale autonomia, tuttavia è una buona idea decidere di rivolgersi a consulenti esperti del settore. Ciò che puoi fare senza aiuti è acquistare il tuo dominio sul web, ovvero registrare il nome del sito e sottoscrivere un contratto di hosting con una società che ti concederà lo spazio fisico per stare su internet. Nella fase iniziale sarà necessario appoggiarsi a figure professionali quali un social media manager e un esperto di web-marketing, che ti potranno realizzare un sito che risulti di facile gestione e, soprattutto, indicizzato in ottica SEO per ottenere buoni posizionamenti anche sui motori di ricerca;
  • vendita indiretta: questo metodo rappresenta la scelta più sensata e vantaggiosa se hai poca esperienza con un’attività commerciale e disponi di un budget iniziale piuttosto ridotto. Vendita indiretta significa che non realizzi un tuo sito ma sfrutti una realtà già esistente e di grande successo. Ciò vuol dire immediata visibilità e potersi appoggiare ad una collaudata struttura logistica e di distribuzione, nonché ricevere assistenza continua per risolvere qualsiasi problema. Se sei un artigiano, puoi affidare la vendita dei tuoi manufatti ad un colosso dell’e-commerce come Amazon. In tal senso, la società creata da Jeff Bezos mette a disposizione un servizio ad hoc chiamato Amazon FBA, proprio destinato a piccoli imprenditori e giovani commercianti. La tua unica preoccupazione sarà spedire la merce in anticipo ad Amazon che poi si preoccuperà di elaborare l’eventuale ordine e gestire imballaggio e spedizione. Esistono comunque altri portali che ti offrono interessanti opportunità, devi solo trovare la soluzione che meglio si adatti alle tue esigenze;
  • affiliazione: l’affiliazione è un sistema ancora poco conosciuto e sfruttato solo in parte per avviare un’attività commerciale di vendita online. Il meccanismo più diffuso è il cosiddetto drop-shipping in cui la merce non si trova fisicamente in un magazzino o, comunque, in tuo possesso. In pratica, ci si appoggia a un produttore o un grossista, e il tuo compito si limiterà alla sola pubblicità del suo catalogo e la gestione delle vendita. Una volta conclusa la transazione dovrai provvedere ad inviare l’ordine al fornitore, il quale effettuerà la spedizione direttamente al cliente che ha acquistato online il prodotto. In questo caso potrai beneficiare del grande vantaggio di ridurre al minimo l’investimento iniziale, non dovendo gestire la logistica e senza alcuna perdita per merce invenduta rimasta a magazzino. Se se capace di realizzare siti web e conosci un po’ la SEO, sarà semplice affiliarsi a svariati siti di vendita di prodotti e servizi online, convogliando loro traffico dai tuoi siti web, incassando una sorta di provvigione per ogni vendita procurata al sito a cui sarai affilitato.

 

E-commerce: ecco cosa dice la normativa

La disciplina che regolarizza le vendite online non tiene conto del metodo scelto per svolgere tale attività. In Italia, il settore dell’e-commerce segue la normativa stabilita dal Decreto Bersani (D.Lgs. 114/98). Nello specifico, è l’articolo 21 che ha sancito la regola per cui una vendita online è da considerarsi alla pari con tutte le altre forme di vendita a distanza.

La diretta conseguenza di questa regola, è che pur decidendo di aprire il tuo sito di e-commerce, anche e solamente, sfruttando il meccanismo dell’affiliazione, oppure attraverso la vendita indiretta attraverso i portali come Amazon ed eBay, le regole fiscali da rispettare restano le medesime del commercio tradizionale.

Altro importante aspetto da sottolineare è l’impossibilità di sfruttare l’istituto della prestazione occasionale nell’attività commerciale di natura telematica, come del resto in quella tradizionale. Rimane aperta l’opportunità, comunque del tutto eccezionale, di poter vendere un prodotto online senza aver aperto una partita IVA relativa all’e-commerce. Tuttavia, devi sempre rilasciare una ricevuta con indicati i tuoi dati, l’importo della transazione e il tipo di oggetto venduto. Nel caso di cifre superiori a 77,47 euro sarà necessario applicare una marca da bollo da 2 euro.

La regola di base infatti, prevede l’obbligo di aprire una partita IVA per l’e-commerce qualora l’attività di vendita online abbia natura regolare e continuativa. Nel momento in cui metterai online un portale per la commercializzazione in rete di qualunque prodotto, oppure ti affiderai ai servizi di un sito esistente, automaticamente l’attività non potrà più essere considerata di tipo occasionale. Di conseguenza, per risultare fiscalmente in regola dovrai, per forza di cose, disporre di una partita IVA. È altresì opportuno evidenziare che appoggiandosi ad Amazon o portali simili, sarà lo stesso partner a richiedere la partita IVA per sottoscrivere un regolare contratto di collaborazione.

 

Come avviare un e-commerce?

Arrivati a questo punto, vediamo di capire quali siano i passaggi burocratici che dovrai compiere per dare vita al tuo e-commerce. Come detto, il primo passo sarà quello dell’apertura di una partita IVA: la procedura è piuttosto semplice e potrai effettuarla autonomamente, o tramite l’aiuto del tuo commercialista che inoltrerà, egli stesso, l’istanza di apertura all’Agenzia delle Entrate. Nella fase successiva, dovrai prendere due importanti decisioni che andranno ad influenzare la gestione dell’attività di vendita online, mi riferisco alla scelta di:

  • codice ATECO;
  • regime fiscale.

Il codice ATECO è un numero che identifica in maniera univoca il tipo di attività che intendi svolgere. Per un e-commerce dovrai indicare il codice 47.91.10 che fa riferimento all’attività di commercio al dettaglio tramite internet per qualunque tipo di prodotto.

Prima di scegliere il regime fiscale ci sono altre operazioni da compiere: innanzitutto, la compilazione della SCIA per comunicare al Comune l’intenzione di avviare un’attività economica. Siccome il più delle volte un e-commerce non ha una sede fisica, potrai semplicemente inserire il tuo indirizzo di casa, oppure di un negozio qualora svolgessi già un’attività di commercio al dettaglio.

La vendita online inoltre, impone anche la registrazione al Registro delle Imprese. Potrai recarti di persona presso la Camera di Commercio o delegare il tuo commercialista, spendendo per istruttoria e bolli vari una cifra che si dovrebbe attestare attorno ai 150 euro.

L’ultimo adempimento burocratico riguarda l’iscrizione all’INPS e, in particolare, alla sezione commercianti e versare i contributi previdenziali sia fissi che a percentuale. A tal proposito, i versamenti dei contributi fissi ammonteranno ad una cifra che si attesterà intorno ai 3.600 euro per da pagare in 4 rate annuali. I contributi a percentuale sono invece pari al 24% del reddito imponibile e si verseranno soltanto sulla quota di reddito eccedente il minimale.

Arrivati a questo punto possiamo affrontare la questione riguardante la scelta del regime fiscale. Considerando che un e-commerce, quantomeno in fase embrionale, è un’attività con un giro d’affari non particolarmente elevato, la soluzione più vantaggiosa dovrebbe essere quella di affidarsi al regime forfettario. Un istituto che prevede numerose agevolazioni fiscali che riguardano in particolare:

  • tassazione con aliquota fissa al 5% per i primi 5 anni di attività: si tratta di un’imposta sostitutiva da calcolarsi su una percentuale forfettaria sul fatturato che sostituisce tutti i tributi dovuti nel regime ordinario (IRPEF, addizionali, ecc.). Trascorso il quinquennio l’aliquota passerà al 15%;
  • esenzione dall’applicazione dell’IVA: quindi sulle fatture non dovrai indicare l’IVA, né tenere alcun registro relativo e, di conseguenza, non fare alcuna dichiarazione periodica o annuale e non versare questa imposta. Chiaramente, l’IVA sulle fatture ricevute sarà un costo perchè non potrai detrarla in nessun modo;
  • non risulti assoggettato a strumenti di accertamento fiscale quali gli studi di settore, gli ISA e gli obblighi di comunicazione all’Amministrazione Finanziaria relativi all’esterometro;
  • esenzione dalla fatturazione elettronica;
  • possibilità di ottenere la riduzione al 35% dei contributi previdenziali obbligatori.

Rimane restano invariate le regole riguardanti il rispetto della compilazione del registro dei corrispettivi e la normativa per il commercio con l’estero.

È opportuno ricordare che per accedere e mantenere il regime forfettario dovrai rispettare una serie di requisti:

  • limite massimo di fatturato annuo che non potrà superare i 65.000 euro;
  • limite per eventuali altri redditi derivanti da lavoro dipendente o pensione che non potrà superare i 30.000 euro annui;
  • eventuali compensi pagati a dipendenti o collaboratori non potranno oltrepassare la soglia dei 20.000 euro.

Un motivo per il quale, invece, non potrai aderire al regime forfettario fin dal principio, e quello del divieto di accesso ai possessori di quote in società di persone o di capitali, anche a conduzione familiare, che esercitano attività affini alla vendita online: nello specifico, se questo è assolutamente vero per le società di capitali, nel senso che spesso è possibile accedere al regime forfettario se si è in possesso di quote di capitali in una SRL che fa tutt’altro, è impossibile l’accesso per chi possiede quote in una società di persone a prescindere dall’attività svolta.

 

Quanto costa aprire una partita IVA per un e-commerce?

L’apertura della partita IVA, normalmente richiede un costo che dipende dai diritti versati alla Camera di Commercio e al Comune (da 53 a 128 euro) e dalla forma giuridica scelta per l’impresa di e-commerce. La soluzione più economica è la ditta individuale sia in regime ordinario che forfettaria. Se non vuoi far tutto da solo, dovrai accollarti i costi per affidare la pratica ad un commercialista che si preoccuperà di sistemare tutte le pratiche burocratiche per l’avviamento e del pagamento dei diritti di segreteria, dei diritti Camerali, dell’imposta di bollo e ti chiederà di creare un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) per la Registrazione dell’attività e sul quale riceverai tutte le comunicazioni dei vari Enti.

Considerando che l’onorario del commercialista per l’espletamento di tali pratiche dovrebbe attestarsi intorno ai 300 euro, aggiungendo le altre spese sopra indicate, la spesa totale dovrebbe attestarsi intorno ai 430 euro. Le cifre, ovviamente, sarebbero superiori se si scegliesse come forma giuridica una SNC o una SAS e, ancor più elevate con una SRL. A parte l’onorario del professionista che lieviterebbe anche a 600-700 euro, dovrai aggiungere, al resto dei costi, la parcella del notaio, l’imposta di Registro e la tassa di concessione governativa per le SRL.

 

Come funziona la fatturazione con un e-commerce?

Il discorso sulla fatturazione varia a seconda se si tratta di un e-commerce di tipo diretto oppure indiretto. Nel primo caso transazione e merce hanno natura soltanto digitale e avviene tutto online, mentre nel secondo c’è la presenza di un prodotto materiale.

  • e-commerce diretto: ogni operazione viene svolta online compresa anche la consegna della merce. Riguarda la vendita di oggetti non fisici e intangibili come, ad esempio, un software, della musica, un e-book, oppure delle immagini in formato elettronico. La transazione termina nel momento in cui il cliente completa il download di quello che ha acquistato. Per l’applicazione dell’IVA dovrai assimilare tale transazione ad una prestazione di servizi;
  • e-commerce indiretto: in questo caso la transazione avviene per lo più online (ordine e pagamento), mentre la merce verrà imballata e poi consegnata da un corriere. Si tratta, a tutti gli effetti, di una vendita per corrispondenza e quindi dovrai applicare l’IVA prevista dalla normativa.

 

Sito di e-commerce: piattaforma e catalogo di vendita

Ci sono una serie di aspetti puramente tecnici da valutare nel momento in cui desideri avviare un’impresa di e-commerce. Il primo è senza dubbio il tipo di piattaforma per creare il portale, potendo scegliere tra:

  • sito web di proprietà: è la soluzione che richiede il maggior investimento. Dovrai affidarti ad una società, o comunque professionisti, che provvederanno a realizzare il portale seguendo le tue indicazioni per adattarlo al meglio al tipo di prodotto che commercializzi e al target di clientela che hai scelto. Oltre alla costruzione vera e propria, c’è poi da considerare tutta la parte di web marketing per ottenere adeguata visibilità nei motori di ricerca e sui social media;
  • sistemi open source: si tratta di piattaforme con licenza GNU ovvero con codice sorgente libero modificabile. I vantaggi sono il minimo investimento iniziale e una discreta possibilità di personalizzare i contenuti. Tuttavia è un metodo che può risultare adatto per attività con un catalogo di prodotti molto limitato e la previsione di un basso giro d’affari;
  • piattaforme in affitto: in questo caso hai l’opportunità di sfruttare una struttura precostituita con una serie di servizi compresi. Puoi scegliere diversi abbonamenti mensili sulla base delle tue necessità, ma rimane comunque piuttosto scarso il livello di personalizzazione.

La scelta della piattaforma dipende molto dalle dimensioni dell’attività svolta e dalle previsioni di sviluppo. Resta il fatto che per agire in totale autonomia dovrai comunque avere buone conoscenza in materia. La soluzione migliore resta quella di affidarsi a un professionista della creazione dei portali destinati alla vendita online. Solo così potrai avere la garanzia di un sito adeguatamente indicizzato in ottica SEO, e delle buone soluzioni relative al web-marketing e al social media marketing.

Altro aspetto che si collega al precedente è la scelta e l’organizzazione del catalogo prodotti. E’ importante considerare che l’utente desidera sempre navigare con estrema facilità all’interno dell’e-commerce e trovare rapidamente tutto quello che sta cercando. Quindi, il catalogo dovrà rispecchiare il più possibile la reale disposizione a magazzino dei prodotti. Inutile offrire una proposta illimitata se poi metà della merce risulta non disponibile o richiede tempi di spedizione troppo lunghi. Se vuoi gestire molti prodotti devi avere la certezza di un’ampia rotazione, evitando così rimanenze che complicano la gestione e danneggiano gli affari.

Il catalogo è solitamente composto da una serie di schede prodotto, con codice univoco di identificazione, da compilare con estrema attenzione rispettando anche le principali regole per un’efficace strategia SEO (evitare le ripetizioni, le pagine tutte uguali, con particolare attenzione a struttura e titolo della singole pagine). Ogni scheda dovrà avere una descrizione esaustiva della merce e riportare foto chiare e di buona qualità. Tutta questa mole di dati verrà poi gestita dal portale, che dovrà garantire rapidità di accesso alle informazioni e facilitando un’eventuale transazione di acquisto.

 

E-commerce e metodi di pagamento

Tra gli aspetti che non devi assolutamente trascurare per avere successo con il tuo e-commerce, c’è quello relativo alle modalità di pagamento offerte. Uno dei principali motivi che, ancora oggi, trattiene molte persone dall’effettuare un acquisto online è l’incertezza legata al pagamento della merce. Alcuni clienti sono poco avvezzi alle transazioni telematiche e preferiscono il pagamento alla consegna.

Altri invece sono piuttosto restii ad utilizzare la carta di credito per paura di clonazione o furto dei dati personali e prediligono metodi elettronici più sicuri o comunque meno rischiosi come Satispay o PayPal.

La regola di base è garantire la maggiore varietà possibile di strumenti, in modo da soddisfare qualsiasi esigenza. Un e-commerce che si rispetti deve offrire il pagamento con bonifico bancario, contrassegno alla consegna, consentire l’utilizzo delle carte di credito e di debito più diffuse, carte prepagate e soluzioni quali PayPal e Stripe.

Trascurare anche solo uno dei metodi di pagamento disponibili potrebbe significare dire addio ad una bella fetta di clienti. Prendiamo ad esempio PayPal che ormai ha raggiunto grande diffusione e successo, non solo tra i giovani, ma anche in fasce di età più avanzate e da sempre legate a metodi tradizionali. PayPal garantisce un controllo maggiore sull’utilizzo della carta di credito e abbatte completamente il rischio di furto dei dati o la clonazione della stessa: un e-commerce in cui non sarà possibile pagare con PayPal potrebbe anche perdere il 60% dei clienti che non sono particolarmente avvezzi a lasciare i dati della propria carta a degli sconosciuti.

 

Dropshipping senza partita Iva è possibile?

Un aspirante imprenditore delle vendite online spesso si chiede se esiste l’effettiva possibilità di esercitare questo tipo di attività senza partita IVA e se questo possa essere in qualche modo considerato legale. La risposta è molto semplice: visto che l’e-commerce viene considerata, a tutti gli effetti, un’attività di natura abituale ed organizzata, è sempre obbligatoria l’apertura di una partita IVA.

Abbiamo parlato brevemente in precedenza dell’opportunità di vendere prodotti online sfruttando il sistema del drop-shipping, ovvero merce spedita direttamente dal fornitore al cliente. Si tratta di un metodo che negli ultimi anni ha avuto una rapida diffusione, sfruttando il vantaggio di potersi appoggiare a infrastrutture organizzate anche di grande popolarità come Amazon.

In questo caso, è lasciato al venditore il solo ruolo di web marketer che si limiterà attraverso i canali a sua disposizione a gestire la  pubblicità dei prodotti, le comunicazioni con il cliente,  ed invierà utenti e potenziali clienti, con un proprio codice, su Amazon  o su altri enormi portali di vendita online dove il potenziale cliente completerà il suo acquisto.

Al dropshipper (produttore, fornitore o grossista) spetta invece tutta la parte logistica quale stoccaggio, imballaggio e spedizione della merce. Il rapporto tra venditore e dropshipper sarà regolarizzato da un contratto di collaborazione commerciale, e i principali benefici di questo sistema sono l’iniziale investimento molto basso, nessun magazzino da gestire e perdite di denaro per merce invenduta. Il guadagno è rappresentato dalla differenza tra prezzo di vendita al pubblico e quello di listino, una sorta di provvigione di vendita.

Anche il sistema del dropshipping, seppur molto diverso dalla gestione ordinaria di un’impresa di e-commerce, obbliga comunque all’apertura della di una partita IVA.

 

E-commerce occasionale fino a 5.000 euro

Una domanda che spesso viene rivolta ad un consulente è se esiste la possibilità di avviare un e-commerce sfruttando il sistema delle prestazioni occasionali. Per chiarire la questione è sufficiente sapere che un’attività, per essere equiparata ad una prestazione occasionale, deve necessariamente svolgersi in maniera:

  • non abituale e continuativa nel tempo;
  • non organizzata.

Quindi è piuttosto evidente come un e-commerce, indipendentemente dal volume d’affari, sia sempre considerato un’attività di natura non occasionale e che quindi comporta l’apertura della partita IVA (un sito è online 365 giorni l’anno e 24 ore al giorno, più abituale e continuativo di così…).

Altra domanda riguarda il limite dei compensi inerenti le prestazioni occasionali: la soglia di 5.000 euro, spesso argomento di discussione, in realtà non ha alcun fondamento legislativo. Infatti, coloro che esercitano un’attività ritenuta occasionale, e non organizzata, non devono rispettare alcun limite relativo ai compensi percepiti. La suddetta soglia di 5.000 euro è invece riferita all’obbligo, qualora superata, di versare i contributi previdenziali attraverso la Gestione Separata INPS.

In conclusione, se desideri dedicarti alla vendita online tramite un tuo e-commerce, oppure appoggiandoti a dei siti già esistenti, avrai l’obbligo di apertura della partita IVA. Resta il fatto che avviare una nuova attività, con tutto ciò che concerne e i rischi collegati, non è mai una decisione da sottovalutare perchè gli imprevisti sono all’ordine del giorno.

A tal proposito farà senz’altro piacere sapere che, in realtà, esiste la possibilità di vendere online senza partita IVA, attraverso il sistema molto economico del dropshipping, sebbene con grandi limitazioni grazie al temporary shop, a volte chiamato anche pop-up store che di seguito andrò a descriverti.

 

Temporary shop per un massimo di 30 giorni

Questo strumento è l’unico modo per iniziare a vendere merce online senza aprire una partita IVA, tuttavia per un tempo limitato, e rispettando una fondamentale condizione. Mi riferisco alla possibilità che il Comune, dove hai intenzione di avviare l’attività, preveda l’attuazione di tale iniziativa. Infatti, la legge concede l’opportunità di aprire un negozio fisico per un massimo di 30 giorni senza bisogno di partita IVA, ma non è detto che sia valido anche per la vendita online. I negozi temporanei sono spesso sfruttati nel settore della moda per presentare nuove collezioni, smaltire rimanenze di magazzino, oppure proporre offerte speciali solo in determinate zone e facendo leva sul limitato tempo di apertura del punto vendita.

Se desideri avviare il tuo temporary shop per un massimo di 30 giorni all’anno, devi rispettare la seguente procedura: per prima cosa assicurarti che il Comune ti conceda tale opportunità, quindi richiedere le informazioni pertinenti presso lo Sportello Unico delle Attività Produttive (SUAP). Rammenta che in mancanza dell’autorizzazione comunale non potrai avviare un negozio temporaneo online e sarai costretto ad aprire una partita IVA come con un normale e-commerce.

Appurata la fattibilità di tale progetto, dovrai presentare la SCIA per comunicare al Comune l’inizio dell’attività. Alla scadenza dei 30 giorni, la legge ti impone l’invio di una seconda SCIA, questa volta per avvisare dell’avvenuta cessazione del temporary shop oppure dell’apertura di una partita IVA nel caso tu voglia proseguire in modo continuativo e legale la vendita online.

   

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